Caro diario ecco come finì a Messina il derby tra Fannulloni e Stakanovisti

Caro diario ti racconto cosa accadde a Messina nell’anno I della sindacatura De Luca, quando scoppiò il #fannullonigate. Le dichiarazioni del sindaco su varie forme di atavico malcostume, l’avvio di controlli e sanzioni per furbetti e affini scatenarono un putiferio. A destare stupore non fu tanto il fatto in sé, ben noto a tutti ed esteso al BelPaese, quanto il fatto che fosse stato evidenziato per porvi rimedio. Da un lato ci furono i “fan”, quelli pronti a creare le “ronde del badge”, dall’altro quelli che si arrabbiarono perché non si può fare di tutta l’erba un fascio. Il problema del fascio di erba però è che bisogna vedere quanta è gramigna e quanto prato inglese. A lungo andare la gramigna può rovinare il prato inglese e desertificare un terreno. Ti racconto così quel che accadde quando si decise di risolvere la querelle con una partita all’ultimo gol tra fannulloni e stakanovisti. All’inizio si pensò ad un torneo con numerose squadre a contendersi un Premio Vacanza, ma scoppiarono liti furibonde. Le squadre pronte ad iscriversi non mancavano in entrambi i fronti: Nullafacenti Boys, Nati stanchi Football Club, AS.104 for ever, Vade Retro lavoro, Amici dell’ozio per il gruppo dei fannulloni e, per quanto riguarda le squadre degli stakanovisti:

Stakanovistipercolpatuachenonstocchiunchiodo, FC Lavoratori assennati in via d’estinzione, Culidipiombo, h24, Non raccomandati pentiti, Tuttalavitainufficio.

Il problema fu la decisione sui giorni delle gare e gli orari di allenamento. I Nullafacenti Boys portarono ben 3 pareri dei revisori dei conti ed una sentenza di Cassazione che attestava che: “una gara tra dipendenti pubblici, volta ad attestare la migliore funzionalità professionale non può altresì svolgersi in giornata festiva, notoriamente riservata al ristoro del dipendente stesso”. Stando a questa tesi sia le gare che gli allenamenti, poiché destinati a migliorare la qualità della vita del dipendente e di conseguenza a rendere un miglior servizio all’utente, dovevano regolarmente tenersi durante l’orario settimanale, essere inserite nei contratti integrativi e prevedere come straordinario l’indennità rischio fatica. Sulla diatriba si tennero infuocate assemblee sindacali, basate sul quesito: e se per caso durante gli allenamenti qualcuno si fosse fatto male?

Si era inoltre creato un clima di competitività interna alle categorie al punto che nessuno avrebbe mai accettato l’onta di veder vincere il torneo ai Nati stanchi delle Partecipate, soffiando il primato ai “W la 104- settore sanità”. Ne andava del prestigio della categoria.

D’altra parte gli stakanovisti non riuscivano invece a trovare uno spazio libero per allenarsi e insistevano perché il torneo venisse disputato di domenica. Alla fine si decise per un derby tra tutte le categorie in un solo colpo. Le due squadre inoltre avevano l’obbligo di garantire il 40% delle quote rosa.

Le selezioni per la squadra dei Fannulloni durarono 3 settimane, furono organizzati turni di colloqui divisi per ordine alfabetico, Ente pubblico di provenienza e sponsor politico che li aveva raccomandati. L’affluenza registrata ai provini ed ai colloqui fu da record al punto da rendere difficile da parte della Commissione d’esami scegliere l’allenatore ed il capitano. Allenatore fu scelto un impiegato che aveva esibito un certificato di allergia al lavoro (manuale e non) e che al provino riuscì a non spostare una lettera da un lato all’altro della scrivania per 5 giorni consecutivi. Fu acclamato dalla Commissione e vollero anche il medico di base che gli aveva firmato il certificato di allergia al lavoro come medico della squadra.

Sul fronte avversario fu difficile riuscire a trovare i componenti della squadra, anche perché la vittoria degli stakanovisti non era neanche quotata dai bookmakers. Durante le selezioni per gli stakanovisti fu previsto un colloquio con uno psicoanalista per verificare se gli aspiranti giocatori subissero il fascino del fannullone in ufficio e soffrissero quindi di Sindrome di Stoccolma (in quel caso venivano scartati) o se avessero mai tentato di denunciarli (in questo caso entravano a far parte della squadra). Allenatore degli stakanovisti fu scelto un impiegato pubblico risultato vincitore di un concorso pubblico realmente espletato nel lontano 1970 e vinto senza alcuna raccomandazione.

Il testimonial dei fannulloni si presentò sin dal primo giorno acclamato dai suoi fan: Checco Zalone ed impose che ad ogni inizio di seduta di allenamento i giocatori guardassero Quo Vado. Fuori dal bar scelto come sede sociale della squadra, ad ogni fine allenamento c’era la fila per i selfie e per la firma degli autografi sui certificati di malattia. Come arbitri vennero scelti Ficarra e Picone perché erano riusciti a riscuotere successo con due messaggi totalmente opposti, ovvero “Nato stanco” e “L’Ora Legale”.

Gli stakanovisti invece non riuscivano a trovare uno straccio di testimonial. Niente è mai stato dedicato a chi lavora, un film da Oscar, uno spettacolo teatrale, una biografia, un Premio, un’inchiesta. Adriano Celentano e la moglie Claudia Mori un tempo cantavano “Chi non lavora non fa l’amore” ma ormai nessuno se ne ricorda più, soprattutto nell’era di Rovazzi e del suo “trattore in tangenziale”. La situazione tra gli stakanovisti era seria. Mancavano gli aspiranti giocatori, quasi tutti o erano affetti da Sindrome di Stoccolma o si sentivano in colpa per essere ligi al lavoro e alle regole. Erano riusciti a stento a formare la prima squadra e le giovanili, ma scarseggiavano le riserve. Nessun stakanovista che si rispetti vuol stare in panchina ed anzi, se per caso si siede, pensa di essere morto o andato in quiescenza. Ma pensa che ti ripensa alla fine trovarono il testimonial. Anzi i testimonial. Erano i giovani messinesi costretti ad andar via per lavoro e per studio, i migliori andati via per far spazio ai raccomandati e ai furbetti. In una città abituata al malcostume le conseguenze si vedono sull’inefficienza dei servizi, sul mancato sviluppo, sulla classe dirigente mediocre.

Intanto De Luca venne indagato per faziosità, perché tifava per gli stakanovisti. Fu accusato di conflitto d’interesse perché aveva attaccato i nullafacenti, anzi venne raggiunto da avviso di garanzia con l’ipotesi di essere il mandante della caccia alle streghe e fu imbavagliato e chiuso in uno scantinato per una settimana senza telefono e senza internet. Un hacker nel frattempo prese il suo posto nel profilo facebook sostituendo il programma del giorno con gare alla play station e sveglia a mezzogiorno.

Lo stadio, il giorno del derby, era bellissimo a vedersi. I “Furbetti del cartellino di Udine” stavano accanto ai “Raccomandati di Perugia”, mentre “Lavoratori Indefessi Ultras di Napoli”, nonostante fossero in 3, riuscirono a tirare su il morale al club genovese “La prossima vita rinasco impiegato al catasto”, e ai “Fo tutto jo” di Bergamo (questi ultimi sorpresi di scoprire che al Sud c’è un sacco di gente che si fa un mazzo così proposero un gemellaggio con la sezione Culidipiombo di Palazzo Zanca).

La haka dei Fannulloni prima dell’inizio della gara fece terrorizzare i poveri stakanovisti perché più che un ballo fu una pioggia di certificati di malattia, giustificazioni, intolleranze alimentari che impedivano di guidare l’autobus o raccogliere l’immondizia, biglietti vacanze in ogni parte del mondo. Il ritornello dell’haka era la minaccia agli stakanovisti di lasciarli soli negli uffici per i prossimi 6 anni con le più disparate giustificazioni.

Sugli spalti sembrava di essere a Carramba che sorpresa. Colleghi d’ufficio che si ritenevano scomparsi dal 1988 riapparvero per l’occasione e ci furono vere e proprie rimpatriate con tanto di foto ricordo “quelledelloshopping delle 11”, “gli inidonei del ‘99”, “i leopardi del badge” “i mai rientrati del pomeriggio”. Insomma una gran festa.

Nella Tribuna Vip invece un’intera ala fu riservata ad una Commissione speciale miracoli inviata dal Vaticano, dopo che un anonimo aveva spedito la foto dell’attaccante dei Fannulloni, che agli atti risultava inabile al lavoro perché privo di una gamba ma in campo faceva faville e lo chiamavano “il Ronaldo degli amici dell’ozio”.

Caro diario, so che ti chiedi com’è finita la gara. Io tifo spudoratamente per chi lavora e siccome questa è una storia di fantasia decido io chi ha vinto. Hanno vinto loro. Quelli che lavorano il doppio e il triplo al posto degli altri, quelli che credono nella dignità del lavoro, quelli che non vedono il pubblico come un osso da spolpare. So che nella realtà vincono i furbetti e ai più sono persino simpatici. Gli stakanovisti nessuno li difende anche perché non si sanno difendere da soli e nel famoso “fascio di erba” soffrono di solitudine rispetto alla gramigna.

Ma questa rubrica è “casa mia”. Ed io li faccio vincere. 10000000 a 0.

Rosaria Brancato