Ordine degli avvocati di Messina: perduta l’armonia le acque non sono più “chete”

Le acque non sono chete all’Ordine degli avvocati di Messina. Niente gossip ma il dietro le quinte racconta di numeri che non tornano più e di un’armonia che si è andata perdendo.

Nelle scorse settimane, ad esempio, si è registrata una raffica di dimissioni nei vertici del Consiglio dell’Ordine ed anche le successive elezioni non hanno risistemato tutte le caselle.

Domani nuovo round e, anche qualora non dovessero esserci sorprese è certo che non saranno rose e fiori. Gli avvocati, in fondo, con i litigi e le diatribe vanno a nozze…

Iniziamo dalle puntate precedenti. Dopo più di due anni il Consiglio dell’Ordine degli avvocati, una ventina di giorni fa ha perso in un colpo solo il vicepresidente vicario Antonio Barbera, il vicepresidente aggiunto Ferdinando Amata e il tesoriere Paolo Vermiglio.

Bocche cucite sulle motivazioni e soprattutto sul perché, in 3 su 5 abbiano deciso dimettersi nello stesso momento, lasciando soli il presidente Vincenzo Ciraolo e il segretario Giovanni Arena.

Una decisione contestuale, un temporale a ciel sereno che ha portato, martedì scorso alla riunione del Consiglio, composto da 21 legali, per il rinnovo delle cariche.

La fumata però è stata nera, anzi grigia.

Già perché il tesoriere è stato eletto, mentre per il vicario (dal momento che è stato deciso di non eleggere più un vicepresidente aggiunto) si dovrà attendere domani.

Sui 21 componenti 3 sono risultati assenti, così che in 18 hanno dovuto provvedere al rinnovo delle cariche, senza però ritrovare la quadra.

Il tesoriere infatti,Giuseppe Vadalà Bertini, su proposta del presidente Ciraolo, ha ottenuto 10 sì e 8 astenuti, risultato sul filo del rasoio sui 18 presenti a dimostrazione che gli equilibri sono sottili e rischiano di saltare da un momento all’altro.

Domani si riprova.

Ma al di là delle eventuali dichiarazioni di rito, le acque sono chete solo all’apparenza.

Rosaria Brancato