Resa dei conti in casa Pdl. Ma alle dimissioni non ci pensa nessuno

Dopo il crollo la resa dei conti. O meglio, per dirla in “politichese” l’analisi della sconfitta. Ma di dimissioni al momento, nonostante i risultati, in casa Pdl non ne parla nessuno. Le urne siciliane hanno consegnato ad Alfano un Pdl dimezzato, sceso da 34 a 12 deputati, dal 33,4% dei consensi al 12,91%. E’ vero, nel mezzo, dal 2008 ad oggi ci sono le fuoriuscite dei finiani, il Grande Sud, e il gruppo Beninati, ma la sconfitta brucia e le conseguenze delle divisioni nel centro-destra impongono una revisione delle strategie. Questo fine settimana servirà a capire se si va verso l’azzeramento dei coordinamenti Pdl, il commissariamento in vista delle primarie, o un rinvio in attesa che siano le primarie a determinare le sorti dei vertici regionali e provinciali.

“Si deve ricostruire il partito, spero che Alfano dopo questo disastro metta mani non solo a livello messinese ma regionale, perché il disastro è regionale– commenta il neo deputato regionale del Pdl Nino Germanà-. Non sto parlando solo di Buzzanca, al quale avevo già chiesto durante la campagna non di autosospendersi dalla carica di coordinatore provinciale, come ha fatto, ma di dimettersi, come ho fatto io da vicario. Qui si deve azzerare tutto e ricominciare dai giovani, dai volti nuovi. Se non si capisce il segnale che viene fuori dal voto allora è inutile pure discutere”.

Il neo deputato parla da Roma, dove è volato con un obiettivo: dimettersi da Parlamentare del Pdl e farlo al più presto possibile, perché è contrario ai doppi incarichi e perché vuol lavorare alla Regione, per questo si è candidato e per questo lascerà la Camera.

“Voglio onorare il mio impegno con gli elettori siciliani. Del resto avevo detto che volevo misurarmi sulle preferenze e togliermi di dosso l’etichetta di “nominato”, adesso sarò all’Ars. Certo, avrei potuto fare di più, ho dovuto improvvisare una campagna in 50 giorni, non c’è stato il tempo. Ho fatto una campagna elettorale con la pistola ad acqua…..”

Il suo seggio è quello dell’anima azzurra interna al Pdl, la prova che quest’anima è ancora presente all’interno del partito nonostante le scissioni e gli addii. Adesso anche in vista delle amministrative saranno ridiscussi gli equilibri perché ci sono le caselle di Palazzo Zanca e Palazzo dei Leoni da riempire.

“No, quali equilibri, qui ormai non c’è più nulla, si deve ricostruire e basta, con la gente e i giovani che hanno voglia di scommettersi e lavorare”.

A Roma intanto Alfano ha tenuto una riunione per fissare le regole delle primarie ed indicare il percorso da seguire fino a dicembre. I riflettori son puntati su quanto accaduto in Sicilia che è la seconda batosta dopo le amministrative di maggio a Palermo. In gioco non ci sono solo le poltrone dei vertici provinciali, ma quelle regionali, quel triunvirato che tra l’altro ha dato la spintarella finale alla decisione di Miccichè , che era stato indicato da Berlusconi come il candidato alla Presidenza, di correre da solo, ma soprattutto di correre contro Pdl e Musumeci. Ad innescare l’ordigno sono stati gli stessi pdiellini che adesso raccolgono i cocci. Di dimissioni spontanee pare non se ne parli, da parte di nessuno, nonostante la sconfitta bruci. Si attendono le decisioni romane, poi si vedrà.

“La riflessione la faremo al più presto- spiega Enzo Garofalo, coordinatore cittadino del Pdl– ma non si tratta di un problema solo locale, quanto regionale. In tutte le province è andata allo stesso modo. Dovrà prendersi una linea comune che riguarderà tutti i coordinamenti anche alla luce delle primarie e delle regole che il partito si sta dando”.

Il deputato, che è stato coordinatore di Forza Italia, non vuol più parlare di “anime” interne al partito,ex An ed azzurri, dal momento che, dopo le varie scissioni, non ha più un senso.

“Le divisioni che ci sono state in questi anni hanno portato alla sconfitta. Adesso c’è il Pdl e basta, a prescindere da quelle che vengono definite anime. E direi di più, c’è il Pdl a prescindere dai singoli. Personalizzare in modo eccessivo non porta il giusto riconoscimento ai valori ed alle idee che il partito porta avanti. E’ chiaro che la componente Forza Italia ha portato all’elezione di Germanà, e senza questi voti avremmo avuto altri risultati, ma ormai non si può più parlare di due anime”.

Nella sua analisi del dopo voto il parlamentare non nasconde quanto abbia pesato nel dimezzamento dei deputati regionali la continua “fuga”, che però non addebita al peso degli ex An.

“Le scissioni hanno pesato in modo diverso. Ad esempio Francesco Stagno d’Alcontres è un ex Pdl che ha portato al Grande Sud a Messina l’8%, una percentuale di grande valore. Diverso è il caso di Beninati che invece si è spostato di partito, passando all’Udc, un partito già strutturato e che ha votato per il centro-sinistra. Molti non lo hanno seguito, non hanno compreso questa scelta radicale, perché, come dicevo prima non c’è Garofalo o Buzzanca, c’è il Pdl e la gente che si riconosce in questi ideali e progetti”.

Lo stesso Buzzanca, coordinatore provinciale del Pdl, dopo il voto, non parla di dimissioni, ma rimette alle decisioni del partito, sia a livello regionale che nazionale.

Da Roma Alfano ha tentato di smorzare i toni e non sembra orientato a decisioni drastiche, ma la lettura dei numeri è impietosa e dietro quei numeri ci sono le persone che hanno fatto delle scelte. La resa dei conti, prima o poi, scatterà.

Rosaria Brancato