Politica

Deposito costiero gnl. Mega: “Sviluppo e occupazione per Messina”

“Il deposito di gas naturale liquefatto non è un rigassificatore, impianto ben più pericoloso che invece stanno progettando in altri porti siciliani e calabresi”. Il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto di Messina, Mario Mega, l’aveva già detto ma lo ribadisce dopo i diversi pareri contrari della politica cittadina e le accuse di “logico politico-affaristiche”, che respinge al mittente: “La mia storia professionale, non solo recente a Messina, è testimonianza di assoluta indipendenza da padrini o politici di turno e di netto rifiuto di accordi affaristici con chicchessia. Se la mia nomina e poi la mia amministrazione è continuamente e pubblicamente avversata da alcuni è proprio perché sin dal primo giorno del mio insediamento, così come sino al mio ultimo giorno di lavoro a Messina, non ho voluto e mai vorrò nemmeno confrontarmi con chi non è portatore di interessi collettivi. Posso sbagliare ma certamente non per seguire logiche che mi sono mai appartenute e che rifiuto con sdegno”.

“Non è un rigassificatore e si farà solo se sicuro”

Mega parla poi di “campagna elettorale”, dice che “si può essere contrari alla realizzazione del deposito di gnl ma non spacciarlo per rigassificatore, che serve per trasformare il gas liquido in gas da immettere nei metanodotti urbani che poi servono le abitazioni e le industrie. Il passaggio dallo stato liquido allo stato gassoso è una attività industriale molto delicata che comporta misure di sicurezza molto spinte. Noi non abbiamo nemmeno preso in considerazione questa ipotesi come si può ricavare dallo studio di fattibilità che è liberamente consultabile. Il deposito di Gnl, invece, non è niente più che un grande distributore di carburanti con dei serbatoi dove il Gnl arriva allo stato liquido, viene conservato sempre allo stato liquido per essere poi distribuito, sempre allo stadio liquido, con piccole navi o con autocisterne per l’alimentazione di navi e mezzi pesanti che hanno motori che vengono alimentati direttamente con quel carburante liquido senza necessità di preventiva trasformazione in gas aeriforme. Il livello di rischio è totalmente differente perché si tratta di attività completamente diverse. Ci sono comunque delle norme tecniche di sicurezza da rispettare e certamente tutti gli Enti coinvolti nel processo autorizzativo ed in prima battuta io stesso sarò più che attento che questo accada. Ho già precisato, nel corso dell’incontro pubblico di presentazione dell’intervento, che è prevista anche l’opzione “zero” e cioè che il deposito non si realizzi se il progetto finale non otterrà tutte le autorizzazioni previste per legge. Il rispetto del territorio si concretizza anche nell’impegno quotidiano a cercare di promuovere sviluppo economico sostenibile e non a lasciarlo in abbandono o nel degrado”.

“C’è solo uno studio, ancora nessun progetto”

“Occorre poi tenere presente che allo stato non c’è alcun progetto ma solo l’individuazione di un’area che, tra alcune decine di siti considerati, è stata ritenuta, da uno studio prodotto su nostro incarico da una delle più esperte società italiane di progettazione di questo tipo di impianti, quella con le migliori caratteristiche per la sua realizzazione. Lo studio di fattibilità elaborato non ha certamente la finalità di scegliere la soluzione progettuale ma solo di delineare le condizioni da considerare per proporre una soluzione operativa. Il progetto vero è proprio sarà quello che risulterà vincitore della procedura di project financing che è stata avviata per individuare il soggetto che, investendo 60 milioni di proprie risorse e 30 milioni di finanziamento pubblico, lo dovrà realizzare e poi gestire. Oggi, quindi, parlare di un progetto che non è sicuro e non rispetta le norme è pura fantasia perché il progetto ancora non esiste. Nello studio di fattibilità che è stato elaborato sono indicate le norme da rispettare ed è già precisato che occorrerà tenere in attenzione l’esistenza di edifici nelle aree limitrofe come indicazione puntuale ai partecipanti alla gara che dovranno tenere nella massima considerazione questa situazione trovando le soluzioni tecnologiche ed impiantistiche che rendano il deposito sicuro e rispettoso delle norme. Qualcun altro ha sollevato il problema dell’accesso all’area con viabilità non adeguate. Anche su questo vorrei rassicurare tutti. Nel quadro economico preliminare, cui i partecipanti alla gara dovranno uniformarsi, è previsto che un terzo del finanziamento pubblico (pari a circa 10 milioni di euro) sia destinato al miglioramento infrastrutturale di tutta l’area interessata dall’intervento con ciò comprendendo non solo i nuovi collegamenti stradali ma anche la riqualificazione del fronte mare che così potrà essere restituito alla libera fruizione degli abitanti. Un intervento quindi che sarà realizzato solo se sarà sicuro, rispettoso dell’ambiente e che comporterà la riqualificazione dell’area adiacente secondo le strategie delineate dal Pnrr e dal Pnc con i cui fondi è finanziato”.

“Sviluppo e nuova occupazione per Messina”

“Qualcuno sostiene poi che il deposito sia inutile, altri che testimoni uno strabismo nelle strategie di protezione dell’ambiente. Tutt’altro. Oggi l’area dello Stretto è tra gli spazi marittimi più inquinati del territorio nazionale a causa di un sistema di traghettamento con navi di vario genere, per la stragrande maggioranza dei casi di vecchia costruzione, che utilizzano come carburanti derivati del petrolio con enorme produzione di CO2 e NOx vari. Nel medio termine, sino a quando non saranno disponibili motorizzazioni operative ad ammoniaca, idrogeno o chissà cos’altro, tutti gli armatori si stanno orientando per motorizzazioni ibride privilegiando il gas allo stato liquido. Diversamente da quanto sostenuto da qualcuno con l’elettrificazione delle banchine, cui peraltro stiamo provvedendo con altro intervento in corso sempre finanziato nell’ambito del Pnrr / Pnc, si risolve solo il problema dell’alimentazione delle navi in sosta in banchina mentre non è possibile ancora assicurare la navigazione se non a velocità incompatibili con i livelli di servizio da assicurare sullo Stretto. Per non parlare della transizione energetica dei mezzi pesanti circolanti sulla rete stradale che al momento vede disponibili solo le motorizzazioni a gas liquido, fra l’altro incentivate dal Governo nazionale, a cui gli autotrasportatori siciliani non possono accedere per la mancanza di questo carburante nell’isola. Una strategia di sistema, quindi, che da un lato creerà le condizioni per avviare una reale transizione ecologica dei trasporti sullo Stretto di Messina e dall’altro creerà sviluppo e nuova occupazione per Messina oltre che un intervento di riqualificazione di un’area oggi degradata. Mettendo a disposizione nell’area dello Stretto gnl a costi sostenibili, rispetto a quello che costerebbe trasportarlo da chissà dove, si potrà anche arrivare a mettere fuori linea tutto il naviglio non adeguato senza danneggiare gli utenti. Se ci sono altre proposte che producono effetti concreti come questi ma con modalità differenti noi saremo i primi ad esaminarle ed a sostenerle se migliori.