I tir in città e l’infinita striscia di morte: 11 anni di emergenza irrisolta e 40 anni di costante pericolo

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Fin quando dunque abuserai, Catilina, della nostra pazienza? L’incipit della prima orazione catilinaria di Cicerone è facilmente adattabile alla situazione della città. Per quanto tempo ancora si abuserà della pazienza dei messinesi? Una pazienza infinita, che sfocia nell’ignavia e nell’accettazione passiva di migliaia di tir che da anni scorrazzano per le vie della città, provocando paura e morte. L’incidente mortale di ieri è solo l’ultimo capitolo di una storia già scritta tante volte.

Lo stato di emergenza in cui versa Messina è stato dichiarato nel 2001, sicuramente tardi rispetto all’inizio della sofferenza della città per l’attraversamento dei tir. In ogni caso, in 11 anni, il problema non è stato ancora risolto. Sembrava lo fosse nell’aprile del 2006 con l’inaugurazione dell’approdo di Tremestieri, ma presto ci si rese conto che le due nuove invasature non riuscivano ad assorbire il 100 % del traffico di attraversamento. L’approdo avrebbe potuto comunque smaltire una percentuale tra l’85 e il 90 % del traffico, non eliminando il problema ma riducendolo di gran lunga. Non è stato così, perché non sono state mai realizzate opportune aree di stoccaggio e perché per ben tre volte, nel novembre 2008, nel gennaio 2010 e nel febbraio 2012, la diga ha ceduto e l’approdo si è insabbiato. Si è giunti così ai lavori di ricostruzione aperti nell’estate 2010 e quasi subito bloccati per insabbiamento, poi ripresi dopo una variante. A Tremestieri, da sette mesi è in funzione un’unica invasatura che riesce a smaltire una percentuale di circa il 50 % del traffico. Solo oggi sembra che la ditta Scuttari, che sta effettuando i lavori di consolidamento, abbia acquisito un buon ritmo ma siamo ancora solo ad un terzo del lavoro: 20 pali installati su 60. Ieri, giornata di sciopero dei dipendenti della Caronte e Tourist, una sola nave ha fatto la spola tra Messina e Villa San Giovanni. Ma è stata utilizzata un’invasatura della rada San Francesco e non quella di Tremestieri, per smaltire anche il traffico pedonale dei pendolari. Il risultato è che le code si sono formate in tutta la città, zona del porto storico compresa, dove è avvenuto l’incidente mortale.

Oggi il Comitato “La nostra città”, che negli anni ha portato avanti la battaglia contro l’invasione dei tir, torna alla carica: “Un decennio di sperpero di denaro pubblico, di provvedimenti e ordinanze contraddittorie e inadeguate a garantire sicurezza ai cittadini e mobilità e vivibilità degne di una città urbanizzata. Un decennio di lutti. Un rincorrersi di provvedimenti e ordinanze utili solo a facilitare il passaggio incontrollato delle carovane dei tir per le strade della città, da nord a sud, da uno svincolo all’altro. Fasce orarie per il transito, limiti rigidi di velocità, controlli rigorosi e garanzie di sicurezza sono stati annullati con lo scopo di favorire sempre e comunque le richieste della società di traghettamento. Concessioni sempre prorogate alla stessa società oltre ogni limite, oltre ogni regola. Non si può e non si deve continuare ad assecondare il fatalismo di ciò che accade”. Il comitato invita tutti a riprendere l’iniziativa e la lotta e chiede al commissario del Comune, Luigi Croce, due provvedimenti immediati:
1) Il ripristino del divieto di transito dei tir in tutta la città nelle ore diurne
2) L’avvio urgente, anche attraverso un’indagine amministrativa e giudiziaria, di controlli che svelino i motivo dei ritardi nell’esecuzione dei lavori di ripristino della funzionalità dell’approdo di Tremestieri.

L’unica soluzione per eliminare definitivamente i tir dal tessuto urbano della città è dunque il porto di Tremestieri. Lì si sta lavorando su due fronti: il consolidamento della diga per il ripristino della seconda invasatura e l’inizio dei lavori per la costruzione delle altre quattro. Sul primo fronte, dopo la prima proroga, i lavori sarebbero dovuti terminare a metà ottobre, tra qualche settimana. Traguardo impossibile da raggiungere, visto che le opere si trovano ancora ad un avanzamento del 33 %. Con ogni probabilità, tra qualche giorno verrà concessa alla Scuttari un’ulteriore proroga. Considerato che la ditta riesce ad operare con un ritmo di infissione di circa 5 pali al mese, verosimilmente i lavori non verranno conclusi prima della metà del prossimo anno. Sul fronte dell’ampliamento del porto, per uno scherzo del destino, proprio ieri è arrivato l’ok al progetto esecutivo della Sigenco. La Socotec, l’azienda che era stata incaricata della verifica del progetto, ha dato il via libera. Via libera anche dall’assessorato regionale territorio e ambiente per il ripascimento di 200mila metri cubi di sabbia da riutilizzare a Tremestieri e San Saba.

Il Comune deve ancora effettuare degli espropri nella parte a monte della ferrovia, mentre nella parte a valle sono in fase di completamento. Le attività potranno comunque già iniziare nella parte a valle, una volta acquisita formalmente l’area demaniale da Regione e Autorità Portuale. Per completare quest’ultima parte di aspetti burocratici, potrebbe servire circa un mese. I lavori potrebbero dunque iniziare tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

Mercoledì 3 ottobre, il responsabile unico del procedimento e neo segretario generale dell’Autorità Portuale, Francesco Di Sarcina, incontrerà il commissario del Comune, Luigi Croce, per valutare gli ultimi atti da intraprendere per procedere ad una celere consegna delle aree alla Sigenco per iniziare le opere.

Nulla osta, dunque, all’avvio dei lavori per il nuovo porto. La Sigenco, vincitrice dell’appalto, avrà a disposizione 720 giorni consecutivi per portare a termine l’opera. L’anno della liberazione, per Messina, potrà essere allora presumibilmente il 2015. Fino ad allora si dovranno prendere i giusti accorgimenti per far sì che quanto accaduto ieri non si ripeta mai più. Lo abbiamo detto tante volte invano. Speriamo sia la volta buona. Ma non si perda più tempo. Messina non può più aspettare.

(Marco Ipsale)