Genovese-Rinaldi:cosa prevede la legge Severino e la riflessione sulle dimissioni

Dopo le condanne ci sono due valutazioni da fare: una di tipo tecnico, collegata alla legge Severino ed un’altra in merito a passi indietro da fare indipendentemente dalla normativa.

Grazie alla consulenza dell’avvocato Marcello Scurria, autorevole amministrativista che ovviamente si è limitato all’aspetto tecnico senza alcun’altra valutazione, cerchiamo di capire cosa prevede nei casi di condanna la normativa a proposito di sospensioni o decadedenza. Poi passeremo alle riflessioni politiche.

LA LEGGE SEVERINO

Francantonio Genovese- l’ex sindaco di Messina, attualmente parlamentare di Forza Italia è stato condannato in primo grado ad 11 anni nonché all’interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della condanna. La legge Severino però, proprio perché si tratta di un parlamentare non prevede la sospensione o la decadenza fino al terzo grado di giudizio. Anche l’interdizione dai pubblici uffici non scatta fino a sentenza passata in giudicato. Al momento poiché sottoposto ad obbligo di dimora, non partecipa alle sedute della Camera. In teoria Genovese potrebbe anche decidere di candidarsi alle prossime Politiche e se eletto restare in carica fino al terzo grado di giudizio. Per fare un esempio, il Senato votò la decadenza di Berlusconi il 27 novembre del 2013 in seguito alla condanna a 4 anni passata in giudicato nell’agosto di quell’anno nell’ambito del processo Mediaset. Il 19 ottobre poi gli è stata irrogata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e ha lasciato il Senato. Berlusconi non potrebbe più ricandidarsi (il divieto era per 6 anni) e si è rivolto alla Corte di Giustizia europea contro la legge Severino (la Corte non si è ancora pronunciata)

Franco Rinaldi- il deputato regionale, cognato di Genovese e con lui transitato dal Pd a Forza Italia è stato condannato in primo grado a 2 anni e mezzo. Per lui i Pubblici ministeri avevano chiesto 5 anni. Nel dettaglio è stato assolto per non aver commesso il fatto dall'accusa di associazione e da una ipotesi di truffa contestata, ossia le false attestazioni che hanno consentito a due collaboratori di risultare in servizio all'Enfap mentre in realtà erano impegnati nelle attività di segreteria particolare dei due onorevoli. La condanna a due anni e mezzo è arrivata per l'accusa legata alle false fatture emesse dalla Paride srl, la società immobiliare che contra tra i soci anche il costruttore Orazio De Gregorio (condannato in primo grado) e la moglie Paola Piraino (assolta da ogni accusa). Le fatture risalgono al biennio 2011-2012. Rinaldi è stato condannato per false fatturazioni, reato che non prevede l’automaticità della Severino, ma, poiché la condanna supera i 2 anni per un reato non colposo potrebbe essere applicata, ma solo in appello. Lo stesso vale per le pene accessorie. In sostanza la Severino non prevede l’immediata sospensione di Rinaldi almeno fino al secondo grado. Qualora poi l’appello dovesse ridurre la pena attuale a meno di 2 anni, o andare in prescrizione, la sospensione non scatterebbe. Ad ottobre ci saranno le elezioni regionali e sempre in base alla legge Severino, se Rinaldi volesse candidarsi potrebbe farlo, e sarà proclamabile salvo conferma della sentenza in appello.

L’ASPETTO POLITICO

Fin qui, in base alla legge Severino non scatterebbe alcuna forma di sospensione o decadenza in questa fase né per il parlamentare né per il deputato regionale.

Sia Genovese che Rinaldi sono inoltre coinvolti in Corsi d’oro 1, che tra un mese dovrebbe andare a sentenza, nel processo scaturito dall’operazione Matassa che inizierà sempre a febbraio. Ai 16 milioni di euro che dovrà pagare al fisco per un altro filone d’indagine, si aggiunge il sequestro di 1 milione di euro per fatture false emesse nei confronti di due società di navigazione, la Caronte e la NGI. Per questa vicenda sono indagati gli amministratori pro tempore. Nei due filoni di Corsi d’oro sono coinvolte le rispettive mogli ed una delle loro sorelle (tutte condannate in primo grado), nonché esponenti dell’allora Pd, e collaboratori storici del gruppo Genovese. Gli accertamenti della Guardia di finanza stanno interessando i gruppi che vedono socio lo stesso ex sindaco. Al di là delle valutazioni tecniche legate alla Severino, tutti questi aspetti riguardanti un quadro che va sempre più facendosi ampio, impongono riflessioni di tipo politico. Indipendentemente dai doverosi 3 gradi di giudizio, 3 filoni d’inchiesta principale, più accertamenti finanziari, che andranno avanti almeno per altri 2 anni fino alla Cassazione richiederebbero una riflessione da parte di Genovese su un passo indietro dalla politica che gli possa consentire di affrontare con maggiore serenità l’intero iter processuale. La riflessione infatti non riguarda più soltanto i singoli deputati, ma le loro famiglie e quanti nel corso degli anni hanno fatto parte del gruppo politico. Mai come in quest’ultimo periodo Messina è divisa, vive un clima di tensione sociale che necessiterebbe di ponderate riflessioni per evitare che la situazione peggiori con il trascorrere dei mesi a maggior ragione se all’orizzonte, tra il 2017 ed il 2018 ci saranno ben 3 elezioni: regionali, Politiche, amministrative.

LE DIMISSIONI

A richiedere apertamente le dimissioni dei due parlamentari sono gli esponenti del M5S Valentina Zafarana e Francesco D’Uva che fanno appello anche a Forza Italia: “Franco Rinaldi deve dimettersi ancor prima di aspettare la Severino. E’ immorale che un uomo coinvolto in simili vicende continui a percepire un lauto stipendio da parlamentare regionale. La sentenza di primo grado infatti mette in luce il modo in cui sarebbe stato deturpato il futuro dei giovani messinesi. Se Rinaldi non farà spontaneamente un passo indietro anziché attendere la sospensione dall’incarico e come vorrebbe lo stile di un uomo chiamato a far rispettare l’onore delle istituzioni, sia il suo partito a farlo dimettere. Peraltro ci chiediamo come mai l’attuale presidente della Regione Rosario Crocetta che si è sempre mostrato intransigente verso l’utilizzo clientelare del settore della formazione, non abbia mai sospettato da dove potessero provenire i voti che hanno contribuito in modo importante alla sua elezione”. Punta il dito verso Francantonio Genovese, il deputato nazionale Francesco D’Uva: "Se è pur vero che siamo ancora al primo grado di giudizio e quindi bisognerà comunque attendere gli ulteriori sviluppi processuali, è impossibile non inquadrare questa prima sentenza in una cornice di 'giusta giustizia'. Francantonio Genovese è stato definito come il 'perno' di un’associazione a delinquere che operava a livello regionale e che poteva contare su una schiera di 'affiliati'. La sentenza parla chiaro. Adesso noi chiediamo che Genovese faccia il doveroso passo indietro e si dimetta da parlamentare. Lo riteniamo il minimo dopo una condanna – che seppur di primo grado, è pur sempre una condanna".

Rosaria Brancato