Tomba di Antonello, la replica di Previti ai 48 docenti: “Un appello mortificante”

“Confesso che mi ha provocato amarezza, molta amarezza. E’ più che evidente che c'è un regista, ma non ci sono attori, solo comparse a cui è stata “estorta” una firma solo per spirito di compiacimento. Altri, interpellati si sono rifiutati. Conosco personalmente alcuni dei sottoscrittori e, al pari di tutti gli altri, sono convinto della loro assoluta buona fede. Non si spiegherebbe altrimenti il perché, qualche mese orsono, la stimata e ottima professoressa Pugliatti, in un convegno al Palacultura Antonello su Gaetano La Corte Cailler, presenti un centinaio di persone, ha pubblicamente affermato che Antonello è stato sepolto nel convento di S. Maria di Gesù Sup. Tanti altri studiosi di storia dell'arte ( Marco Bussagli, etc. ), al pari di altri storici locali, meno noti a livello nazionale, ma non per questo meno bravi, affermano che l'artista messinese è sepolto nel Convento di S. Maria di Gesù Sup. Persino il docente universitario Erasmo Paolo Mangianti, erede nientemeno del notaio Antonio Mangianti ( notaio che ha raccolto le ultime volontà testamentarie dettate da Antonello da Messina il 14 Febbraio 1479 ) ci incoraggia in questa nostra ricerca, convinto – anche lui come noi – che il sito del Convento di S.Maria di Gesù Sup. è il luogo di sepoltura di Antonello. Egli stesso ci indica una lapide funeraria sita nella cappella privata della famiglia Picardi, in via Matteo Bellinvia, 50, a Barcellona, prima posta nel convento di Ritiro e poi trasferita dai familiari, assieme ai resti mortali del congiunto, nella cappella anzidetta. La lapide riporta la seguente frase; “AQUAE S(ANCTAE) MARIAE DE IESU EX ACT(IS) NOT(ARII) ANTONY MANGIANTI AN(NO) 1476” Cioè ancor prima della morte di Antonello. Questo atto, non unico, ma se ne possono citare a decine, dimostra che per i defunti (e non solo ) sepolti nel convento di S. Marai di Gesù non veniva indicato il termine superiore ( Sup.). Contrariamente, invece, a quanto avveniva per le sepolture in quello inferiore (sorto successivamente al primo, nel 1463, nei pressi della scuola elementare L.Boer ). Il libro dei morti consultato nella Chiesa di S. Giuliano ( Defunctorum – dal 1591 al 1621) conferma quanto già asserito e su circa 250 atti consultati, le sepolture riferite al Convento inferiore vengono chiaramente indicate e specificate. Mentre per quelle del superiore il termine viene omesso. In alcuni casi, addirittura, viene fatto riferimento all’antico Convento di S. Maria del Monte Carmelo, sorto nel 1166 ed ancora oggi interrato assieme alla cripta sottostante, a causa della prima grave alluvione del 1854. Primo Convento dei frati carmelitani sorto in Europa, dopo quello in Terra Santa. Il triste appello alle istituzioni a non finanziare lo scavo mortifica quello di segno opposto lanciato dalla Parrocchia di S. Maria di Gesù Sup., dalla Coop. Sociale onlus Trapper, dall’Associazione/Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali, da oltre mille cittadini che ad oggi hanno sottoscritto l’appello per il recupero dei resti mortali di Antonello da Messina. Appello disponibile per la sottoscrizione anche sul web. Ma soprattutto mortifica i volontari, gli organismi e le varie associazioni, che dall’Aprile del 2011 si impegnano settimanalmente a ripulire e a salvaguardare il sito, togliendo tonnellate di rifiuti ed eliminando la “foresta” che lo infestava e lo nascondeva alla vista dei passanti. Il 10 Febbraio del 2006 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia, un Decreto dell’Assessorato Regionale al Bilancio con il quale veniva concesso alla Soprintendenza di Messina per la “realizzazione del progetto per il recupero, valorizzazione e pubblica fruizione dell’area archeologica dei resti del Monastero di S. Maria di Gesù Superiore” la somma di 40 milioni delle vecchie lire. Decreto che io stesso consegnai, più e più volte, al Soprintendente di allora, ma la somma non fù mai utilizzata e colpevolmente si perse, andando in perenzione. Nessun appello, nessuna protesta. Nemmeno quando abbiamo perso 11 milioni di euro per il recupero della Real Cittadella. Nessun appello per il Forte Gonzaga, per il Castellaccio, per i Forti Umbertini, per il nuovo museo, per la creazione di quello archeologico che ci manca, per il ritorno a Messina dell’Archivio di Simancas o di quello “prestato provvisoriamente” all’Archivio di Stato di Palermo ( oltre 2200 pergamene, più una grandissima quantità di faldoni), per il recupero della Badiazza o della Villa de Gregorio, per i resti della cripta di S .Giacomo o del Duomo, etc. Nessun appello, nessuna firma. Eppure quanto ce ne sarebbe bisogno. Abbiamo tante cose da chiedere per superare il gap strutturale e culturale di questa nostra città. Ognuno ha da fare la propria parte. Senza conflitti o gelosie. In ogni caso il sito – di grandissima importanza storica-archeologica-culturale – va messo in sicurezza, salvaguardato e reso fruibile. Per questo abbiamo realizzato un progetto, già approvato dalla Curia e dalla Soprintendenza. Ma se questo progetto ha un suo percorso autonomo è pure vero che lo stesso è intrinsecamente legato allo scavo e a un suo rapido avvio e conclusione, il cui esito – ci auguriamo favorevole – darà un’accelerazione complessiva al completo recupero del sito e ad un’auspicabile riqualificazione dell’area circostante, oggi ampiamente degradata. Chiunque farà lo scavo archeologico per riportare alla piena luce il complesso conventuale di S. Maria di Gesù Sup. – primo Convento dei frati minori osservanti nato in Sicilia – e, ancora, la più antica chiesa e cripta sottostante di Santa Maria del Monte Carmelo del 1166, avrà il dovere morale, oltre che scientifico, di analizzare, con tutti gli strumenti e le metodologie che la scienza e la tecnica ci mettono a disposizione, i resti ossei che si ritroveranno”.

Giuseppe Previti