La giunta Accorinti è creativa: dall’operazione verità all’operazione fantasia

Doveva essere l’amministrazione della trasparenza, quella che avrebbe fatto delle operazioni verità una bandiera e invece due anni dopo abbiamo a che fare con più gialli e casi misteriosi di una puntata della Signora in giallo. Dopo gli annunci sulle operazioni verità a tappeto, in ogni dove e in ogni luogo, l’unica portata a termine sono stati i bilanci prima bocciati e poi rimodulati di Messinambiente, per il resto non siamo riusciti a sapere nulla su verità nascoste da far emergere nei mille angoli del Palazzo come annunciato. Anzi, non si hanno più notizie dell’uomo-verità, l’esperto Leonardo Termini, chiamato dall’amministrazione appositamente per svelare sprechi e nefandezze nelle partecipate. Frattanto i gialli di Messinambiente 2.0, smentiscono ogni annuncio di trasparenza al punto che quanto viene deciso in quelle stanze e quali provvedimenti vengono presi sono diventati il quarto e quinto segreto di Fatima non solo per i più ma persino per la stessa amministrazione alla quale il commissario Ciacci, interpellato, risponde picche. Come nella Signora in giallo assistiamo a misteri sempre più fitti, risorse che si perdono non si capisce per colpa di chi, lettere sul default che spariscono dai cassetti e dalla memoria, ma il capolavoro riguarda il Piano di riequilibrio e la vicenda della relazione Croce. Sui conti e sulla reale condizione delle casse si è passati dall’operazione verità all’operazione fantasia. Dobbiamo ammetterlo, se c’è un pregio che questa amministrazione ha è la creatività. Così come in due anni è riuscita a far dimenticare gli annunci sulla trasparenza, è stata velocissima, non appena insediata, a trasformare un ostacolo (la relazione Croce che invitava a procedere verso il dissesto), in un’opportunità, appunto l’operazione fantasia. Resta un mistero il motivo che ha spinto l’amministrazione,appena insediata e quando ancora il senatore Pdl Mancuso non aveva lanciato il salvagente, a non prendere in considerazione anche solo per scartarla pubblicamente, la relazione Croce. Probabile abbiano influito gli accordi fatti in sede di ballottaggio con il centro-destra e con i centristi. Ma un’amministrazione che s’insedia con lo slogan “verità e trasparenza” per prima cosa avrebbe dovuto mettere sul tavolo e al centro della partecipazione quelle dichiarazioni. Nei due anni successivi invece di parlare della reale situazione dei conti si è lavorato all’operazione fantasia che è quel Piano di riequilibrio 1 e 2 che adesso molti consiglieri guardano come un figlio illegittimo,il “figlio della colpa”. Grazie ad una notevole dose di creatività è venuto fuori il Piano anti-dissesto. Pilastri del Piano sono uno sfegatato ottimismo e la bacchetta magica. Stando alla proposta infatti l’Atm (la nostra Atm non quella di Torino o di Parigi) dovrebbe garantire ogni anno 4 milioni di euro pari a 40 milioni in 10 anni. Sorvolando ovviamente sui debiti pregressi. Allo stesso modo l’Amam dovrebbe garantire annualmente ogni anno 2 milioni e 700 mila euro, pari a 27 milioni di euro in 10 anni. La stessa Amam che ha visto il collegio dei revisori dire chiaro e tondo che la situazione è gravissima, la stessa Amam imbottita con gli ex Feluca, la stessa Amam nella quale,con creatività, dovrebbe confluire entro giugno Messinambiente. A questo punto sarebbe stato meglio inserire nel piano di riequilibrio l’acquisto settimanale di Gratta e vinci,le probabilità di una vincita sarebbero state di gran lunga più alte dell’ipotesi di 40 milioni di profitto provenienti dall’Atm (e non per colpa di Foti che sta lavorando e bene ma da qui a moltiplicare i pani e i pesci ne passa). Quanto poi al capitolo creditori i misteri s’infittiscono. Nel pluriennale non è stato inserito lo schema di transazione ma la lettera con la quale vengono invitati i creditori a recarsi al Comune per concordare l’accordo. Finora non è dato sapere quanti saranno ad esempio disposti ad accettare la riduzione del 30%,quanti vogliono comunque tutto e subito,quanti a rate per 10 anni. Non sono dettagli da poco perché il rischio è che salti tutto il banco (vedi articolo allegato).

Sul variegato mondo degli strumenti contabili l’operazione verità è stata sintetizzata in documenti presentati all’ultimo secondo utile e con casi di auto-emendamenti o avanzi che diventano disavanzi. Tutto questo senza che nessuno ha mai pensato di dire: “Non condividiamo una parola di quello che ha scritto Croce, ma, per amore di verità, discutiamone tutti insieme, partendo dalle carte e dalla situazione che lui ritiene critica ma noi no. Magari qualcuno tira fuori un’idea per salvarci”. Questa sarebbe stata trasparenza e operazione verità. E anche partecipazione.

A proposito di partecipazione è Capitale Messina ad avanzare una proposta sull’intera vicenda: “ Il dissesto è un dato di fatto- si legge nel documento- se è possibile è meglio evitarlo, ma se ne sussistono i presupposti ritardarne la dichiarazione è anche più dannoso. Sarebbe forse il caso che a valutare l’esistenza dei presupposti per la dichiarazione di dissesto siano organi esterni all’Amministrazione. Perché non chiedere l’intervento dei Servizi Ispettivi del Ministero di Economia e Finanza a mezzo della Ragioneria Generale dello Stato, a norma dell’art. 60 comma 5 del D.lgs 165/01 e dell’art. 14 comma 1 lett. d) L. 196/09? Tali Servizi sono recentemente intervenuti al Comune di Roma e, dopo tutto, Messina è la tredicesima città d’Italia. Oggi però l’attualità è il Piano di Riequilibrio che, come più volte sottolineato dagli organismi preposti, presenta una serie di criticità. CapitaleMessina chiede all’Assessore al Bilancio Guido Signorino, un incontro per fare chiarezza sulle previsioni del Piano di Riequilibrio. L’associazione ritiene l’incontro utile per un aggiornamento fondato sulle regole di trasparenza che questa amministrazione ha voluto darsi. Trasparenza che, fin qui, non abbiamo registrato né in termini di chiarezza sulla situazione debitoria del Comune, né sulle responsabilità del deficit”.

Nel frattempo il giallo dello Stretto finisce sui tavoli dei Ministri dell’Interno e dell’Economia, con un’interrogazione presentata da Lorenzo Dallai, insieme ad altri deputati. Nell’interrogazione vengono ripercorse le varie tappe, partendo dall’inchiesta sui bilanci dal 2009 al 2012(basata sul presupposto che si è tentato di dissimulare o allontanare il dissesto), passando per la misteriosa sparizione degli allegati della relazione Croce e per il Piano di riequilibrio.

“ i sottoscritti INTERROGANO i Ministri dell'Interno e dell'Economia e Finanze, ciascuno per le proprie competenze, al fine di conoscere se siano state effettuate le opportune verifiche sulla documentazione e gli allegati, costituenti parte integrante del Piano di Riequilibrio del Comune di Messina, in corso di esame presso gli Organi Ministeriali competenti, al fine di verificare se esistano i presupposti che la legge indica quale condicio sine qua non per dichiarare il dissesto: a) l’impossibilità di garantire l'assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili; b) l’esistenza nei confronti dell'ente locale di crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte secondo legge”.

Il rischio è che per dissimulare o allontanare il dissesto attraverso operazioni di maquillage si finisca con il perdere ulteriore tempo senza riuscire a risanare la stuazione. A conti fatti da quella relazione di Croce, trasmessa anche al prefetto Trotta, e datata 21 maggio 2013,sono trascorsi due anni con conseguenze anche sul piano dei debiti accumulati.

Rosaria Brancato