La Vara, il messaggio del sindaco ed una giunta lontana dalla “girata” decisiva

E così è stata archiviata anche la Vara 2015. Un’edizione con alcune novità e con una sola grande certezza che si ripete granitica da secoli: la fede di un popolo verso la Santa Patrona. Nel 2013, a meno di due mesi dalla sua elezione Accorinti salì sul ceppo della Vara e tra ali di folla guidò la machina votiva per tutta la Processione, con tanto di breve sosta e abbraccio col prefetto. Nel 2014 il sindaco, ad un anno dall’elezione, non era più sul ceppo, ma a terra, ed arrivato davanti alla prefettura non ci fu alcun abbraccio ma il gelo con il prefetto per via delle polemiche legate alle dichiarazioni dell’assessore Mantineo che lo aveva definito “scarso”. Giunto a Piazza Duomo Accorinti non si perse d’animo e contendendosi la scena con l’arcivescovo, fece un fuori programma, un discorso sul palco a conclusione di quello di La Piana. Nel 2015, due anni dopo, il sindaco non è salito sul ceppo, non si è abbracciato con Trotta, non ha fatto alcun discorso alla folla sul palco di Piazza Duomo, ma ha affidato il suo pensiero ad una nota diffusa alla stampa nella quale paragona la sua amministrazione alla Processione della Vara, affiancando gli sforzi collettivi dei tiratori a quelli della rivoluzione per Cambiare Messina dal basso.

Va da sé che amministrare è un fatto laico e non religioso, ma probabilmente a causa della “convinzione messianica” che anima il cuore e l’agire del sindaco, quando La Piana ha annunciato che avrebbe parlato dal balcone della Curia piuttosto che sul palco di Piazza Duomo, escludendo forme di “omelie congiunte”, Accorinti ha deciso di lanciare il suo messaggio alla città tramite un comunicato. Alla fine è stato La Piana in un contesto che sembrava un incrocio tra il balcone di Papa Francesco e quello dei politici che parlano alla folla, a mandare il messaggio al popolo di fedeli. Perché la Vara è questo, l’omaggio dei fedeli alla Madonna.

Ma torniamo al discorso alla città che il sindaco ha inviato per l’occasione, paragonando la Vara alla giunta Accorinti, accostando quindi un fatto spirituale e religioso ad uno prettamente laico, come l’amministrare. Il parallelo per immagini comunque ci può stare e allora limitiamoci a quanto dichiarato dal sindaco a proposito del “ceppo-giunta” che ha lasciato il nastro di partenza nel giugno 2013.

Secondo Accorinti il comune denominatore è lo sforzo congiunto di migliaia di persone che da un lato riescono a tirare la Vara sull’asfalto senza bisogno di ruote, dall’altro hanno dato la spinta propulsiva alla rivoluzione. “ E’ uno sforzo collettivo che ha anche un forte valore simbolico: un popolo se è unito e condivide un sogno, un ideale, una fede, può smuovere le montagne. Ecco, in questi due anni di esperienza amministrativa ci siamo sentiti alcune volte sostenuti dai cittadini messinesi, ci siamo sentiti una sola cosa con la città , e questo ci ha permesso di fare cose che sembravano impossibili. Altre volte, anche per colpa nostra, non siamo riusciti a creare questo legame, questa sinergia, che può farci fare quel salto di qualità che molti messinesi si aspettano e meritano”.

Secondo questa equazione lo strappo iniziale che vede tutti i tiratori intenti in uno sforzo che non ha immediati risultati visibili e pertanto la Vara resta immobile per pochi minuti per poi camminare, è quanto si è verificato nel 2013.

“La Vara rimane immobile mentre un migliaio di uomini e donne, tirano le corde con tutte le loro forze. Se perdessero la fiducia in se stessi, mollerebbero le corde e la Vara resterebbe ferma come una roccia. E invece dopo qualche secondo/minuto arriva “lo strappo”, si rompe la forza dell’inerzia e la Vara inizia il suo percorso. Crediamo che quanto sia avvenuto due anni fa abbia molto a che fare con questo strappo”.

Da quello strappo è iniziato un percorso lungo e pieno di ostacoli, tra i quali cita, non a caso “buche e rami degli alberi” che rendono problematico il cammino della Vara.

Ma, ed è questa la conclusione, ormai “siamo vicini alla “girata”, a quel momento magico che i tiratori conoscono bene e che vivono con tanta trepidazione”.

Volendo seguire il primo cittadino in questo accostamento spirituale-amministrativo “Vara-giunta Accorinti”, non vediamo così vicina la “girata”, quella che porta all’ultimo tratto fino a Piazza Duomo e vediamo invece molto più vicino il nastro di partenza, nel senso che non solo la Vara-Giunta è “sembrata immobile” dopo il primo strappo, ma è rimasta realmente immobile. E non sono passati pochi secondi/minuti ma due anni. A dirlo è stato lo stesso assessore Mantineo che alla vigilia della Processione ha firmato una lettera che è la più grande prova del fallimento di questa squadra. L’ormai ex assessore, che voci di Palazzo davano in uscita da mesi, ha spiazzato tutti con una mossa a sorpresa ed una lettera con la quale, come si dice in gergo “ha girato la frittata” dipingendosi a tratti come un marziano finito per caso nella giunta ed a tratti come la vittima di un sistema che sta stritolando un sogno. Esattamente come nello stile di tutti gli altri componenti dell’amministrazione non si è assunto alcuna responsabilità, riuscendo nello scaricabarile che è diventato il leit motiv di questi due anni. La colpa di quello che lo stesso Mantineo definisce come un mancato cambio di marcia è dei dirigenti, di Le Donne e di chi “non ha voluto vedere”, sindaco in testa, oltre che, naturalmente, di quellicheceranoprima. Il sindaco però non può stavolta non avviare una seria riflessione perché Mantineo è uno dei pilastri di questa amministrazione ed i servizi sociali sono il settore nel quale una città povera, precaria, disperata, dovrebbe maggiormente puntare e che invece hanno dimostrato tutte le fragilità di un progetto che non è mai decollato. Mentre Mantineo scriveva quelle parole di fuoco l’assessore Ialacqua aveva appena finito di accusare i cittadini incivili e le vecchie amministrazioni del fatto che Messina è sporca come negli anni precedenti. L’addio di Ciacci e dei superesperti non ha lasciato alcun miracolo tangibile, ma finiti gli spot è rimasta la realtà. Non sono riusciti a cambiare nulla, se non a preparare un assalto alla diligenza, l’Amam che diventerà il castello incantato con il quale risolvere tutti i guai. I messinesi pagheranno due volte il disservizio, la prima perché non hanno un servizio all’altezza e la seconda quando si troveranno a pagare le salatissime bollette Tasi e Tari che fanno gravare integralmente sulle nostre tasche il non-servizio. Tornando a Mantineo, l’uomo venuto da Marte, in due anni non ha cambiato di una virgola il sistema dei servizi sociali. L’unica cosa sfornata sono gli Stati generali, la cui utilità è la stessa dei tavoli tecnici sull’aria fritta e delle conferenze dei servizi sulla rana bue. Già che stiamo parlando di percorso della Vara-Giunta vorrei capire quali sono i risultati che si credevano “impossibili” ma che sono stati raggiunti in due anni. Neanche il primo punto del programma, quello del taglio delle indennità della giunta, è stato sfiorato. Utilizzare l’Atm come unico fiore all’occhiello è molto poco considerato che siamo già a metà percorso amministrativo. La “girata” è molto lontana e non basta affacciarsi al balcone e parlare alla folla per trasformare i sogni in realtà.

Sarebbe molto più umile, ma tanto più realistico, ammettere che la Vara di Palazzo Zanca ha fatto solo i primi passi. Ad un’amministrazione si chiedono fatti reali, banalmente “laici”, che nulla hanno a che vedere con la Processione. Altrimenti finiscono con il confondersi le preghiere e i ruoli. Dal 2013, dal sindaco sul ceppo della Vara, alla Processione del 2016 l’auspicio è quello di vedere più fatti reali e meno “messaggi al popolo”.

Rosaria Brancato