La giunta Accorinti difende l’acqua pubblica, ma l’Amam continua i tagli. Lo Presti e Sturniolo: «Ipocriti»

«Ora ci aspettiamo dai deputati la previsione della ripubblicizzazione di Siciliacque spa in mano alla multinazionale Veolia, la garanzia della partecipazione dei cittadini nella gestione dell’acqua, tariffe eque a garanzia di tutti soprattutto dei meno abbienti, chiudendo con un atto di coraggio e di orgoglio il testo di riforma. Non tradiamo le ragioni dei cittadini ribadite con forza con il referendum del 2011, rivendichiamo fino in fondo l’autonomia siciliana in materia di gestione dell’acqua, facciamo della Sicilia un esempio in italia e nel mondo per la gestione pubblica e partecipata dell’acqua, bene comune per eccellenza».

Quello appena riportato è la parte conclusiva di un comunicato stampa firmato testualmente da «Amministrazione / Giunta Renato Accorinti sindaco» e pubblicato domenica mattina sul sito renatoaccorintisindaco.it. L’appello è rivolto ai deputati dell’Ars, dove è in discussione la riforma dell’acqua. Il documento firmato a Palazzo Zanca ha provocato la reazione dei consiglieri comunali Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, che evidenziano le contraddizioni della giunta Accorinti.

«Uno degli aspetti che caratterizza l’Amministrazione Accorinti è il costante tentativo di nascondere la verità contenuta nei provvedimenti amministrativi con una falsa comunicazione mediatica», scrivono i due ex accorintiani.

«La Giunta guidata da Renato Accorinti– scrivono Lo Presti e Sturniolo – sa benissimo che si governa con atti amministrativi e non attraverso la propaganda. L’occasione per avere una posizione d’avanguardia sulla questione dell’acqua pubblica la Giunta l’ha avuta appena un paio di settimane fa con la presentazione (seguita, poi, dall’approvazione dell’aula) del nuovo Statuto dell’AMAM. In quel nuovo Statuto tutti quegli elementi che vengono oggi richiamati ipocritamente dalla Giunta contro la legge regionale sulla pubblicizzazione dell’acqua non erano presenti. Presentammo noi gli emendamenti per impedire che l’ente gestore potesse essere retto da un amministratore unico, perché l’acqua fosse considerato bene non economico, perché ad ogni messinese fossero comunque garantiti 50 litri al giorno, perché lo 0,4% del fatturato venisse destinato ad un fondo di solidarietà per i non abbienti. Di tutte quelle proposte solo la prima superò il vaglio dell’aula. Gli altri emendamenti vennero sacrificati sull’altare dell’ennesima emergenza».

Sturniolo e Lo Presti ricordano che avevano evidenziato contraddizioni palesi già al tempo dell’approvazione del Piano di Riequilibrio. «Nel Piano finanziario dell’Amam era previsto che come strumento per il recupero dei crediti da parte dell’ente gestore ci fosse l’interruzione della fornitura idrica. Fu uno degli argomenti qualitativamente più importanti per esprimere il nostri rifiuto a quel documento che rappresentava l’inizio di una politica lacrime e sangue per i cittadini messinesi. Presentammo, poi, con una interrogazione, la nostra sorpresa rispetto al fatto che l’amministrazione cosiddetta dei beni comuni non procedesse, come indicato da tutte le proposte dei Forum dell’acqua pubblica, alla trasformazione della natura societaria dell’ente gestore da Spa ad azienda speciale. Esattamente per togliere alla fornitura dell’acqua il carattere di servizio di natura economica, essendo l’acqua il più emblematico dei beni comuni».

Il giudizio dei due consiglieri è tutt’altro che tenero, allorquando parlano di «ipocrisia dell’amministrazione Accorinti».

Per i due consiglieri, «la questione dell’Acqua è il simbolo di un modello di azione politica: rivoluzionari lontani da casa, conservatori a casa. L’amministrazione sa bene che sono già centinaia le procedure avviate per la sospensione della fornitura del servizio idrico e sa anche bene che nei prossimi mesi diventeranno migliaia. Qualcuno ci è o ci fa!».