Il Pd in Sicilia cambia verso, a Messina resta saldamente in mano a Genovese

Fausto Raciti è il nuovo segretario regionale del Pd. Trent’anni a marzo, deputato, presidente dei Giovani Democratici, sostenuto dall’asse Cuperlo-Renzi-Crocetta, ha superato il 61% e conquistato la maggioranza dell’Assemblea regionale con 103 delegati su 180, ma è stata una vittoria senza elettori, che hanno disertato le primarie aperte. Dai 130 mila dell’8 dicembre in Sicilia infatti si è passati, in due mesi, ai 73 mila votanti. Certo, l’elezione del segretario regionale non ha lo stesso appeal di quella di Renzi, ma il crollo c’è stato e di fatto Raciti è stato eletto più dall’apparato del partito che dai siciliani.

Al di là di queste considerazioni ci sono altre riflessioni da fare, perché con la vittoria di Raciti anche il Pd siciliano cambia verso, per dirla alla Renzi.

Il neo segretario ha una profonda antipatia per quelle che lui chiama “satrapie” e che secondo lui sono state il vero dramma e la vera zavorra del Pd isolano, oltre alla limitata visione della spesa pubblica come unica fonte di consenso. Vedremo sin dai primi giorni come il giovane deputato intenderà muoversi in un partito ingessato.

Un fatto è certo, da domani Crocetta porrà mano al rimpasto della giunta, tema questo al centro di infiniti tira e molla con il Pd dell’ex segretario Lupo.

Nel Crocetta bis ci sarà spazio e visibilità per gli alleati minori, Drs, Art.4 e Megafono, e la vittoria di Raciti comporterà anche mutamenti in casa Pd. Difficile che il genovesiano Nino Bartolotta resti ancora a lungo in giunta, anche perché adesso scatterà a livello regionale la resa dei conti e non sarà indolore.

Se il Pd siciliano cambia verso il Pd di Messina resta in mano a Francantonio Genovese.

La seconda riflessione da fare in base ai risultati ci riguarda da vicino perché il dato messinese (più quello della città che quello provinciale) va in netta contro-tendenza con il resto dell’isola, premiando l’uscente Giuseppe Lupo con il 52% a livello provinciale ed il 73% in città. In provincia ci sono stati risultati dove ha vinto Raciti, come a Barcellona, ed in generale il distacco rispetto al passato va attenuandosi, testimoniando una leggera inversione di tendenza.

In ogni caso dimostrazione di forza doveva essere e dimostrazione di forza è stata. In città su 2850 votanti 2079 hanno scelto Lupo, il candidato sostenuto da Genovese.

Anche a Messina c’è stato un calo di elettori rispetto alle primarie dell’8 dicembre e 2850 votanti sono comunque pochi rispetto alle folle oceaniche degli anni scorsi, ma la cifra dimostra che Genovese ha i numeri per governare il partito in città.

Cuperliani, renziani e Megafono insieme hanno portato solo il 17% per Raciti. Di contro i voti di struttura, quelli di apparato, sono saldamente in mano al gruppo dei fedelissimi di Genovese, che perde invece terreno in provincia. A portare i tesserati ai gazebo sono stati quasi tutti i consiglieri comunali del Pd, basta andare a vedere dove Lupo ha fatto il pieno, come ad esempio nel seggio di Gazzi, “presidio” del consigliere Benedetto Vaccarino (e il presidente del seggio era il padre). Non da meno piazza Antonello dove la presidente del consiglio comunale Emilia Barrile ed il capogruppo Paolo David hanno portato a casa il risultato. I circoli, i tesserati, l’apparato, sono in mano a Genovese ed anche se gli elettori messinesi hanno dimostrato di non gradire più il sistema,votando Accorinti, il partito è ancora saldamente in mano al parlamentare.

Gli unici i consiglieri comunali che hanno preso un’altra strada distaccandosi dal “truppone” sono Daniele Zuccarello e Claudio Cardile.

Con questi numeri è chiaro che il prossimo passo del gruppo Genovese, dopo aver incassato la segretaria provinciale con Basilio Ridolfo, sarà la segreteria cittadina, che non deve passare neanche per il “fastidio” delle primarie.

Con quasi tutti i consiglieri comunali (e la loro ben nota potenza di fuoco in termini di voti strutturati) schierati dalla parte di Genovese i renziani dello Stretto si trovano in città con le spalle al muro e devono avviare una riflessione sul da farsi.

Con Renzi al governo e con le Politiche che sembrano allontanarsi, chi ipotizzava un Genovese con le valigie forse dovrà ricredersi. Il gruppo consiliare è a difesa del fortino e fin quando riuscirà a muovere, tesserati o legati al singolo consigliere, continuerà a controllare i circoli e il Pd.

Che poi gli elettori di sinistra a Messina la pensino diversamente è un altro argomento.

Da un lato quindi c’è il partito, inteso come struttura, e dall’altro il “sentire di sinistra”, che a Messina vanno ormai in due direzioni diverse, con un elettorato che continua a disaffezionarsi anche perché sconcertato di fronte all’immutabilità di certi sistemi. E se il calo d’affluenza registrato anche a Messina la dice lunga sul distacco tra messinesi e Pd (questo Pd), dall’altro deve far riflettere i renziani che non hanno ancora trovato il modo per mobilitare gli elettori, come invece accaduto con Renzi l’8 dicembre.

Se da oggi Renzi sa quali sono i suoi uomini in Sicilia, analoga ricerca devono fare i renziani dello Stretto a Messina se non vogliono restare nell’angolo e imbottigliati in un partito che resiste ad ogni forma di cambiamento.

Rosaria Brancato