Ufficio di frontiera a rischio trasferimento, dal Porto alla Questura

L’ufficio di frontiera potrebbe chiudere. Arriva da Isabella Marcelletti, segretario provinciale del Siulp -Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia, la denuncia che la sede potrebbe essere trasferita dal porto alla questura. Spending review? Per il sindacato non sussistono motivi che potrebbero portare a un taglio delle spese. I locali, infatti, risultano di proprietà del demanio e anche il personale è già notevolmente ridotto. Sono 19 le unità lavorative in organico, a fronte delle 40 previste.

L’attuale posizione è basilare per un servizio efficiente. “L’ufficio è collocato logisticamente di fronte al Porto – si legge nella nota del sindacato- quindi, per qualsiasi emergenza, imprevisto o quant’altro, sia la squadra di frontiera che opera i controlli che il singolo utente è estremamente agevolato nel raggiungere l’ufficio ed abbattere i tempi della soluzione del problema creatosi, senza dover girovagare per la città tra la Questura e la Caserma Calipari”.

“La vicinanza logistica ed il turno continuativo permettono anche un controllo puramente visivo su parte del porto ed in direzione delle navi da crociera per intuire eventuali problemi che potrebbero sorgere all’atto della discesa dei turisti dalla nave – prosegue la nota -. Il trasferimento di quest’Ufficio in locali distanti dalla banchina del Porto sicuramente renderebbe le diverse operazioni di controllo più lunghe anche alla luce della nuove procedure per il rilascio del visto ove è prevista l’acquisizione delle impronte e più disagevole per i viaggiatori”.

Il porto di Messina è sbarco prescelto da numerose compagnie crocieristiche che si uniscono alle navi mercantili e da diporto: “Quando approda una nave nel porto di Messina, nessun passeggero può sbarcare senza che il personale di frontiera abbia proceduto al controllo dei documenti d’identità; rilascia il visto di “visita” per la città per il personale di bordo sprovvisto di titolo per soggiornare nel territorio nazionale e negli ultimi due anni sono stati rilasciate 200mila autorizzazioni o visti “di transito” per i marittimi sbarcati per fine contratto o cure mediche che sono stati 600 negli ultimi due anni”.

“Non sappiamo chi è l’artefice dell’iniziativa, sicuramente miope e distorta – conclude il Siulp – possiamo però intuirne i risvolti negativi. Per tale ragione lanciamo un appello non solo al Questore perché intervenga quale “tecnico”, ma alla stessa politica perché non sia cancellato un Ufficio che ha costituito, sinora il primo impeccabile approccio con la città”.