Società

Ecco perché il Pride di Messina è stato bellissimo. LE FOTO

MESSINA – Una festa. Un pomeriggio di gioia, unione e libertà. Una risposta a chi vomita odio, soprattutto sui social network. Una risposta di amore, perché l’amore, “che move il sole e l’altre stelle”, è il senso della vita.

Omosessuali, eterosessuali, drag queen, famiglie, bambini e anziani. Ieri l’hanno detto a gran voce, hanno rivendicato l’orgoglio, il “pride”, di poter amare in libertà. E l’orgoglio di rivendicare diritti non sempre garantiti.

Canti, balli, i visi erano felici. E come si può essere contrari alla felicità delle persone? Ciò che dovrebbe far scandalo, e lo fa ancora troppo poco, sono immagini di guerra, di morte, di sofferenza. Non certo immagini di amore. E non vale neppure la teoria di chi chiede che non si dia spettacolo, che si tengano i propri sentimenti per sé e non si “esibiscano” in strada.

L’amore non è un sentimento da nascondere, è anzi qualcosa da insegnare. E se proprio non piace vedere due persone dello stesso sesso che si amano, e non se ne capisce il motivo, basta girarsi dall’altra parte. A vergognarsi non deve essere chi ama.

E’ retaggio di una cultura antica, che ora, almeno in parte del mondo più evoluto, sembra superata. Ieri Messina ha dimostrato di far parte di questo mondo. Ieri potevamo dire orgogliosi che la nostra città garantiva a tutti, anche alle minoranze, diritti che in altre parti del mondo sono negati.

La strada è ancora lunga, c’è tanto da fare, ma rispetto al passato è stato fatto qualche passo in avanti. Qualche decennio fa tutto ciò era impensabile, oggi è realtà. Ieri, guardando le facce gioiose in corteo, era inevitabile non pensare alle sofferenze di chi, dalla notte dei tempi e fino a pochi anni fa, ha dovuto nascondersi, tanta sofferenza inutile, frutto di una società retrograda, che non accettava il diverso.

E in alcuni Paesi oggi è ancora così. In alcuni Paesi l’omosessualità è considerata un crimine. In sei di questi, tre africani e tre asiatici mediorientali (Nigeria, Sudan, Somalia, Iran, Arabia Saudita e Yemen), merita di essere punita con la pena di morte. Così come aveva deciso di recente il sultano del Brunei, prima di tornare sui propri passi dopo la protesta globale, anche di alcuni personaggi famosi, e dopo i paventati boicottaggi.

Ecco perché è importante scendere in piazza pacificamente per difendere i diritti negati, qualunque essi siano. E non importa se, a volte, si va fuori dagli schemi. Rientra in quel contesto, nella capacità di accettare gli altri in qualunque maniera, quando non si fa del male a nessuno.

E’ importante scendere in piazza anche se non si è omosessuali, anche se non si fa parte di una minoranza. E’ importante per ribadire la necessità di essere liberi, anzitutto di amare. Ecco perché ieri c’erano famiglie di ogni tipo, ecco perché c’erano bambini, giovani e anziani. Ecco perché ieri Messina ha dato uno splendido segnale di vita.

(Marco Ipsale)

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