Le riflessioni a cuore aperto di De Luca: «Dico no ai privilegi»

Sul tavolo della conferenza dei capigruppo è arrivato questa mattina il documento con le linee guida aggiornate del cosiddetto “Salva Messina”. Prima di entrare nel merito delle misure che intende proporre al Consiglio comunale, il primo cittadino si lascia andare ad alcune «riflessioni a cuore aperto» come lui stesso scrive , commentando: «a rischio la mia vita di Sindaco di Messina perché dai tradizionali annunci sono passato ai fatti»

I concetti riportati nel documento sono quelli già espressi in molte occasioni di confronto con i consiglieri comunali. De Luca attacca inoltre frontalmente i sindacati.

Vediamo i passaggi più significativi:

«Non possono più essere tollerati nel settore pubblico e parapubblico vantaggi derivanti spesso da percorsi assunzionali distanti dalla meritocrazia. La difesa ad oltranza di questi privilegi – anche in danno al bene comune – appare mirata solo ad acuire la già considerevole fortuna di chi si trova, a vario titolo, nel sistema pubblico o parapubblico con un reddito certo ed una pensione più che dignitosa, a scapito di chi non ha avuto, non ha e non avrà mai una prospettiva di tale portata pur avendone maggior titolo e diritto rispetto ai cosiddetti privilegiati.

Non si chieda altro ai cittadini che – con sempre maggiore fatica – pagano i tributi per mantenere una parte crescente di privilegiati figli della logica della appartenenza…

Non si chieda più ai cittadini di sostenere nel settore pubblico il pagamento di due lavoratori per un servizio che può essere svolto da uno solo. Non si chieda più ai cittadini di pagare un servizio pubblico al prezzo di 100 quando lo stesso servizio offerto dal privato può costare 50 ed è migliore sotto il profilo qualitativo e quantitativo.

Non si chieda più ai cittadini nemmeno di pagare due volte un servizio che dovrebbe essere svolto dalle risorse umane comunali e viene invece appaltato ai privati trasformando, di fatto, in zavorra tutti coloro che erano stati assunti per svolgere quelle mansioni e non hanno titolo e competenze per svolgerne altre.

Non si chieda più ai cittadini di continuare a sopportare il pagamento delle guarentigie di un sistema sindacale ormai trincerato esclusivamente a difendere, oltre il consentito, le posizioni di privilegio di coloro che già sono nel sistema pubblico, condannando tutti gli altri a non avere alcuna prospettiva – neppure nel settore privato – per carenza delle risorse pubbliche per fare sistema.

Potremmo continuare all'infinito, ma credo che sia ormai chiaro a tutti che non si vuole denigrare nessuno, ma semmai ricomporre un rapporto di fiducia tra cittadini e dipendenti comunali che si va sempre più incrinando, non per le affermazioni dei sindaco De Luca ma per i ripetuti comportamenti senza etica di buona parte degli inquilini permanenti di Palazzo Zanca e delle sue partecipate.

Non è possibile assistere indifferenti al pagamento del "pizzo legalizzato" che la città deve continuare a pagare ad un sistema municipale pubblico allargato che ha perso dì vista il vantaggio di essere garantito.

L'ex consigliere comunale Gino Sturniolo – da me stimato per la sua coerenza e per la capacità di analisi – fa notare che la logica aziendale mal si applica al cosiddetto welfare. In linea di massima non si può non essere d'accordo. Rimane però un limite invalicabile: l'obbligo legale – e costituzionale – del pareggio di bilancio degli enti pubblici tra i quali i comuni e le sue partecipate…

Le casse sono vuote ed il reale deficit è a livelli quasi irrecuperabili in quanto ormai strutturale.

E quando si è ad un passo – se non oltre – dal dissesto non ci sono modelli culturali da contrapporre, ma solo scelte drammaticamente necessarie da prendere.

D'altronde, una classe dirigente, politica e sindacale, che si ostina a mantenere una città nel degrado morale ed urbano in assenza dei servizi più elementari di sicurezza e civiltà pur di mantenere i privilegi di chi ha avuto la fortuna di vivere all'ombra di Palazzo Zanca, che garanzie può dare alle nuove generazioni di messinesi ormai condannati a lasciare la loro città in cerca di fortuna?

La disarmante verità è che nel progetto "Salva Messina" che ho proposto non c'è nulla che appartenga alle logiche della vecchia politica; non c'è nulla che appartenga alle logiche clientelari ; né tantomeno c’è nulla che appartenga all’usanza di spendere a più non posso lasciando il conto da pagare a chi verrà dopo di noi , e magari anche ai nostri figli ed ai nostri nipoti, sempre che nel frattempo non siano scappati via da questa città.

Noi difendiamo il lavoro intenso come competenza messa al servizio della comunità, non difendiamo semplici posti di lavoro dati spesso senza concorsi secondo logiche di appartenenza a gruppi di potere; non difendiamo il diritto allo stipendio ma il diritto al lavoro , che è cosa ben diversa.

E' stato disarmante per me, uomo incline alla politica del fare, assistere ad un confronto sindacale basato sul no a prescindere, senza una valida controproposta che tenesse conto della disastrosa cornice finanziaria ereditata ed in grado di sostituirsi alle soluzioni da me prospettate.

. D'altronde, è comodo rappresentare i lavoratori percependo lo stipendio senza più lavorare grazie ai distacchi sindacali elargiti in base al numero dei lavoratori tesserati. Purtroppo è proprio questo il vizioso meccanismo che ha fatto perdere di vista la nobile arte della rappresentanza dei lavoratori lasciando spazio alle moderne lobby corporative che mirano al mantenimento dei vantaggi di pochi sulle spalle dei molti disperati e bistrattati. Non c'è alcun dubbio che Messina sia stata messa in ginocchio proprio da vere e proprie cricche politiche e sindacali che hanno agito negli anni come una vera e propria associazione finalizzata allo sperpero del denaro pubblico ed al degrado urbano. A nessuno di loro infatti interessa mettere da parte i soldi per evitare incidenti e vittime dello schianto degli alberi che insistono sulle vie del centro e della periferia non più curati da decenni; a nessuno di loro interessa trovare i soldi per mettere in sicurezza le scuole frequentate anche dai loro figli; a nessuno di loro interessa trovare i soldi per sistemare gli impianti sportivi, piuttosto che le strade, le ville, l'illuminazione pubblica o per eliminare definitivamente il degrado delle baracche.

A tutti loro invece interessa soltanto difendere la rendita di posizione di "disoccupati ben stipendiati" esercitando pressioni sui governanti di turno del palazzo municipale ed esercitando la forza del boicottaggio dei servizi municipali.

Ed ecco perpetrato e continuato il saccheggio delle partecipate, vero bancomat della politica e del malaffare; con ATM che in nome di un servizio di trasporto urbano più efficiente ha generato oltre 30 milioni di nuovi debiti nell'ultimo quinquennio; con l'AMAM che – pur non riuscendo a garantire il servizio di approvvigionamento idrico – viene utilizzata per finanziare le spese pazze del palazzo municipale essendo costretta a bruciare oltre 40 milioni di euro di presunti – e pertanto illeciti – utili dal 2014 al 2023 per finanziare il piano di riequilibrio e dei quali l'Agenzia delle Entrate di Messina ha iniziato a chiedere conto e ragione; con Messina Servizi che ha ereditato tutti i mali della precedente società Messinambiente e non ha le risorse per poter sostenere un piano industriale in grado di tenere la città pulita e di far aumentare la raccolta

Purtroppo il disastroso contesto urbano di Messina agevola la cultura della raccomandazione e spesso rende protagonisti gli artefici ed i professionisti delle scorciatoie e della mediocrità.

Ma io e la mia squadra di uomini e donne presenti nella Giunta Comunale e negli organi sociali delle partecipate abbiamo il dovere di tentare di scardinare questa logica ormai assunta a vera e propria cultura andando avanti senza se e senza, seppur consapevoli di prendere sputi in faccia e colpi bassi ai limiti del martirio.

Noi siamo molto provati, ma nel contempo siamo sereni e pronti con la valigia in mano a togliere il disturbo, perché siamo innamorati del perseguimento del bene comune e della concreta giustizia sociale avendo già giurato astinenza dagli status simbol derivanti dalle poltrone».