Consiglio e amministrazione. La teoria del “male minore” e la possibilità di una terza via

So di andare contro corrente ma a me la teoria del MALE MINORE non piace, la trovo una forma di rassegnazione.

Trovo incomprensibile che si debba accettare il “male minore” quando si tratta del destino della città che amo.

Premesse: 1)il consiglio comunale non è soltanto delegittimato da gettonopoli e dai cambi di casacca. E’ soprattutto messo all’angolo, sotto scacco, reso inoffensivo e “ricattabile” in senso lato. 2)l’amministrazione comunale ha dimostrato d’aver fallito e di non aver fatto alcuna rivoluzione se non quella della lumaca.

La logica conclusione dovrebbe essere che entrambi gli organi elettivi se ne andassero a casa e si tornasse alle urne. Invece si sta facendo strada una tesi secondo la quale tra i due mali meglio tenersi il minore, escludendo a priori il diritto di pretendere di più e di meglio e togliendoci il diritto ad una terza scelta, anzi alla stessa facoltà di scegliere. Siccome sono due mali siamo obbligati a tenerci il minore e non possiamo invece aspirare ad essere amministrati con competenza, capacità, serenità, ad avere un consiglio comunale credibile, legittimato. Ma che discorso è?

Da più di un mese lo scandalo gettonopoli prima e l’operazione Genovese a Forza Italia poi hanno monopolizzato, giustamente, la scena, ma hanno fatto dimenticare l’altra parte del Palazzo, quella dell’amministrazione.

Abbiamo dimenticato 20 giorni di emergenza idrica gestita malissimo (a proposito qualcuno dell’Amam ha pagato per i disagi e la figuraccia fatta davanti a tutta Italia? Se non le dimissioni almeno una tiratina d’orecchie e un rimbrotto qualcuno l’ha fatto? Che fine ha fatto la commissione d’inchiesta richiesta da 21 consiglieri comunali?). Abbiamo dimenticato che il consuntivo 2014 ed il previsionale 2015 annunciati a gennaio da Accorinti: “noi non siamo come gli altri li voteremo a marzo” non sono ancora in Aula 10 mesi dopo . Come sempre arriveranno all’ultimo momento e quei consiglieri comunali che oggi sono definiti “questa gente” saranno di nuovo riabilitati quando approveranno i bilanci che i revisori dei conti bocciano nella sostanza ma non nella forma (con veri e propri capolavori di magia e giochi d’illusionismo). Abbiamo dimenticato l’emergenza rifiuti, la condizione del verde, delle strade, e, già che ci siamo, abbiamo dimenticato che il primo punto del programma era la riduzione delle indennità degli assessori e sindaco, fatto finora mai avvenuto. Abbiamo dimenticato il Piano di riequilibrio ancora nel limbo, la Tari alla tariffa massima, l’assenza di un progetto sviluppo, l’uso del Masterplan come arca di Noè. Prima o poi, tra un lancio di pietre ed un altro ai consiglieri, qualcuno vorrà parlare di come non è amministrata la città?

E’ estremamente condannabile l’operazione di trasformismo alla quale abbiamo assistito. Personalmente mi scandalizza allo stesso modo delle truppe di Forza Italia che Verdini, che si autodefinisce “taxi”, porta a Renzi o quel che accade all’Ars da 3 anni, compresa la capogruppo Pd Alice Anselmo che ha cambiato 7 casacche in 3 anni ma siccome adesso ha quella giusta nessuno dice niente. Crocetta aveva una maggioranza risicata (30 deputati), adesso nonostante l’evidente disastro, ha una maggioranza blindata (60) che va dagli ex cuffariani e lombardiani fino agli alfaniani.

Quindi a me scandalizza tutto.

Ritengo che il Consiglio debba andare a casa per una questione di dignità perchè non può operare. I 40 consiglieri dovrebbero trascorrere i prossimi 2 anni e mezzo a sentirsi definire “certa gente” a giorni alterni. Se votano il bilancio sono bravi, se si lamentano perché le delibere arrivano all’ultimo minuto o perché gli assessori non si presentano in commissione diventano indegni. Parafrasando un proverbio, hanno davanti 2 anni e mezzo da “pecora” piuttosto che da leone e guai a loro se fiatano. E’ vero quando il sindaco dice che non sono tutti uguali. E’ vero, ci sono stati i consiglieri Pd che hanno cambiato casacca in 3 minuti passando a Forza Italia quando lo ha deciso Genovese. Non tutti l’ hanno fatto. Quindi è vero, non sono tutti uguali, non tutti cambiano casacca in 3 minuti. Ma sul fronte di gettonopoli la frase non sono tutti uguali dipende da una scelta arbitraria della magistratura. La decisione di fissare la soglia dei 3 minuti come discrimine tra il bene ed il male è dei giudici dal momento che non esiste una norma che la stabilisca. I giudici, e non la normativa in vigore fino ad oggi, hanno stabilito che chi stava meno di 3 minuti è disdicevole ed indagato, chi ci stava 3 minuti e 50 secondi, anche un numero imprecisato di volte, non è indagato. Il discrimine morale lo hanno deciso i giudici. Che hanno dichiarato: se avessimo alzato la soglia dei 3 minuti sarebbero stati tutti e 40 indagati. Con il discrimine individuato dai magistrati gli indagati sono 29, dei quali 22 sono tendenzialmente immorali e 12 di questi 22 immorali.

Quindi ha ragione Accorinti, non sono tutti uguali perché c’è chi, alla luce di quei 3 minuti che non il legislatore ma un magistrato ha deciso, è meno uguale degli altri al cospetto di un’indagine che è più etica che giuridica.

La conseguenza di gettonopoli è un consiglio lacerato da odi e moralismi, diviso tra chi deve stare dietro la lavagna e chi in cattedra, un Palazzo dove si respira un clima da caccia alle streghe. Il gioco al linciaggio ci sta tutto, in tempi di antipolitica è più facile fare finta di non capire la differenza tra gettone di presenza ed indennità.

Concludendo, c’è chi dice che tra il ritorno alla vecchia politica e il perdurare di questa situazione dobbiamo scegliere il male minore: la giunta di Accorinti composta da persone oneste e perbene. Si dà per scontato che tutta la vecchia politica sia tutta da buttare e che siano tutti uguali. Io rivendico una terza via. L’onestà è un pre-requisito, dò per scontato che chi amministra debba essere onesto. Perché dobbiamo scegliere tra la vecchia politica e l’antipolitica, tra la restaurazione e la rivoluzione fallita? Non può restare un’amministrazione senza l’organo politico di controllo che è il consiglio comunale, altrimenti si sconfina nella monocrazia e si dimentica che quei 40 consiglieri, piaccia o no, sono stati eletti da noi. Non può esistere un consiglio senza giunta per lo stesso motivo.

Messina non può essere schiacciata da una dicotomia, la scelta non può essere tra quellicheceranoprima e quellichecisonoadesso, tra Genovese e Accorinti. Ci sono 240 mila abitanti, non esistono solo due “tribù”, se passa la tesi del “male minore”, vuol dire che ci siamo rassegnati.

Rosaria Brancato