Niente stipendi a Casa Serena, i lavoratori pronti allo sciopero della fame

Anche questa volta la protesta era nell’aria da giorni. I lavoratori lo avevano annunciato, avevano già detto chiaramente di essere pronti a proteste anche eclatanti per ottenere ciò che aspettano ormai invano da mesi. E così adesso inizieranno lo sciopero della fame perché vogliono provare ancora una volta a dare un segnale forte e a far capire che ormai sono pronti a tutto. Sono i dipendenti di Casa Serena, gli stessi che ormai da più di dieci giorni sono in presidio permanente nella struttura di Montepiselli. Si sono riuniti in un movimento spontaneo promosso da Giovanni Andronaco e Pippo Stella, due lavoratori di Casa Serena, senza bandiere e sigle sindacali hanno iniziato una battaglia che punta prima di tutto allo stipendio. L’ultimo che hanno ricevuto è quello di ottobre, da allora solo chiacchiere e pochissime certezze. Sapevano che alla cooperativa di cui fanno parte, Azione Sociale, il Comune aveva liquidato due fatture e nonostante ciò a loro era arrivata una sola mensilità. Hanno aspettato, hanno avuto pazienza, hanno chiesto spiegazioni direttamente al presidente della cooperativa Giovanni Ammendolia. Il presidente aveva risposto di non avere la disponibilità economica per pagare un altro stipendio e che sarebbe tornato a battere cassa a Palazzo Zanca, da lì scattò la protesta del comitato spontaneo. In questi undici giorni di presidio poco o nulla è cambiato, non ci sono notizie di nuove fatture, non ci sono notizie degli stipendi di novembre, dicembre, della tredicesima e adesso anche di gennaio. La tensione è ormai altissima, i lavoratori continuano a prestare tutti i servizi agli anziani ospiti nonostante le immense difficoltà e continueranno a farlo anche durante lo sciopero della fame. Lo stipendio però è solo la punta dell’iceberg, restano sempre troppe le incognite sul futuro di Casa Serena. Al momento la struttura rimane aperta grazie alla seconda proroga concessa da Palazzo Zanca, vanno avanti gli interventi di messa in sicurezza iniziati in grande ritardo, doveva esserci dei trasferimenti temporanei di parte degli anziani e dunque una riduzione dei lavoratori che già da gennaio sono stati posti in cassa integrazione in deroga al 35% a causa della riduzione dei fondi destinati alla cooperativa per la gestione della struttura, guardando al futuro non è ancora chiaro se ci saranno dei tagli alle risorse con i nuovi bandi che il Comune sta preparando. I nodi da sciogliere sono tanti. Il movimento spontaneo dei lavoratori vuole intanto vederci chiaro sul fronte stipendi. E lo farà dando il via allo sciopero della fame. (Francesca Stornante)