Indagati gli occupanti dell’ex scuola di Paradiso. Le famiglie raccontano la loro storia di disagi

Secondo sopralluogo dei Vigili Urbani all’ex scuola Pietro Donato a Paradiso. Questa volta i membri delle famiglie che dal 22 Dicembre occupano lo stabile sono stati identificati. Carmelo Picciotto, l’avvocato di fiducia designato da tutti i soggetti coinvolti, conferma che sia in corso un procedimento: “E’ stato compilato un verbale di identificazione con cui si avverte che i membri delle famiglie che occupano l’ex scuola sono iscritti al registro delle notizie di reato per l’articolo 633 del codice penale, che consiste nell’invasione di edificio, in questo caso pubblico, per il 110 che rileva il concorso e per il 639 bis che rappresenta la procedibilità d’ufficio”. Quest’ultimo articolo sottolinea come non sia stata necessaria una denuncia da parte di qualcuno, essendo un reato punibile, appunto, d’ufficio.

Ricordiamo che alle tre famiglie che hanno occupato l’ex scuola, si è recentemente aggiunta una coppia con una bambina di tre anni e che l’iniziativa dettata dal grave disagio sociale tipico di chi soffre il fenomeno ormai dilagante dell’emergenza abitativa, è stata sostenuta dal Movimento per il diritto alla casa, nato in ambito cittadino in seguito alla manifestazione del 19 ottobre a Roma, che racchiude diverse sigle tra cui associazioni, partiti e sindacati. I membri del Moviemnto sono rimasti sconcertati per l’identificazione degli occupanti al pari degli stessi protagonisti.

Dura la reazione del circolo Peppino Impastato di Rifondazione Comunista – sigla che rientra nel Movimento per il diritto alla casa : “Manifestiamo la nostra preoccupazione e ricordiamo che le famiglie in questione, alle quali era stata assegnata la scuola come sistemazione temporanea di emergenza, hanno ritenuto opportuno, sospinti da uno stato di necessità oggettiva, accelerare i tempi e occupare la struttura giacché gli sfratti e gli sgomberi erano imminenti. La Giunta, nonostante avesse preso le distanze dal gesto, ha ritenuto di non sporgere alcuna denuncia poiché ha compreso l'urgenza della situazione. Perciò chiediamo alla Giunta una presa di posizione netta e chiara sull'accaduto ed anche di applicata con il medesimo rigore la legge sulla graduazione degli sfratti in vigore dal primo di gennaio 2014”.

L’atteggiamento dell’Amministrazione, infatti, è stato ambivalente. Dopo l’aggressivo comunicato del Sindaco Renato Accorinti, che invitava le famiglie a desistere dal loro gesto e sottolineava che il Comune non avrebbe tollerato “atti di forza” nel rispetto del diritto di tutti e conseguentemente nel rispetto delle graduatorie – accuse di clientelismo rivolte agli attivisti che sostenevano le famiglie a parte – nel corso dell’assemblea cittadina del 28 Dicembre, l’assessore ai servizi sociali Antonino Mantineo ha garantito acqua corrente e luce alle famiglie in occupazione.“L’elettricità è stata subito allacciata, abbiamo però dei problemi con l’acqua – spiega Mantineo pare, infatti, che la condotta che porta l’acqua sia stata tagliata. Abbiamo provato con delle autobotti, ma subito è stato evidente che non possono accedere direttamente alla scuola. La strada è troppo stretta. Per questo, faremo il tentativo con un autobotte di dimensioni più piccole per riempire i serbatoi dello stabile”.

E se l’Unione Inquilini aveva pubblicamente posto la domanda sul perché l’ex scuola fosse inserita nel piano delle alienazioni del triennio 2013-2015 – con una valutazione di 346.000 euro – se le intenzioni della Giunta sono quelle di trasformare lo stabile in un ricovero per famiglie in difficoltà, l’assessore all’urbanistica e risanamento Sergio De Cola rassicura: “L’ex scuola è tra i beni in dismissione da anni, ma questo non ci impedisce di sistemarla per l’emergenza abitativa, con l’impiego di una somma limitata per i lavori di adeguamento dello stabile per la nuova destinazione d’uso”.Da questo punto di vista il fatto che l’edificio sia occupato blocca i lavori,ma le famiglie fanno presente la situazione di grande difficoltà che le ha portate a compiere un gesto tanto forte. Oltre a rinfacciare all’amministrazione mesi di promesse e di rinvii, due nuclei famigliari avrebbero subito a dicembre lo sfratto per morosità, uno per sgombero e l’ultimo era costretto a dormire già da tempo in macchina.

Stello, infatti, che vive nell’ex scuola dal 22 dicembre con la moglie e i tre figli, è un ex operaio edile. Vittima, come tanti, della crisi che ha investito il settore, ha perso il lavoro, così non è riuscito più a pagare l’affitto. A Novembre è arrivata la prima ingiunzione di sfratto. E’ riuscito a prorogare il provvedimento tramite l’ufficiale giudiziario, ma solo di un mese. Lui e la sua famiglia avrebbero dovuto lasciare l’appartamento in cui vivevano con uno sfratto esecutivo a fine dicembre. Simile a quella di Stello la storia di Giovanni, altro occupante di Paradiso insieme alla moglie e ai due figli.

Diverso il caso della signora Mariarosa, raggiunta da un’ordinanza di sgombero da parte del Comune di Messina a fine ottobre. La stessa signora ammette, però, di non aver avuto nulla in contrario viste le condizioni invivibili dell’abitazione: una baracca con condizioni igienico sanitarie assolutamente precarie, per non dire improponibili, ormai quasi senza tetto. Ad aggravare il tutto la presenza di eternit tra i poveri materiali della costruzione. Da molti anni Mariarosa insieme al marito e al figlio precario – sposato a sua volta – aspetta, invano, l’assegnazione di un alloggio popolare.Cristina, invece, e il suo compagno – genitori di una bambina di tre anni – hanno chiesto ospitalità alle tre famiglie che già occupavano la scuola, perché costretti a dormire in macchina. Storie di assoluto disagio, come tante, troppe, in una Messina dove i drammi sociali crescono di pari passo con la depressione economica. (Eleonora Corace)