Una nuova lettera della Corte dei Conti fa tremare Palazzo Zanca

La Corte dei Conti ha inviato al Comune una lettera con un nuovo ultimatum, provocando l’ennesimo scossone al palazzo. Già instabile dal punto di vista economico e finanziario. Ancora top secret il contenuto della missiva, fatta recapitare sulle scrivanie del commissario straordinario Luigi Croce, dei dirigenti Ferdinando Coglitore e Giovanni Di Leo, del Presidente del Consiglio Pippo Previti e del Collegio dei Revisori dei Conti. Stando alle dichiarazioni di dirigenti e consiglieri – l’organo di controllo intima all’ente di adempiere ad una serie di obblighi entro trenta giorni dal momento della ricezione del documento, cioè da oggi. Nella nota inoltrata a palazzo Zanca, è lunghissima e dettagliata, i magistrati contabili chiedono, dunque, altre misure correttive, da integrare a quelle già richieste subito dopo l’audizione del 9 novembre, alle quali il commissario Croce sta lavorando insieme ai suoi quattro esperti , come da lui stesso confermato in commissione bilancio. L’ennesimo ultimatum della Corte dei Conti ha creato grande preoccupazione, soprattutto tra i rappresentanti dell'area economico-finanziaria di Palazzo Zanca, e anche se nessuno vuole sbilanciarsi in previsioni, il dissesto sembra un’ipotesi sempre meno remota.

Rischia di diventare inutile persino la delibera di adesione al Fondo di rotazione istituito dal Decreto- legge 174, già istruita dai dirigenti Coglitore e Di Leo, firmata da Croce e depositata agli atti dell’ Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale. La situazione è drammatica e, mentre il tempo scorre via inesorabilmente, i correttivi da adottare per salvare il Comune dal fallimento sono troppi e per nulla alla portata di mano per un ente strozzato dai debiti. Fossero anche “solo” 60 milioni di euro – come dicono Coglitore e Di Leo, che mettono in conto solo quelli certificati – o ancora peggio i 240 milioni di euro di cui parlano Croce ed i suoi esperti.

La massa debitoria è una vera e propria zavorra, il Comune ha difficoltà a rialzare la testa e come se questo non bastasse servono addirittura 50 milioni di euro per chiudere il bilancio di previsione 2012. Palazzo Zanca arranca e la città è allo stremo delle sue forze, ferita nelle sue fasce più deboli: i servizi sono ridotti all’osso se non tagliati del tutto (vedi mensa e scuolabus), di contro la tassazione aumenta ed anche chi non ha nulla, neanche lo stipendio a fine mese, deve comunque contribuire.

La Corte dei Conti non molla la presa e con questa nuova lettera fa capire che non ci saranno sconti e chi ha sbagliato deve pagare. Il dissesto non è una calamità naturale, che sopraggiunge improvvisa ed imprevista, ma il risultato inevitabile di una cattiva gestione politica e amministrativa della cosa pubblica, con conseguenze che, purtroppo, ricadranno soprattutto sui cittadini. Se alla fine il dissesto ci sarà, a pagare saranno i messinesi, i padri e le madri di famiglia, i piccoli imprenditori, gli studenti, i bambini. In una parola sola gli innocenti. E pagheranno non solo in termini economici, con l’aumento di tutte le tasse e con la paralisi dell’ economia cittadina che dall’ente pubblico trae la sua fonte di maggior sostentamento, ma anche in termini “morali”, perché costretti a subire un danno che non hanno contribuito a causare.

Unica magra, magrissima, consolazione è che la Corte dei Conti potrebbe decidere di “punire” quegli amministratori riconosciuti «responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave», con l’esclusione dalle cariche pubbliche per dieci anni. Tuttavia, in base a quanto prevede il Testo Unico degli Enti Locali, i magistrati cercherebbero i colpevoli solo nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario. Ad esempio, se il dissesto venisse dichiarato a Gennaio, pagherebbe solo la gestione Buzzanca, che ha avuto tanti difetti e tanti limiti, ma che non può certo essere considerata l’unica responsabile del disastro economico di Messina. (Danila La Torre)