Cronaca

Denuncia shock del giudice di Patti: nel messinese 42 mila falsi invalidi

“Nella sola provincia di Messina vi sono 42 mila falsi invalidi civili, 20 mila per patologie di carattere psichiatrico, e 70 mila prestazioni economiche a carico dello Stato. E solo negli ultimi anni abbiamo notato ben 50 mila cartelle cliniche false”. A spiegarlo è il giudice del lavoro di Patti, Lucia Maria Catena Amato, che spiega, snocciolando dati, le dimensioni di un fenomeno già in parte venuto alla luce, con inchieste come “Pathology”

Dopo lo scandalo, però, le indagini non sono finite: l’attenzione delle forze dell’Ordine e della Procura di Patti è sempre vigile sul fenomeno, che secondo gli inquirenti è ancora in piedi.

“Nella sola provincia di Messina vi sono 42 mila falsi invalidi civili, 20 mila per patologie di carattere psichiatrico, e 70 mila prestazioni economiche a carico dello Stato. E solo negli ultimi anni abbiamo notato ben 50 mila cartelle cliniche false”. A spiegarlo è il giudice del lavoro di Patti, Lucia Maria Catena Amato, che spiega, snocciolando dati, le dimensioni di un fenomeno già in parte venuto alla luce, con inchieste come “Pathology”

L’inchiesta, che un anno fa ha coinvolto medici, avvocati e professionisti, nacque proprio da una trasmissione di atti alla Procura da parte della Amato, giudice onoraria, che aveva notato troppe anomalie nel sistema.

“Nel caso dei ricorsi presentati al Tribunale per ottenere l’invalidità che ho seguito, respingendone la maggior parte e inviando tutto alla Procura per ulteriori indagini – prosegue Amato – è emerso che l’obiettivo di questi professionisti era l’ottenimento per i loro clienti di prestazioni economiche a carico dello Stato attraverso la presentazione di certificati falsi o documentazione parziale.

Un caso che ho analizzato è emblematico. Si tratta di una persona che diceva di avere diverse patologie, e cercando di raggiungere un’invalidità massima ha fatto ricorso in tribunale. Tuttavia, il Ctu ha fatto analisi specifiche dalle quali è stato evidente che le patologie di natura cardiaca e ortopedica non erano tali da giustificare nemmeno quanto già accertato come invalidità, ma soprattutto che alle diagnosi non seguivano lastre o esami diagnostici”

“Gli aspetti più gravi – aggiunge – emergevano dalle visite psichiatriche alle quali l’uomo si era sottoposto in ambulatorio. Tra una visita e l’altra venivano solo rilasciati certificati e ogni volta con un aggravamento della condizione del paziente. Non seguiva una terapia, un ricovero o una cura, c’era solo un’immediata diagnosi di aggravamento. Inoltre era stata citata una cartella clinica che da un controllo è emerso non fosse mai esistita. Auspico ci saranno altre inchieste per eliminare questo sistema marcio del mercato delle false certificazioni”