Lucia Tarro Celi: “Vi racconto una storia annunciata, quella delle primarie del Pd”

Continuano le reazioni interne al Pd dopo l’esito delle primarie del 30 dicembre che hanno portato Francantonio Genovese ad essere il più votato in Italia con quasi 20 mila voti su 25 mila votanti. Il giornale Il fatto quotidiano dedica ampio spazio ad alcuni risultati delle primarie, soprattutto al sud e Marco Travaglio, nel suo articolo in prima pagina Le impresentarie, fa una breve carrellata dei re delle preferenze in Sicilia e Calabria, passando da Mirello Crisafulli ad Antonio Papania, ed ovviamente da Genovese, ripercorrendo tutte le vicende raccontate da Report e Panorama sulla formazione.

A Messina, dopo gli interventi di Saitta e Frazzica, è una candidata a scriverci, Lucia Tarro Celi, che ha inviato quella che definisce “Una storia annunciata” e nella quale spiega una delle anomalie cui nei giorni scorsi hanno fatto riferimento anche gli altri due esponenti del Pd e che, sicuramente, rendono la realtà del partito in riva allo Stretto diversa da tutte le altre. Una realtà diversa nella quale l’interrogativo da porsi dopo le urne del 30 dicembre è che senso abbia fare le primarie per le amministrative. A che servono a questo punto? A chi servono?

“Oggi, al circolo A.R.A.M sono stata pubblicamente offesa da Elio Sauta,- ha scritto Lucia Tarro Celi la sera del 30 dicembre- solo per aver chiesto delucidazioni sul perché tale circolo fosse inaccessibile per la maggior parte delle persone. Innanzitutto partiamo dal fatto che per le Primarie la direzione regionale del partito aveva deciso di far votare solo nei quartieri e quindi nelle sedi istituzionali. Questa decisione è stata cambiata negli ultimi giorni a favore dei “circoli”, eliminando anche la possibilità di votare nei gazebo di piazza. Tutto questo ha creato disorientamento tra i cittadini poco preparati ad orientarsi in una mappa dei seggi insolita e sconosciuta”.

In effetti la dislocazione dei seggi, rispetto alle primarie del 25 novembre è rimasta sconosciuta ai più e non sono state poche le persone che, recatisi ad esempio a Piazza Cairoli senza trovare gazebo alla fine hanno rinunciato a votare. A differenza delle primarie di novembre inoltre non è stata diffusa tramite la stampa alcuna “mappa” dei seggi per fornire indicazioni precise agli elettori.

“La mattina del 30 un amico che vota in “zona Cristo Re”, non sa dove si trovi il seggio- prosegue la Tarro Celi- Mi chiama ed io gli comunico il nome che compare ufficialmente nelle liste. Mi richiama poco dopo per dirmi che del seggio non esiste traccia o segnaletica alcuna. Sembra svanito nel nulla. Vengo a sapere che, senza alcuna comunicazione, il seggio ufficiale “Circolo Cristo Re”, la mattina del 30 è diventato “A.R.A.M.” Non solo non è stato comunicato, ma la sede è praticamente inaccessibile e non esistono indicazioni. Sono una candidata alle Primarie del PD e voglio vederci chiaro. Mi precipito in loco per capire le ragioni di questo mistero. Raggiungo la zona, ma del seggio nessuna traccia. Constato che sul citofono non c’è nessuna indicazione. Supero la prima soglia solo suonando al citofono di una famiglia.Finalmente raggiungo questo fantomatico circolo e denuncio con toni accesi l’assoluta inaccessibilità del seggio. Per tutta risposta vengo investita dal presidente del seggio, Elio Sauta, che mi attacca senza mezzi termini. Ma sorvolo sui modi, sui toni e sull’aggressività della persona. Non avevo testimoni. Rispondo, mi incazzo e me ne vado. Ricollego tutti i pezzi e scopro che “il circolo Cristo Re”, comunicato nelle liste ufficiali, altro non era che la sede del corso di formazione professionale “A.R.A.M.” (recentemente finito sotto i riflettori di Report.), guidato da Elio Sauta che, nel frattempo, era diventato anche il Presidente del seggio. Questa è la mia storia. Questo è quanto, ma questo “quanto” evidentemente non è mai “troppo”. Alla fine dei conti i cittadini non hanno trovato traccia del seggio ed io non ho trovato alcuna traccia del mio Partito”.

Questa è la storia di Lucia Tarro Celi, che alle primarie ha ottenuto 2.438 preferenze e che vuol denunciare quanto accaduto. L’esponente del Pd ha comunque voluto ringraziare quanti l’hanno sostenuta: “ Grazie a chi ci crede da tempo e a chi ha cominciato da poco. Grazie ad Antonio Saitta, che insieme a me ha accettato la sfida. Soprattutto alla luce delle logiche sinistre di un partito che non è più un partito. È stato un risultato numerico che ci avrebbe premiato in qualsiasi altra città. Anche stavolta ho imparato molte cose. Le ho imparate sbagliando e fidandomi, le ho imparate osando e mettendomi in gioco. Questo ha inevitabilmente aperto una ferita, ma mi ha fatto scattare la molla. Quella “molla” che mi fa dire “ora si fa sul serio e la mia battaglia è appena cominciata”. Mi porto a casa la sensazione di essere più forte e più lucida di prima, soprattutto perché ho sentito una fiducia nuova intorno a me. Una fiducia che viene da ambiti molto diversi e che affonda le radici in un territorio nuovo, giovane, preparato e non più “solo” incazzato. La mia esperienza al servizio di chi non deve ricadere negli errori di una città sbagliata gestita da gente sbagliata, al servizio di chi non dovrà parlare ancora una volta di logiche di appartenenza feudale all’interno di un partito. A loro voglio dire una cosa che una volta era scontata: di non piegarsi mai a queste logiche, che la storia va cambiata con il coraggio di idee libere e senza padroni. Compresa la storia di questa città”.

Il Pd ha voluto le primarie per mitigare gli effetti devastanti di quel “porcellum” che non ha mai avuto la minima intenzione di cancellare o cambiare, ma le “primarie” possono diventare da strumento di democrazia qualcosa di diverso se non si mettono quelle regole di trasparenza e linearità che fanno di un partito l’insieme di tante anime, anche diverse, anche contrapposte, ma unite negli intenti.

Rosaria Brancato