Tonino Genovese: “Messina sotto la cupola. C’è chi muore e chi ingrassa. Serve una ri(e)voluzione”

Continua la nuova rubrica di Tempostretto "Il dibattito del lunedì". Lo spazio è destinato a quanti, da ogni parte del Paese e del mondo, continuano a guardare questa riva dello Stretto con amore, ma anche con severità, con speranza, ma anche con la rabbia che può costruire. Vogliamo trasformare questa rubrica nella voce dei messinesi di oggi e di domani, quelli che si sono rimboccati le maniche e non si sono arresi.

Messina under the dome (sotto la “cupola”)

Messina città isolata sotto una “cupola” che consente di vedere il cielo ma che fa respirare solo chi ha costruito e detiene le redini dei traffici che soffocano la parte sana della comunità.

Tutti parlano, intervengono, danno soluzioni o si attestano meriti che non hanno ma nessuno,veramente, ascolta la città, la sofferenza, la solitudine, la voce di chi chiede aiuto e non lo riceve. Si agisce strumentalizzando battaglie e i bisogni, lasciando alla deriva la crescita e lo sviluppo. Tanto si sa: un bisogno può dare un voto più che una risposta.

Gli amici degli amici, i gattopardi, i sempreverdi, i camaleonti, i nuovisti, contribuiscono a convincere che questo è l’unico andazzo possibile per diventare “qualcuno” o per curare i propri interessi.

Sotto la cupola si muore. Nessuno riesce più ad entrare, nessuno riesce più a toccare le esigenze e le richieste di aiuto perché la barriera rende inaccessibile gli interventi esterni. La gente soffoca e non vi è più raziocinio nelle azioni che diventano scomposte sino allo sfinimento.

Tuttavia qualcuno si ingrassa,proprio coloro che compongono la cupola e che guadagnano portando avanti i loro affari.

E’ la trama di un libro che sembra scritto per noi e che prevede la salvezza di un popolo attraverso la ragionevolezza e la guida di coloro che, nonostante tutto, capiscono come uscirne e portano avanti la loro strategia.

Per recuperare le fratture della città costituite dalle fiumare che la attraversano, abbiamo coperto i torrenti con le strade. E’giunto il momento di costruire un ponte immateriale di “comune sentire” per riunire i pezzi scomposti e non comunicanti tra loro poichè in perenne contraddizione o, peggio, in contrapposizione. Essi costituiscono il tessuto lacerato di questa città.

Messina ha diritto all’acqua; ai collegamenti; alle strade; agli asili; alla bellezza ; alla cura della cultura. Messina ha diritto al lavoro, quello vero ! Semplicemente e senza doverlo mendicare, senza doverlo considerare un appannaggio per pochi .

Basterebbe che ognuno desse coerenza al proprio ruolo, al proprio lavoro che,ormai, è quasi un privilegio , per realizzare opere che funzionino e che siano ,davvero, al servizio degli abitanti, invadendo la città di buone prassi e qualità. Un’inondazione che crei l’orgoglio collettivo generando emulazione positiva e ben-essere per tutti. Un’inondazione che superi questa sindacatura, mediocre, elitaria, incapace di qualunque dialogo e che ha innescato, su ogni fronte, un processo involutivo con una tendenza nichilista al declino. Un fallimento, frutto del tradimento della Sua ragion d’essere.

Ormai da tempo, penso che ci vorrebbe una bella rivoluzione per questa città, un azzeramento che ci costringa a ricominciare tutto d’accapo abbandonando , definitivamente, il malcostume e la endemica indolenza che sta addormentando le coscienze. Reputo necessario uno scossone forte che arrivi alle fondamenta delle radici che hanno portato la città a vivere una realtà parallela dove niente è come sembra e dove la mistificazione delle azioni non consente più neanche di capire lo svolgersi delle vicende né quale sia la verità.

Ritengo,allora, sia giunto il momento di reagire e iniziare una vera” ri(e)voluzione” . La richiesta crescente che sento dalla maggior parte delle persone di avere una vita diversa, si traduca in responsabilità comune dell’essere attori del progresso ed imprenditori di noi stessi. Messina impresa futuro.

La cura, il rispetto, il bene comune siano la “ri(e)voluzione” per Messina. Un ponte immateriale che unisca quanti hanno voglia di credere nella salvezza .

Una seria analisi delle necessità del territorio seguita da una altrettanto compiuta programmazione di quanto è possibile fare o progettare senza più dover gestire e tamponare emergenze. Unire le forze per attivare un virtuoso percorso di sviluppo sia il metodo da seguire con onestà intellettuale ed etica comportamentale abbandonando, definitivamente, la convinzione che, per avere un diritto, bisogna sempre pregare o pagare qualcuno.

Il rispetto delle regole, il rispetto della città, unito alla voglia di rimanervi vivendo dignitosamente, sia spinta vitale per quanti intendono costruire e non abituarsi alla sopravvivenza.

Tutti noi abbiamo diritto a un futuro migliore. E’ arrivato il momento di chiederlo e di costruirlo insieme e,se un favore chiedo, è solo quello di rimboccarci tutti le maniche e lavorare con questo spirito per realizzare la nuova Messina.

Conoscersi, capirsi, cooperare: questo è il destino dell’uomo, affermando una visione capace di un nuovo Rinascimento.

Il Rinascimento ha squarciato il velo con cui il Medioevo aveva avvolto sia l’uomo che il mondo. Nulla di più attuale in un momento come questo: ci servono eroi rinascimentali. Ma chi sono questi nuovi eroi ? Essi saranno distinguibili perché avranno in sé una scintilla : fare della propria vita un dono e fare, di questo dono, qualcosa di significativo per l’insieme.

Come disse Mandela “ A volte un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Non arrendiamoci e costruiamo il ponte per il nostro futuro. Allora sì che spezzeremo e ci libereremo della “cupola” .

Tonino Genovese