Beni statali per emergenza abitativa. L’Unione Inquilini: “Il Comune dorme”

Esiste in Italia un patrimonio enorme, sia in termini economici che quantitativi, che è quello delle Agenzie del Demanio. Stiamo parlando di 49.597 beni dislocati lungo lo stivale per un valore di 59 miliardi di euro. Di questi, 54 miliardi è il valore degli immobili. Un patrimonio immenso se pensiamo al valore incalcolabile che potrebbe rappresentare, soprattutto in questa fase di crisi economica, per centinaia di migliaia di cittadini senza casa o comunque in precarietà abitativa. Oggi, sempre in Italia, la percentuale dell’edilizia residenziale pubblica è pari al 3% dell’edilizia complessiva, un valore del tutto insufficiente se pensiamo che il paese avrebbe bisogno di circa un milione e mezzo di alloggi sociali per mettere la parola fine al problema strutturale della precarietà abitativa.

Se scendiamo in Sicilia il valore del patrimonio demaniale ammonta a circa 2,2mld di euro per un totale di 2.484 fabbricati e 637 aree. Messina detiene il 18,24% di questi fabbricati e il 22,76% delle aree per un valore economico di circa 377mln di euro.

Esiste per i comuni una possibilità inesplorata, che ad oggi solo pochi coraggiosi hanno deciso di intraprendere. Una possibilità, normata giuridicamente in maniera abbastanza esplicita, che permette ai Comuni di reperire immobili dall’Agenzia del Demanio per rimpinguare la dote di Edilizia Residenziale Pubblica. Il dispositivo giuridico è il comma 1 bis dell’art.26 (“misure urgenti per la valorizzazione degli immobili pubblici inutilizzati”) della legge “Sblocca Italia” che recita testualmente: “Hanno priorità di valutazione i progetti di recupero di immobili a fini di edilizia residenziale pubblica, da destinare a nuclei familiari utilmente collocati nelle graduatorie comunali per l'accesso ad alloggi di edilizia economica e popolare e a nuclei sottoposti a provvedimenti di rilascio per morosità incolpevole, nonché gli immobili da destinare ad autorecupero, affidati a cooperative composte esclusivamente da soggetti aventi i requisiti per l'accesso all'edilizia residenziale pubblica. I progetti aventi scopi differenti sono valutati, in sede di accordo di programma, in relazione agli interventi di cui al periodo precedente, finalizzati alla riduzione del disagio abitativo, ovvero alla dimostrazione che non sussistano le necessità o le condizioni per tali progetti.”

“Tutto questo – dice l’Unione Inquilini di Messina – vuol dire che all’interno dei programmi di razionalizzazione degli immobili di proprietà dello Stato hanno priorità nella cessione quelli da destinare all’ERP, in particolare per i casi succitati (nuclei familiari all’interno delle graduatorie, morosi incolpevoli, per progetti di autorecupero). Sappiamo benissimo come Messina, stritolata tra “baracche” e speculazione edilizia, non riesca a dare risposte che vadano nella direzione di soddisfare bisogni primari come quello della casa. In una città che di fronte a circa 3000 famiglie nelle baracche, a 700 domande per accedere ad un alloggio Erp e a centinaia di cittadini sfrattati e pignorati per motivi scaturiti dalla mancanza di prospettive occupazionali, ci sembra assurdo che il Comune non abbia preso in considerazione questo dispositivo. Eppure quando lo si vuole, gli accordi con l’Agenzia del Demanio per reperire immobili per altro uso si fanno”.

L’esempio è l’accordo per il secondo palagiustizia all’interno della Caserma Scagliosi.

“Negli incontri istituzionali che abbiamo avuto con l’Assessorato alle politiche abitative – prosegue l’Unione Inquilini -, abbiamo invocato a più riprese l’attuazione dell’art.26, ma ci è stato risposto che ci sono “difficoltà comunicative” con l’Agenzia del Demanio, salvo poi scoprire iniziative come quella, appunto, del polo della giustizia. D’altronde è lo stesso direttore nazionale dell’Agenzia del Demanio, Reggi, che in audizione alla Camera dei deputati ha affermato: “Perciò che concerne la possibilità di utilizzare i beni disponibili dello Stato per finalità sociali o pubbliche, esiste una grande opportunità che arriva dallo Sblocca Italia. L'art .26, comma 1 bis, consente a chiunque di richiedere un bene dello stato non utilizzato con la finalità di edilizia residenziale pubblica per contrastare emergenza abitativa. Questo è un potentissimo strumento ed è molto semplice la sua applicazione. Inoltre è una procedura che deve concludersi in 90 giorni, oltre un mese per la ratifica comunale".

“Da queste ultime dichiarazioni – conclude l’Unione Inquilini – non ci sembra che l’Agenzia del Demanio non abbia intenzione di cedere i propri immobili per finalità sociali. Purtroppo però quando si possono impugnare strumenti per i cittadini poveri di questa città ci sono mille intoppi e altrettanti alibi. Le priorità sono altre per questa amministrazione come soddisfare particolari bisogni come quelli delle corporazioni, di determinate categorie professionali. Sindaco scalzo, ma con una passione per il doppio petto”.