Gettonopoli, l’indagine del commissario comincia dallo Statuto, dal Regolamento e dai verbali

Regolamento del Consiglio comunale, Statuto dell’ente e verbali di commissione. Sono questi gli atti richiesti dal commissario Straordinario, Angelo Sajeva (nella foto), inviato a Messina dalla Regione per indagare sul caso gettonopoli.

Il funzionario regionale ha avuto un colloquio con il segretario/direttore Antonio Le Donne e con la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrrile e nei prossimi 60 giorni tornerà in riva allo Stretto per acquisire nuovi documenti. L’indagine disposta in vari enti della Sicilia dal presidente Rosario Crocetta cammina di pari passo con l’inchiesta aperta dalla Procura di Messina. Gli agenti della Digos sono diventati una presenza quotidiana in quel di Palazzo Zanca, dove acquisiscono carte e documenti per conto del pool di magistrati che si occupano del caso.

Il caso gettonopoli in salsa messinese, di cui Tempostretto si è ampiamente occupato in queste settimane, si connota essenzialmente per due aspetti: l’incremento delle presenze dei singoli consiglieri una volta dimezzato il gettone di presenza da 100 a 56 euro; e l’interpretazione eccessivamente estensiva del Regolamento, in virtù della quale è sempre stata prassi a Palazzo Zanca l’erogazione del gettone di presenza anche in caso di seduta andata deserta e rinviata in seconda convocazione. In pratica, un consigliere che firma in prima convocazione e non si ripresenta in seconda intasca il gettone anche se di fatto non lavora. Questo è il caso estremo ma al Comune di Messina è sempre stata considerata «effettiva partecipazione» anche la presenza di pochi minuti in Aula consiliare o in saletta commissioni.

Contrariamente a quanto avvenuto ad Agrigento e a Siracusa, in riva allo Stretto non si registra un aumento spropositato delle sedute complessive, ma ciò non toglie che, con il dimezzamento dei gettoni di presenza dovuto agli effetti del Censimento, il Comune di Messina avrebbe potuto tagliare i costi ( Nel 2014 per i soli gettoni di presenza sono stati spesi 901.261,30 euro). I consiglieri comunali hanno, però, preferito portare a casa il massimo consentito dalla legge, raddoppiando le loro presenze in aula per compensare il dimezzamento del gettone di presenza, essendo rimasta invariata l’indennità massima, pari a 2.184,42 euro lordi ( 1/3 dell’indennità di funzione del sindaco, che ammonta a 7.282,74 euro lordi).

Una volta scoppiato il caso gettonopoli, è del tutto sparita la firma in prima convocazione, la cui legittimità era stata messa in dubbio anche negli anni scorsi, ma -di fatto -non è mai stata formalmente proibita. Tanto che a chi firmava in prima convocazione e poi non tornava in seconda il gettone di presenza è stato sempre erogato, in questa come nelle precedenti consiliature. (DLT)