C’E’ LA SPADA DI DAMOCLE: PRESENTATO IL RICORSO

Alla fine il ricorso è arrivato. Ultimo giorno utile, sabato 13 luglio, con il sole cocente dell’estate è arrivato anche il ricorso in merito ai risultati del primo turno delle elezioni del 9 e 10 giugno.

Ricorso n°201311401 (numero protocollo 1738)presentato al Tar di Catania. Ricorrenti: Alessia Currò, Giovanni Cocivera, Giovanna Venuti.

Resistenti (ovvero le controparti): Assessorato regionale Enti locali, Commissione elettorale, Comune di Messina, Ministro degli Interni, sindaco, Ufficio elettorale centrale, Renato Accorinti.

I ricorrenti (la Currò è la prima gli altri sono ricorrenti secondari) è l’avvocato Silvano Martella.

Adesso spetterà al Presidente della I sezione fissare con decreto l’udienza di comparizione. Entro 10 giorni il decreto con il ricorso dovrà essere notificato alle controparti, che avranno altri 15 giorni per costituirsi.

Sempre oggi è stato presentato un altro ricorso, in merito all’annullamento del verbale dell’Ufficio elettorale centrale della proclamazione degli eletti. In questo caso il ricorrente è Giovanni Carbone, contro la Commissione elettorale, il Comune di Messina, la Terza circoscrizione, il segretario generale e l’ufficio elettorale. Insomma l’estate di fuoco è iniziata, e da oggi Messina, nonostante quanto dichiarato nei giorni successivi al primo ed al secondo turno, è nuovamente sotto la spada di Damocle, perché i prossimi otto mesi trascorreranno scanditi da un altro orologio, quello di un ricorso che potrebbe da un giorno all’altro cambiare la guida di Palazzo Zanca. E tutto questo mentre siamo sotto un’altra scure, quella gravissima del dissesto. Il giorno dopo i risultati del primo turno, il candidato del centro-sinistra Felice Calabrò, non eletto per 59 voti, aveva dichiarato di non voler fare alcun ricorso per “non causare l’ennesimo commissariamento” ad una città che ne ha avuti, negli ultimi anni addirittura tre per il Comune ed un numero di gran lunga più alto negli altri Enti. La scelta di non ricorrere è stata più volte ribadita sia da Calabrò che da altri esponenti del Pd e del centro-sinistra. E’ chiaro che i ricorrenti sono cittadini che hanno deciso di rivolgersi alla giustizia amministrativa, ma questo ricorso interessa molto più a chi “non è un semplice cittadino” ma ha interessi a veder scendere dalle poltrone la giunta di Renato Accorinti. A guardare scorrere i mesi e le udienze saranno quanti, rimasti fuori dal Consiglio Comunale, dal Comune e dalle stanze dei bottoni, hanno interesse a cambiare il quadro emerso dal ballottaggio, ignorando il fatto che comunque la città si è espressa e che, piaccia o non piaccia il risultato, sta attraversando il momento più duro e difficile della sua storia. Proprio nelle ore in cui staremo tutti col fiato sospeso per conoscere le sorti del Palazzo, se ci sarà il dissesto o meno, e quando dovrebbe servire massima serenità nell’operare, si snoderanno le udienze e le decisioni della magistratura amministrativa, alimentando veleni, divisioni, confusione, rese dei conti. Non serviva alla città quest’ennesima spada di Damocle. E’ vero, non porterà ad un commissariamento perché l’esito finale sarà la conferma di Accorinti o la sindacatura per Calabrò, ma quel che ci sarà “nel mezzo” sarà l’ennesima prova che siamo bravissimi a farci del male da soli.

Rosaria Brancato