Scontro Buzzanca-D’Alia (anche su Twitter). Il sindaco: «Niente lezioni». Il senatore: «Ci vuole serietà»

Siamo nuovamente allo scontro all’arma bianca. Buzzanca e D’Alia non si amano, non si amano nemmeno Pdl e Udc. Il loro matrimonio attuale e quello eventuale di domani è solo di convenienza, lo si sa. Sembrava si fossero calmate le acque, e invece i toni si sono improvvisamente rialzati, anche attraverso i social network, nuova “piazza” anche politica. Eccome, se si sono alzati. Con D’Alia che addirittura mette in discussione i rapporti futuri a medio-lungo termine tra Udc e Pdl. Pomo della discordia, il doppio incarico, ancora una volta. E la decisione della commissione Verifica poteri di salvare le due poltrone di Buzzanca. Ieri il primo attacco di D’Alia, che invitava il sindaco-deputato a fare comunque un passo indietro, salvaguardando il buon nome dell’Ars. Immediata e stizzita la replica di Buzzanca, arrivata via Twitter: «Non accetto lezioni di morale e politica dal senatore D’alia, sono rispettoso delle decisioni assunte dagli organismi di controllo delle cariche elettive». E subito dopo: «Il senatore D’Alia, che è anche avvocato dovrebbe sapere che la decisione dell’Ars è giusta ed ineccepibile». A dargli manforte, sempre su Twitter, l’avvocato Marcello Scurria: «Affermare che l’Ars abbia “salvato” Buzzanca è un modo rozzo e inaccettabile di commentare una decisione rispettosa delle leggi. E’ stato confermato un principio sacrosanto: dovranno essere i giudici a pronunciarsi». Punto

E a capo. La controreplica di D’Alia è, se possibile, ancora più dura. Pesantissima in alcuni passaggi: «E’ lontana da me l’idea di dare lezioni di moralità a Buzzanca, anche perché sarebbe certamente una causa persa, vista la nota sensibilità politica e istituzionale del sindaco di Messina. Il mio è un invito alla serietà ed alla trasparenza. Non si può ignorare una decisione della Corte costituzionale che dispone il divieto di cumulo di più incarichi elettivi. Se Buzzanca ha un minimo di rispetto per chi lo ha votato e per i partiti che lo hanno sostenuto – prosegue il parlamentare centrista – dovrebbe dire se vuole continuare a fare il sindaco o il deputato, visto che entrambi gli incarichi non li può ricoprire. Nel resto della Sicilia, altri esponenti politici che si sono trovati nella stessa situazione, hanno con serietà e correttezza fatto una scelta. Cito i casi del senatore Stancanelli; dell’ onorevole Nicotra; dell’ onorevole Federico; dell’onorevole Ardizzone, che non hanno traccheggiato un secondo, adeguandosi alla decisione della Corte».

«Sarebbe grave – conclude D’Alia – che, come già è avvenuto in passato, Buzzanca tenga sotto scopa le pubbliche istituzioni nella speranza di trarne un vantaggio politico. Certi comportamenti non sono più sopportabili e pregiudicano eventuali rapporti futuri con il partito che egli dice di voler rappresentare». Parole al veleno. Affidate al “classico” mezzo del comunicato stampa ma poi ricopiate su Twitter. La nuova frontiera del dibattito politico.