L’ Arcigay scrive all’Arcivescovo La Piana a proposito del matrimonio gay

Giorni amari per la comunità Lgbt (acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e trans). I rapporti con la Chiesa Cattolica non sono mai facili, ma due azioni del Pontefice Benedetto XVI hanno particolarmente ferito i cittadini omossessuali. La prima è l’ennesima condanna del matrimonio tra persone dello stesso sesso fatto in occasione del Messaggio per la Giornata della Pace. L’altra è l’accoglienza, con annessa benedizione, della presidente del parlamento ugandese Rebacca Kadaga, promotrice di un disegno di legge shock che prevede la pena di morte per gli omossessuali. Per questo il presidente dell’Arcigay Makwan di Messina, Rosario Duca, facendosi portavoce degli oltre duemila iscritti all’associazione solo nella provincia di Messina, ha scritto una lettera all’Arcivescovo Calogero La Piana. “Non possiamo esimerci dal manifestare il nostro più vivo disappunto non potendosi ritenere accoglibile da Chi predica la pace e l’amore una persona che sta proponendo al proprio paese odio e morte”, commenta il presidente Arcigay. Sul tema del matrimonio gay Rosario Duca usa accenti forti. Il Papa ne ha parlato come di una “offesa contro la verità della natura umana”. Duca a tal proposito ricorda nella sua lettera che simili parole non fanno che contribuire a creare un clima intollerabile di discriminazione ed omofobia. Lo stesso clima che ha fatto suicidare qualche settimana fa, nella capitale, un ragazzo di quindici anni, tormentato dai compagni di classe perché “diverso”. Non vi è alcuna differenza tra un messaggio che incita alla discriminazione e uno che si augura la morte di un’intera categoria di cittadini. La morte sociale è anche fisica, come ben sapeva Hannah Arendt quando affermava che “la società ha inventato la discriminazione come arma idonea ad uccidere le persone senza spargimento di sangue”, si legge nella lettera. Il Parlamento Europeo, intanto, va in un’altra direzione, esortando tutti gli stati membri ad introdurre il matrimonio gay e le unioni civili per le coppie gay e lesbiche. “I Paesi e le istituzioni internazionali che chiedono a gran voce una maggiore inclusione delle coppie dello stesso sesso nel godimento dei diritti fondamentali non lo fanno perché sono impazzite, per puro autolesionismo o perché hanno perso la retta via.
Lo fanno, al contrario, perché hanno capito benissimo che le loro società saranno migliori se gli stessi diritti sono riconosciuti a tutti senza distinzione di orientamento sessuale”. Commenta Rosario Duca che conclude la missiva all’Arcivescovo con una domanda che suona come un monito: “ La Chiesa non si lamenti se le prossime generazioni e i giovani di oggi non si avvicinano più al Vangelo, come potrebbero, Le chiediamo, se la Parola viene predicata in così singolare modo?”

Eleonora Corace