Torrenti, ecco la mappa del rischio a Messina

Risalendo il Torrente Papardo, superato l’ospedale, si incontra di tutto: strade asfaltate non tracciate in alcuna cartina ufficiale, villette a schiera, interi complessi. In mezzo ci passa la fognatura, l’illuminazione pubblica, la rete elettrica. Gli argini del torrente? In quasi tutti i punti sono diventate le cinte murarie di nuovi quartieri. Sul Torrente Larderia, dalla foce verso la collina, la situazione cambia di poco. I pali dell’illuminazione pubblica sono piantati quasi al centro del greto del torrente. Il Torrente San Michele quasi non esiste più, è diventata la strada sterrata che attraversa interi quartieri, e le stradine di collegamento si aprono sui muri d’argine che dovrebbero proteggere il letto del fiume. Eppure la zona è rimasta fuori dagli interventi programmati come urgenti dal Comune, da effettuare con i primi fondi disponibili.

Sono ben 96 i torrenti che attraversano la città di Messina. O meglio, sui quali è stata costruita la città. Risalendoli, si incontrano interi quartieri. E dove non sono state spianate strade, costruiti complessi edilizi, quel poco di alveo del torrente ancora non asfaltato è ingrossato di detriti e immondizia. Mentre gli argini dei torrenti si sfaldano sotto il peso delle costruzioni. Autentiche bombe pronte ad esplodere, sotto le piogge torrenziali. In alcuni tratti gli interventi sono stati effettuati, se pur in maniera parziale. Ma contro l’abusivismo e la speculazione edilizia selvaggia la lotta è più difficile. Altri corsi d’acqua, circa 11, non sono mai stati manutenuti né valutati.

La mappa del rischio a Messina è vasta: Bisconte, Bordonaro, il Papardo, il Mili, lo Zafferia, il torrente Rodia ed Acqualadroni sono quelli che spaventano di più. Nel gennaio del 2016 il Genio Civile guidato da Leonardo Santoro ha stilato il dossier degli interventi urgenti di messa in sicurezza, a cominciare da quegli alvei mai manutenuti. Santoro ha strappato alla Regione la promessa dello stanziamento di una parte dei fondi PAC. Dovranno servire sia agli interventi a Messina che in provincia. Un dossier ancora più preoccupante lo ha stilato di recente anche la Protezione Civile. Stimando come necessaria una cifra complessiva necessaria che ovviamente non c’è. Negli ultimi tre anni il Comune ha provveduto ad una serie di interventi spot. Nel 2013 la Regione ha assegnato a Palazzo Zanca circa 900 mila euro per la sistemazione del torrente Badiazza, risagomato. A Bordonaro Annunziata, a Rodia sono stati effettuati alcuni interventi.

A fine dello scorso anno il Municipio mette mano a 11 torrenti, e avvia le procedure per assegnare i lavori. Ma la procedura viene bloccata dall’Anticorruzione di Cantone: nel mirino i requisiti richiesti per le ditte che avrebbero dovuto effettuare gli interventi. Per fare fronte al dissesto si spera in almeno 38 milioni di euro, dei quali 2 milioni disponibili subito, previa progettazione e avvio delle procedure ovviamente. Di questi, ne sono stati effettivamente stanziati poco meno di 500 mila, qualche mese fa, per città e provincia. Una goccia nell’oceano.

Dove non fanno incuria e speculazione edilizia, ci pensano le pastoie burocratiche. Nel marzo 2015 Palazzo Zanca emana un’ordinanza con la quale intima la rimozione delle opere di urbanizzazione sui torrenti e dei varchi sui muri d’argine. Una sorta di auto denuncia, visto che in gran parte si tratta di opere effettuate in concessione edilizia e corredate da infrastrutture comunali. L’ordinanza viene girata al Genio Civile. Lo stesso organo che dovrebbe emanare questo genere di ordinanza. Santoro da un lato ricorre al Tar contro l’ordinanza di Accorinti, eccependo l’incompetenza funzionale. Il Tar ha rimesso la patata bollente al Tribunale delle Acque di Roma, che non ha ancora fissato la data per la discussione. Dall’altro lato il Genio di fatto prende alla lettera l’ordinanza, ed emana i relativi ordini di rimozione e le intimazioni, che ovviamente hanno per destinatario il comune. A quel punto gli uffici di Palazzo Zanca che fanno? Ricorso gerarchico alla Regione contro i provvedimenti del Genio. Nel rimpallo delle competenze, i greti dei torrenti ingrossati di terra riposano. In attesa che le prossime piogge torrenziali li facciano esondare.

Alessandra Serio