Come (NON) sono cambiati i bilanci di Palazzo Zanca nell’era Croce e nell’era Accorinti

Bilancio consuntivo 2012, bilancio di previsione 2013, bilancio consuntivo 2013, bilancio di previsione 2014. Sono quattro i documenti economico – finanziari approvati durante l’amministrazione Accorinti. In mezzo anche tre diverse versioni del piano decennale di riequilibrio: la prima bocciata il 30 gennaio 2014, la seconda approvata il 2 settembre 2014 e la terza (che era la rimodulazione delle seconda versione) votata il 28 febbraio scorso .

L’inchiesta della magistratura sui bilanci di Palazzo Zanca, che prende in esame solo quelli proposti ed approvati dal 2009 al 2011, ci induce ad accendere i riflettori sugli ultimi bilanci comunali, per vedere se certe pratiche contabili sono state superate o se invece continuano ad essere perpetrate.

L’indagine giudiziaria avviata dalla Procura di Messina prende le mosse da alcuni rilevi tecnici sui documenti economico-finanziari e mette in luce una serie di presunti artifizi contabili che avrebbero indotto dirigenti, sindaco, assessori, revisori dei conti e consiglieri comunali ad approvare bilanci palesemente falsi , allo scopo di dissimulare una conclamata situazione di dissesto, traendone così una situazione di vantaggio personale in relazione alla carica ricoperta e gravando sui cittadini con una onerosa imposizione contributiva.

Tralasciando il merito dell’impianto accusatorio, su cui dovrà adesso esprimersi il gip, vogliamo partire dalle criticità evidenziate dal Pm Carchietti, che si è affidato alla relazione tecnica del consulente Vito Tatò, il quale ha soprattutto evidenziato la pessima gestione del patrimonio immobiliare e delle società partecipate e stigmatizzato la mancata iscrizione nei cocumenti contabili dei debiti fuori bilancio.

I rilevi tecnici da cui parte la magistratura sono gli stessi per cui la Corte dei Conti, in questi ultimi anni, ha ripetutamente scritto al Comune, continuando a farlo anche dal 2012 ad oggi. Senza tuttavia – questo va sottolineato – mai sollecitare, nel periodo 2009-2011, la Prefettura a diffidare formalmente gli amministratori di Palazzo Zanca a dichiarare il dissesto, come sarebbe stato nelle sue prerogative. Ad ottobre 2012 , la Corte dei Conti intervenne con la delibera 355/2012 PRSE, concedendo al Comune 30 giorni tempo per attuare le misure correttive al fine di evitare il dissesto. La deliberazione fu successivamente sospesa ex lege a seguito della presentazione del piano di riequilibrio da parte del Comune, in virtù dell'introduzione della procedura di riequilibrio attraverso il decreto 174/2012, meglio conosciuto come decreto salva-comuni..

ERA CROCE

In questo nostro viaggio tra i bilanci comunali vogliamo provare a capire se le “anomalie” contabili registrate nei documenti finanziari che vanno dal 2009 al 2011 sono sparite dal 2012 in poi o sono ancora lì, sotto i nostri occhi. L’inchiesta della Procura si ferma al rendiconto 2011, dobbiamo quindi partire dal bilancio di previsione 2012, approvato in era Croce.

Dopo un andirivieni dalla Ragioneria ed un iniziale rifiuto dell’ex procuratore capo Luigi Croce di apporre la propria firma, il bilancio di previsione 2012 venne approvato il 31 dicembre 2012 (circostanza destinata a ripetersi) con 33 voti favorevoli, due astenuti e nessun contrario. Per espressa volontà del commissario Croce e nonostante le remore del ragioniere generale Coglitore e del Collegio dei revisori dei Conti, il previsionale 2012 prevedeva tra le entrate anche i 40 milioni di euro promessi da Crocetta (mai arrivati!). Le risorse regionali servivano a far quadrare i conti e chiudere il bilancio in pareggio. Qualche mese più tardi, anche quel documento contabile e finanziario, come quelli che lo avevano preceduto e quelli che arriveranno dopo, finì sotto le grinfie della Corte di Conti, la quale tornava a segnalare le gravi criticità gestionali di Palazzo Zanca.

ERA ACCORINTI

Il trend negativo non cambia in era Accorinti ed i quattro bilanci approvati durante questa amministrazione ne sono un esempio lampante. Debiti fuori bilancio e disallineamento contabile con le società partecipate erano e restano il tallone d’Achille dei documenti economico- finanziari di Palazzo Zanca. Lo ha ribadito la Corte dei Conti per il bilancio consuntivo 2012, che ha elencato tra gli elementi di «grave criticità» proprio l’enorme mole di debiti fuori bilancio e le discrasie contabili tra l’ente e le sue partecipate. Il rendiconto 2012 fotografa in numeri gli ultimi otto mesi dell’amministrazione Buzzanca ed i primi quattro della gestione Croce ma è stato predisposto ed approvato, in Giunta ed In Consiglio, durante l’amministrazione Accorinti . Per via di quel rendiconto, il Comune di Messina ha ancora oggi le spese bloccate, su preciso diktat della Corte dei Conti.

La situazione non migliora con il bilancio di previsione 2013, votato il 30 dicembre 2014. La veridicità del previsionale 2013 è stata resa traballante da quell’ ammanco da 9 milioni di euro dovuto ad una «duplicazione di voci in entrata» relativamente all’Imu. Errore ammesso dallo stesso vice-sindaco Guido Signorino.

Ma il caso più eclatante è certamente rappresentato dal bilancio consuntivo 2013, presentato dalla giunta Accorinti in doppia versione: la prima con un avanzo di circa 6,5 milioni di euro, la seconda con disavanzo di circa 2,5milioni di euro.

Dal rendiconto, votato dal Consiglio comunale dopo un iter lungo e travagliato lo scorso due dicembre, emerge chiaramente il mancato allineamento dei conti del Comune con quelli delle società partecipate, in quanto “sorvola” sulle partite finanziare degli organismi partecipati, come se queste non esistessero. L’esecutivo di Palazzo Zanca si limita, infatti, ad allegare alla delibera n.548 uno schema con i dati rilevati dall’ultimo bilancio consuntivo approvato dalle singole società partecipate. Dal rendiconto 2013 spariscono anche i debiti fuori bilancio. Tanto per le partecipate quanto per i debiti fuori bilancio l’amministrazione Accorinti rimanda tutto al piano decennale di riequilibrio, al quale la giunta Accorinti ha deciso di aggrapparsi con le unghie e con i denti per non dichiarare il dissesto.

PIANO DI RIEQUILIBRIO E DINTORNI

Il destino della manovra finanziaria decennale varata dall’esecutivo di Palazzo è peraltro indissolubilmente legato al consuntivo 2013 e soprattutto a quel parametro 6 da cui dipende la deficitarietà dell’ente. Se come dicono i revisori dei conti le spese del personale delle partecipate devono essere calcolate nei bilanci di Palazzo Zanca, il Comune di Messina sarà riconosciuto ente strutturalmente deficitario e dunque non potrà accedere al Fondo di rotazione, per aver sforato il limite del 38% nel rapporto tra spesa del personale/entrate correnti.

In ogni caso, a prescindere dal parametro 6, la sostenibilità del piano di riequilibrio è tutta da dimostrare, perché non tiene conto delle linee guida della Corte dei Conti (leggi qui) e perché, per risanare le proprie casse, il Comune di Messina si affida agli introiti che dovrebbero arrivare da Atm ed Amam, cioè dall’azienda trasporti, che è sull’orlo del fallimento e negli ultimi 20 anni ha prodotto solo perdite; e dalla società che gestisce il servizio idrico, la quale ad oggi si è dimostrata incapace di riscuotere i propri crediti e ha debiti con Palazzo Zanca oltre che con terzi fornitori.

Al di là delle rosee previsioni prospettate nel piano di riequilibrio e delle roboanti dichiarazioni, mancano ancora all’appello i contratti di servizio con Amam ed Atm, che sono stati approvati dalla Giunta ma non dal Consiglio comunale, organo competente a deliberare, e dunque oggi non hanno alcuna valenza, con il risultato che i rapporti economici e giuridici tra queste aziende ed il Comune continuano ad essere privi di qualsiasi accordo tra le parti. Le spese di Palazzo Zanca, quindi, continuano ad essere incontrollabili, oggi come in passato. L’ “avvento” della Giunta Accorinti non ha segnato la svolta sperata neanche per quanto riguarda i bilanci Atm, dei quali in Consiglio comunale non c’è traccia. Non va meglio sul fronte Messinambiente, società formalmente in liquidazione che paga consulenti e rimborsi spese a destra e manca ed opera come una società in piena salute, con costi di gestione rimasti invariati negli anni, con l’unica differenza che adesso tutto il costo del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti è sulle spalle dei cittadini.

Tornando ai bilanci comunali, non convince per nulla neppure il bilancio di previsione 2014, approvato il 31 dicembre scorso, con somme cancellate o spostate da un capitolo all’altro fino all’ultimo giorno. Nel documento di programmazione- come hanno denunciato alcuni consiglieri comunali – non viene, inoltre, riportato il disavanzo da oltre due milioni di euro registrato nel consuntivo 2013. Il previsionale 2014, come il consuntivo 2013, si caratterizza, poi, per quegli “auto-emendamenti” con cui la giunta modifica e stravolge le sue stesse delibere per recepire le indicazioni dei revisori dei conti, pratica prima sconosciuta e divenuta usuale durante l’amministrazione Accorinti.

Adesso i consiglieri comunali aspettano al varco l’amministrazione comunale sul bilancio consuntivo 2014 e sul bilancio di previsione 2015.

"CI METTO LA FACCIA"…

In occasione dell’approvazione del previsionale 2014 prima e del piano di riequilibrio dopo, il sindaco Renato Accorinti si era impegnato a presentare il previsionale 2015 entro marzo. «Ci metto la faccia», aveva detto in Consiglio Comunale, ma ad oggi – arrivati quasi alla fine di marzo – non solo non c’è il documento di programmazione ma non c’è neanche l’ombra del rendiconto 2014.

Danila La Torre