Messina senz’acqua: il gioco dello scaricabarile nella città amministrata da Bart Simpson

L’immagine di Messina in questi giorni è delle peggiori. Non siamo ancora usciti dall’emergenza rifiuti che già piombiamo nella nuova emergenza idrica.

Mentre sopportiamo enormi disagi causati da tonnellate di rifiuti in piena estate, rubinetti a secco, che vanno ad aggiungersi ad una qualità della vita da ultimi posti in classifica, ci tocca assistere allo stucchevole gioco dello scaricabarile. Sorvolo sulla situazione dei servizi sociali, del verde, della manutenzione delle strade, della pubblica illuminazione, sorvolo sui cinghiali,sul degrado e sulla sciatteria che sembra diventata il biglietto da visita della città. Si potrebbe aggiungere all’elenco la mancanza di progettualità e di qualsiasi strategia di sviluppo ma è già un discorso che dovrebbe essere successivo alla mera “politica di sopravvivenza” che si sta attuando.

Amministrare richiede non solo capacità e competenza ma anche un alto senso di responsabilità. Si presuppone che chiunque arrivi a ricoprire un ruolo di vertice abbia raggiunto la maggiore età e gli sia spuntato da tempo il dente del giudizio. Invece assistiamo a liti da cortile della scuola media. Dopo aver sentito per 3 anni la filastrocca contro quellicheceranoprima ora ci tocca il ritornello “è sempre colpa degli altri”. C’è sempre un altro dietro una qualsiasi falla. Può essere un dirigente, un politico, un giornalista, un cittadino, un revisore dei conti, un ex amministratore o il folletto degli incendi. Mentre la città è in ginocchio assistiamo ad un indecoroso rimpallo di responsabilità. Nessuno che dica: è colpa mia.

Che vadano a fuoco i tubi dell’acqua è già di per sé un fatto surreale. Che vadano a fuoco nonostante tutti fossero a conoscenza della loro precarietà e provvisorietà è ancora peggio. Che l’incendio sia divampato molte ore prima dello “scioglimento” dei tubi di plastica senza che nessuno sia intervenuto è ridicolo. Che Messina ripiombi nell’inferno dell’emergenza idrica dopo nove mesi dall’ultima è intollerabile. Ma che mentre le immagini di una città che non riesce ad uscire dall’inferno sono su tutte le testate giornalistiche nazionali, i cittadini debbano assistere al gioco della palla avvelenata è offensivo nei confronti della nostra intelligenza. Probabilmente ce lo meritiamo, perché ci limitiamo a sfogare la nostra indignazione su facebook e abbiamo la memoria corta. Stiamo zitti anche quando ci tolgono i servizi primari come l’erogazione dell’acqua o la raccolta dei rifiuti.

Chi ha appiccato il fuoco è responsabile. Ma sono altrettanto responsabili quanti hanno consentito che si arrivasse a questo punto senza muovere un dito.

La teoria del complotto è inaccettabile.

Ma davvero l’amministrazione comunale vuol affidare a questa AMAM l’intero mondo dei servizi integrati? Ma stiamo scherzando?

Il presidente dell’Amam Leonardo Termini accusa l’assessore regionale Maurizio Croce, che rispedisce al mittente le responsabilità, mentre Crocetta ed Accorinti colgono la palla al balzo per ricordarci che in Sicilia c’è la mafia e in estate ci sono gli incendi dolosi. Verissimo. Ma ci sono anche le istituzioni preposte a intervenire, prevenire, vigilare e amministrare.

Non possiamo accontentarci della filastrocca che se Messina è nuovamente in emergenza idrica la colpa è della sfortuna, della mafia e della Regione.

Discorso analogo per la vicenda rifiuti. Nelle ultime settimane l’amministrazione ha puntato il dito sul governatore Crocetta (che pure ci mette del suo e le offre su un piatto d’argento). Ma non risulta che prima dell’ordinanza di Crocetta fossimo il paradiso della differenziata e le nostre strade profumassero di gelsomini. Se paragoniamo gli articoli e le foto dell’estate 2015 a quelli dei giorni scorsi faticheremmo a trovare le differenze. Perché non ce ne sono.

La verità è che sia per i rifiuti che per l’emergenza idrica la Regione, che pure ripetiamo ha i suoi torti,è diventato un alibi per nascondere l’inefficienza ed i fallimenti di questa amministrazione.

Se casa mia resta senza luce perché non ho pagato la bolletta non me la prendo con il capo condomino. Se una squadra perde tutte le partite il primo responsabile è l’allenatore. Invece a Messina abbiamo un’azienda acquedotto che quando le cose vanno bene si assume i meriti, se va tutto a rotoli, “se ne lava le mani”. E’ colpa del vicino di casa. Di chi sono le responsabilità nella gestione dell’erogazione idrica se non dell’Amam? Del dio dell’acqua???

Il M5S ha chiesto le dimissioni di Termini, del capo della protezione civile regionale Foti e dell’assessore Croce. Stando alle dichiarazioni congiunte dell’amministrazione e dell’Amam invece le dimissioni dovremmo chiederle alla sfortuna. Secondo questa teoria invece che le dimissioni di Termini i 5Stelle dovrebbero invitarlo a farsi togliere il malocchio. Per non parlare poi della tesi del complotto, ordito con il solo scopo di mettere in cattiva luce la classe dirigente accorintiana. Se complotto esiste i mandanti Accorinti li deve cercare molto vicino a lui.

L’incendio è di origine dolosa. Penso che sia comportamento doloso anche lo scaricabarile. Nel caos è impossibile individuare le precise responsabilità ed è più facile non risolvere il problema. Quando tutti sono responsabili nessuno è responsabile e l’allegra brigata potrà tornare a fare errori.

Nella famiglia Simpson il figlio terribile, Bart ad ogni guaio dice candidamente: “non sono stato io”. Ma Burt oltre ad essere un cartone animato non amministra una città di 240 mila abitanti, non viene pagato per dirigere un’azienda partecipata, non è stato scelto per occuparsi del bene comune, non governa una Regione.

Noi confondiamo l’evento con la soluzione. Ai messinesi interessa avere l’acqua nei rubinetti e la raccolta della spazzatura. Non chi ha appiccato il fuoco. Interessa avere servizi da Paese civile, ed i servizi vengono erogati da chi amministra.

Non siamo mai usciti dall’emergenza idrica così come non siamo mai usciti dall’emergenza rifiuti. E’ come stare sott’acqua ed ogni tanto uscire a pelo per respirare ossigeno per poi precipitare di nuovo giù.

In queste condizioni sentirci dire da chi amministra: “non sono stato io”, indigna.

La cosa peggiore è svegliarsi la mattina con la spazzatura sotto casa, la Tari alle stelle, i servizi che non funzionano, il rubinetto a secco e scoprire che siamo amministrati da Bart Simpson.

Ecco, questo ti fa arrabbiare più di ogni altra cosa.

Rosaria Brancato