Giuseppe Gazzara: “E’ un’isola che preferisce la scorciatoia personale alla strada collettiva”

"….quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare….D’altra parte quando due persone sono innamorate parlano soavemente, perché i loro cuori sono molto vicini…. a volte sono talmente vicini che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi”.Ecco potrei già concludere dicendo che basterebbe ascoltare e guardare la nostra città per capire quanto amore c'è nei suoi confronti, ma provo, per quel che posso, a cercare di comprenderne il perché.

Le mie considerazioni partono dal principio di certezza, perché è nel dubbio che si muove il furbo, nell'assenza il delinquente.In una città in cui le regole indirizzano una comunità ti senti subito parte di un sistema funzionante che, per tale motivo, semplifica la tua vita. Allora ti viene istintivo oltre che utile muoverti all'interno di quelle regole. Sei tu che ti adegui alla città e non la città a te, altrimenti ti autoescludi dal poterla vivere.Ogni dettaglio di una città è indissolubilmente legato agli altri che, uniti tra loro, danno una visione complessiva del luogo e generano quella che viene definita vivibilità. Concetto a me sconosciuto fino a pochi mesi fa in quanto abituato alla "sopravvivibilità" (sopravvivenza o tiramu a campari). Per raggiungere il benessere psicofisico, che è parte della vivibilità, occorre si camminare in tuta e scarpe sportive, ma senza aver bisogno di una benda.
Spesso mi dicono: beato tu che hai avuto la fortuna e la forza di andare via. Rispondo sempre che beato è colui che vive nella propria città, che gli da tutto ciò di cui necessita e che contribuisce a migliorare.Non occorrono grandi opere o idee rivoluzionarie. Spesso l'infinitamente piccolo è importante quanto l'infinitamente grande.Fondamentale in un sistema funzionante è la certezza del tempo. Se ho un appuntamento di lavoro ad un preciso orario, in una città di certezze sai benissimo quanto tempo impieghi, con qualsiasi mezzo pubblico, per arrivare a destinazione. Cosa serve? Un timer alla fermata del tram, bus o metro che ti indichi il tempo di attesa (non esagero nel pretendere le varie applicazioni gratuite che ti indicano esattamente ed in tempo reale mezzi pubblici disponibili, tempi di attesa e ora esatta di arrivo dalla tua posizione).Vedete questo piccolo dettaglio crea una serie di reazioni a catena.Avendo la certezza del tempo non prendo l'auto. Non prendendo l'auto risparmio in tempo, soldi e stress da guida, traffico e ricerca parcheggio. Anche l'aria mi ringrazia.Questo mi permette di poter arrivare all'appuntamento rilassato oltre che nel tragitto rivedere i dettagli di lavoro. Avere la certezza del tempo mi fa sentire obbligato a pagare il biglietto. Perché un servizio mal gestito ti fa sentire "quasi autorizzato" a non pagarlo (vedi tari), ma un servizio impeccabile e che ti aiuta ti farebbe sentire un ladro non pagarlo. Allora l'atm avrebbe maggiori clienti e quindi incassi che porterebbero a migliorare ed incrementare il servizio.

Prima fortificare l'aorta per poi pensare alle venuzze periferiche.La città ne guadagnerebbe in circolazione e smog, la gente inizierebbe a comprenderne la comodità ed utilità e a quel punto l'isola pedonale verrebbe automatica. Non puoi improvvisamente inserire una comunità in una realtà completamente diversa se non gli hai dato prima delle regole e delle certezza su cui contare.
Più certezza del tempo, più relax nel vivere la città, più produttività personale, più risparmio, più aria pulita, più incassi per mezzi pubblici, più investimenti, più servizi, più abitudine a muoversi senza auto, più zone pedonali, più vivibilità.
Vedete… un dettaglio ben fatto può essere maggiormente utile di una grande idea fatta male. Ugualmente si può dire sulla certezza delle regole.Regole ben definite, ma con l'intelligenza della flessibilità, danno maggiori possibilità di investimenti e quindi sviluppo economico personale e sociale.Vedi impianti pubblicitari, concessione spiagge, occupazione suolo pubblico, zone a traffico limitato, rifiuti e servizi connessi, beni comuni, mobilità innovativa, offerte ai turisti, regolamento edilizio ecc..

Personalmente sono felice per le possibilità che darò a mia figlia ancora piccola, ma sono rammaricato per quelle che non ho potuto ricevere dalla mia città.
L'idea di portare idee, sviluppare i miei progetti e creare (forse) benessere in una città che ne farebbe tranquillamente a meno non mi rende nella coscienza "completo". Mi chiedo spesso. Perché è impossibile in una città dove manca davvero quasi tutto ?!E mi do semplicemente una risposta (sembro Marzullo). La Sicilia non è un'isola di merda. La Sicilia è un'isola senza volontà e sacrificio. È un'isola senza amore per la bellezza. È un'isola comodista ed egoista. È un'isola che preferisce le scorciatoie personali alla strada collettiva. È un'isola che ancora "….pensa al perché e non al come". È un'isola che cerca su chi puntare il dito e non sul come fare per non avere bisogno di un colpevole.Io non so cosa potranno raccontare quellicheverrannodopo ai cittadini per poterli convincere che c'è sempre una possibilità dopo le varie delusioni di queste ultime amministrazioni. Mia figlia quando le dico che qualcosa non si può fare mi ricorda (furbescamente) cosa le dico spesso. Ogni cosa ha una soluzione. La risposta è nella volontà di trovarla e nel tempo.Purtroppo sono state spese troppe parole che hanno generato nella gente una speranza palesemente disattesa. Si cerca sempre un "salvatore", sarà l'indottrinamento religioso. Ma non ci saranno salvatori, certamente ci saranno dei salvati. Basta credere nella forza delle idee ed avere visione.

Giuseppe Gazzara

Un messinese che ha trovato, purtroppo, la serenità a Milano.