La Corte dei Conti boccia la relazione del I semestre 2013. Resta il rischio default

Palazzo Zanca finisce ancora una volta nel mirino della Corte dei Conti, sezione di controllo per la Regione Siciliana. Dopo aver stroncato il bilancio consuntivo 2012 (vedi correlato), i magistrati contabili bocciano, senza possibilità di appello, la Relazione semestrale del sindaco del Comune di Messina, con riferimento al primo semestre 2013 (quando a Palazzo Zanca c'era ancora il commissario straordinario Luigi Croce) .

Secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, lo schema di relazione in esame si compone di due sezioni: la prima sezione, dedicata alla regolarità della gestione amministrativa e contabile, è volta ad acquisire notizie sul rispetto dei parametri della regolarità amministrativa e contabile e mira ad evidenziare eventuali lacune gestionali in grado di alterare i profili di una sana e corretta gestione finanziaria; la seconda sezione, dedicata all’adeguatezza ed all’ efficacia del sistema dei controlli interni, intende rilevare le eventuali criticità di fondo nel sistema organizzativo-contabile.

Dall’esame della suddetta relazione e dei relativi allegati che il Comune di Messina ha inviato a Palermo «sono emerse numerose e rilevanti criticità con riferimento ad entrambi i suddetti ambiti di controllo». Così si legge testualmente nella delibera n.68 dello scorso 14 Aprile, che porta in calce la firma del relatore Gioacchino Alessandro, del presidente Maurizio Graffeo e del consigliere Licia Centro. Questo nuovo atto della Corte dei conti fa seguito all’adunanza in cui si è discusso anche del consuntivo del 2012 ma è stato recapitato a Palazzo Zanca solo nelle scorse ore.

Vediamo nel dettaglio in cosa consistono i rilievi della Magistratura contabile.

Sezione prima, regolarità della gestione amministrativa e contabile. Con specifico riferimento alla programmazione, la Corte dei Conti “rimprovera” nell’ordine al Comune di Messina: la mancata approvazione del bilancio previsionale 2013 e della relazione previsionale e programmatica; la mancata approvazione del piano generale di sviluppo; la mancata adozione degli strumenti di programmazione; la mancata strutturazione dell’organizzazione dei singoli servizi sulla base della rilevazione delle esigenze della popolazione; la mancata individuazione, in sede di relazione previsionale e programmatica, degli obiettivi gestionali, per le società partecipate, in riferimento a precisi standard qualitativi e quantitativi; la mancata programmazione, nel primo semestre 2013 , di interventi per migliorare il grado di riscossione delle entrate proprie, con particolare riferimento a quelle tributarie; la mancata coerenza del programma triennale dei lavori pubblici e di realizzazione delle opere di cui all’elenco annuale con il bilancio e con il piano dei pagamenti anche ai fini del rispetto del patto di stabilità.

Per quanto riguarda la gestione, la Corte distingue tra entrate e spese. Per quanto riguarda le entrate, i magistrati contabili segnalano in particolare: l’ incongruenza delle entrate di competenza riscosse nel semestre rispetto ai dati previsionali; l’inidoneità del grado di riscossione delle entrate di competenza (riscossione/accertamenti) a garantire gli equilibri di cassa anche avendo riguardo all’andamento storico; la mancata riscossione nel semestre di entrate straordinarie; l’irregolarità della riscossione dei proventi da locazione e/o ogni altro provento connesso all’utilizzo o affidamento in concessione dei cespiti patrimoniali; la concessione di beni in comodato gratuito o altra forma di esenzione, dal pagamento di canoni e/o tariffe; e in merito alla gestione del patrimonio, l’assenza di accertamenti relativi ad alcuni immobili inclusi nel programma di dismissione di attività patrimoniali ( ad esempio Silos ex granai, magazzini generali, ex scuola Pietro Donato, Caserma V.V. F.F., immobile ex AMAM Gravitelli).

Secondo la Corte dei Conti, non sarebbero state inoltre fornite le informazioni attinenti «l’espletamento mediante gara o meno della gestione dell’attività di riscossione; e la percentuale di inesigibilità a seguito delle verifiche effettuate sula gestione del carico”.

Per quanto riguarda le spese, i magistrati contabili evidenziano: il mancato rispetto da parte delle società affidatarie in house delle prescrizioni… in tema di reclutamento di personale e conferimento di incarichi (ATM, ATO ME 3 S.p.a., AMAM S.p.a., nonostante si dichiari di non aver proceduto al reclutamento di nuovo personale) nonché l’assenza da parte della società INNOVABIC S.r.l. in tema di acquisto di beni e servizi e da parte di ATO 3 in tema di conferimento di incarichi, a causa della mancata trasmissione all’ente da parte delle società; la rilevazione di criticità, nella gestione dei servizi pubblici locali, anche in virtù di sopravvenute ed imprevedibili esigenze di carattere straordinario, che hanno richiesto interventi non programmati; la mancata effettuazione della stima del contenzioso che potrebbe potenzialmente generare passività.

Per la Corte dei Conti, Palazzo Zanca pecca anche in tema di trasparenza, a causa della «mancata adozione dei regolamenti volti a disciplinare le modalità di pubblicità e trasparenza dello stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo».

Sezione seconda, adeguatezza ed efficacia del sistema dei controlli interni. In merito alle forme di controllo sugli organismi partecipati, la Corte torna a bacchettare il Comune di Messina per la mancata stipula de contratti di servizio con tutte le società partecipate. Per quanto concerne, invece, il controllo di regolarità amministrativa contabile, evidenzia la mancata ridefinizione dei ruoli e delle responsabilità dei dirigenti.

Come si può leggere nella delibera n.68, durante l’adunanza del 14 Aprile, il segretario/ direttore generale Antonio Le Donne ed il ragioniere Antonino Cama, andati a Palermo in rappresentanza dell’ente, hanno cercato di far cambiare idea ai giudici contabili, spiegando loro che i profili di criticità segnalati sono imputabili alle precedenti gestioni e che la nuova amministrazione, insediatasi nel secondo semestre 2013, ha intrapreso un percorso di riorganizzazione ed adeguamento attraverso misure strutturali. Per la Corte, però, «i chiarimenti offerti dai rappresentanti dell’ente in adunanza non hanno consentito di superare le osservazioni mosse, lasciando inalterati i profili di problematicità per la totalità degli aspetti oggetto del deferimento».

E proprio sugli aspetti oggetto del deferimento, i magistrati approfondiscono le motivazioni per cui bocciano il modus operandi degli amministratori di Palazzo Zanca.

A proposito del ritardo nell’approvazione del bilancio e delle inevitabili e negative ricadute sulla programmazione dell’ente, i magistrati contabili evidenziano, ad esempio, che il Comune avrebbe potuto procedere – come prevede una recente deliberazione della Sezione delle Autonomie n.23/2013 – «all’approvazione di un bilancio per così dire provvisorio, ma incentrato sui principi contabili della prudenza, dell’attendibilità e della coerenza». La Corte dei Conti puntualizza, inoltre, che in assenza di un bilancio di previsione approvato è poi necessario «un attento e costante monitoraggio della gestione dei residui, della competenza e della cassa, nonché della presenza di debiti fuor bilancio e altre passività potenziali nella parte in cui non siano stati individuati adeguati mezzi finanziari per ripristinare l’equilibrio complessivo»

La Corte non risparmia critiche a Palazzo Zanca sulla mancata esigibilità delle entrate, non solo ricordando «le doverose verifiche da parte dell’ente», ma anche ribadendo che «la mancata riscossione è imputabile alla lentezza della notifica del carico ruoli ed alla scarsa attività nel recupero coattivo».

Quanto alla gestione dell’ente, i magistrati contabili parlano di «gravi profili di irregolarità della gestione amministrativa e contabile, soprattutto alla luce della condizione di profonda crisi strutturale in cui versa il Comune». Segnalano, inoltre «la grave carenza dell’ente in ordine al controllo sui propri organismi partecipati pesanti ricadute e serio pregiudizio per i già compromessi ed assai precari equilibri di bilancio dell’ente». A tal proposito sentenziano: «l’attuale assetto del sistema di governance delle partecipate … si discosta in maniera preoccupante da basilari principi di sana gestione finanziaria »

Alla luce delle tante, e non certo nuove, criticità rilevate, i magistrati contabili non escludono una eventuale segnalazione alla Procura presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione siciliana. Nel frattempo deliberano di segnalare «gli evidenziati aspetti al presidente del Consiglio comunale, al sindaco ed all’Organo di revisione dei conti e di riservarsi ogni ulteriore valutazione per le successive attività di competenza»

Immediata la risposta della presidente del Consiglio, Emilia Barrile, che ha già inviato una lettera al segretario/direttore Le Donne, al sindaco Accorinti e a tutti assessori , all’assessore regionale all’ economia Agnello , ai consiglieri comunali, al Collegio dei revisori e per conoscenza alla Corte dei conti.

«Quest’ufficio – si legge testualmentenei limiti delle competenze che gli vengono attribuite dall’ordinamento amministrativo non può che sollecitare tutti i soggetti in indirizzo affinché provvedano, in virtù delle funzioni di cui sono titolari, ad avviare tutti i provvedimenti necessari per rimuovere le denunciate criticità e, per la parte riferita alle attribuzioni del Consiglio comunale, a trasmettere le proposte di deliberazioni di adeguamento del sistema normativo comunale vigente…».

L’ennesima, durissima, nota della Corte dei Conti è la chiara e palese dimostrazione che il default di Palazzo Zanca è ancora un pericolo incombente.

Danila La Torre