Crocetta scrive a Letta: “Perchè stabilizzi i precari calabresi e discrimini i siciliani?”

Quelli siciliani sono “diversamente precari”. A prendere carta e penna per scrivere al Presidente del Consiglio Letta, e protestare contro la disparità di trattamento è oggi Crocetta che per mesi ha atteso una “mano” dal governo.

Caro Enrico– scrive il Presidente della Regione- i provvedimenti di legge o sono uguali per tutti o sono iniqui. Così si e' verificato ieri al Senato, quando e' stato approvato un emendamento sui precari calabresi che io apprezzo perché risolve il dramma di migliaia di famiglie povere del sud. Solo che la Regione Siciliana, di intesa con il Ministero della Funzione Pubblica, aveva concordato un emendamento che
era sostanzialmente uguale a quello approvato per la Calabria, senza costi aggiuntivi per lo Stato e soprattutto non prefigurava privilegi per la Regione Siciliana ma si applicava a tutto il Paese”.

Da settimane Crocetta cerca di risolvere il problema dei ventimila precari degli Enti locali siciliani (la proroga scade a fine dicembre) arrivando anche allo scontro con il ministro Gianpiero D’Alia che lo ha messo sull’avviso sui rischi delle “proposte populistiche”. La circolare del ministro, che chiarisce i termini sia per le proroghe che per la stabilizzazione in un’ottica di “superamento del precariato” pone però dei paletti rigidissimi che difficilmente la Sicilia potrà applicare. Per il governatore però l’approvazione del provvedimento a favore dei precari della Calabria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

“Cosa racconterò- prosegue Crocetta- ai precari siciliani che aspettano da 25 – 30 anni di risolvere il loro sogno, che c'è un governo che ai loro colleghi calabresi dà di più? Che rende immediatamente possibile la stabilizzazione senza costi per la regione Calabria, mentre in Sicilia dovremo fare gli acrobati attraverso una legge regionale che stiamo elaborando, ispirata a una circolare del Ministero della Funzione Pubblica, che potrà far assumere i precari siciliani in numero ridotto rispetto ai calabresi e lo farà a spese della Regione?”

Il Presidente ricorda al premier le difficoltà economiche della manovra, legate anche ai recenti tagli per 350 milioni che si aggiungono al miliardo e mezzo di tagli del 2013. La missiva si conclude con toni duri, facendo riaffiorare il Crocetta della gente rispetto a quello delle Istituzioni ed il governatore che è alle prese da un anno con casse dissanguate e problemi ereditati dal passato.

“Presidente, la Sicilia chiede di essere trattata come le altre regioni d'Italia, non accetta discriminazioni e comprendo le mobilitazioni siciliane contro il trattamento iniquo che il governo sta praticando nei confronti della nostra Regione. Da Presidente non ho mai condiviso le proteste di piazza, ritengo che non sia questo il ruolo di un uomo delle istituzioni, ma credimi, quando si deve combattere contro le ingiustizie formali e sostanziali, è giusto che ognuno di noi riprenda il ruolo di
cittadino per esprimere la propria indignazione”.

Caro Enrico, insomma, è la sintesi, i precari siciliani sono uguali ai loro vicini di casa. Probabilmente hanno qualcuno in più che li difende…

Rosaria Brancato