Ennesima aggressione ai controllori Atm. Adesso si cercano soluzioni

Una nuova aggressione a distanza di appena 48 ore. Il motivo sempre lo stesso: i controllori Atm fermano le persone sprovviste di biglietto e, ormai troppo spesso, le reazioni sono incontrollate. Il consigliere comunale Nino Carreri lo aveva denunciato avantieri e torna a farlo oggi, dopo l’ennesimo episodio avvenuto ieri su un mezzo Atm, stavolta il bus numero 2, all’altezza della fermata del Palazzo Reale. L’appello è rivolto al prefetto, “per studiare il modo di coadiuvare, attraverso le forze dell'ordine, l'intensa attività messa in campo dalle squadre di verifica dell'azienda municipalizzata. Un’attività – ha ribadito Carreri – che sta dando i propri frutti ma che evidentemente dà enorme fastidio. Non è possibile restare inermi aspettando che accada l'irreparabile: sui mezzi pubblici ormai troppe insidie per chi svolge il proprio lavoro con spirito di abnegazione, il tutto per concorrere a far uscire l'Atm dalla crisi profonda in cui, anni di mala gestio, l'avevano fatta precipitare. I messinesi onesti vogliono un servizio pubblico efficiente e sicuro e non possono tollerare che continuino ad accadere simili atti”.

Non poteva mancare la proposta del consigliere Libero Gioveni, che si rivolge al direttore generale dell’Atm, Giovanni Foti. Proposta da cui però prende nettamente le distanze il collega Carreri che sull'argomento vuole allontanare qualsiasi tipo di strumentalizzazione. Per Gioveni "nel mese di maggio 2013 – ricorda – l’Atm, attraverso un protocollo d'intesa firmato con l'Unac Onlus (Unione Nazionale Arma dei Carabinieri), aveva permesso in via sperimentale per 1 mese la vendita dei biglietti su tutte le vetture del tram; si trattava di una sorta di sperimentazione educativa che, oltre a limitare l'evasione del pagamento dei tagliandi e ad offrire un servizio in più agli utenti, consentiva di vigilare efficacemente sulla condotta degli utenti. L'esperimento riuscì benissimo ma, nonostante la disponibilità dei volontari dell'Unac, non venne più rinnovato. Ora si ripropone la necessità di perseguire delle simili soluzioni che avevano raccolto anche il consenso degli utenti che a bordo si sentivano più sicuri nel vedere delle persone in divisa. Resta inteso che la stipula dei protocolli d'intesa non deve tenere conto solo dell'Unac, ma può e deve essere aperta a tutte le altre associazioni di volontari disponibili”.