Contratto tra Messinambiente e la società di Raphael Rossi, Zuccarello va in Procura

Un anno fa iniziava la prima operazione verità su Messinambiente e su una gestione della partecipata che mostrava poche luci e troppe ombre. Il consigliere comunale Daniele Zuccarello (nella foto in basso) fece un’imponente raccolta di dati e documenti e poi decise di portare tutto in Procura per iniziare a scoperchiare quello che era un grande pentolone ormai in ebollizione. E’ trascorso un anno, nel frattempo sono cambiate tante cose a Messinambiente, a cominciare dalla governance, oggi rappresentata dal liquidatore Alessio Ciacci. Ciò che non è cambiata è il modus operandi di Zuccarello che 12 mesi dopo ha deciso di tornare in Procura per chiedere che sia la Magistratura ad accertare se quanto accaduto nelle ultime settimane a Messinambiente sia legittimo.

A portare il consigliere in Procura sono state quelle che lui stesso definisce le “decisioni a dir poco disinvolte prese dal commissario liquidatore di Messinambiente Alessio Ciacci”, in riferimento alle modalità ed alle motivazioni che hanno portato, lo scorso 3 dicembre, alla stipula di un contratto di collaborazione tra Messinambiente e la società Re-Sources s.a.s. della quale Raphael Rossi, consulente della partecipata fino al 17 ottobre scorso, risulta amministratore unico (vedi articolo correlato). «L’affidamento di questa consulenza, per un importo pari a 31.334 euro, esclusa iva ed esclusi i rimborsi spese per trasferte, vitto e alloggio, è avvenuto con modalità tali da richiedere che la Procura di Messina, alla quale mi sono rivolto presentando un esposto, verifichi se vi siano eventuali responsabilità penali o comportamenti poco trasparenti da parte di chi sta amministrando la cosa pubblica» scrive Zuccarello che ricorda innanzitutto che Ciacci è commissario liquidatore e che il suo compito è limitato alle attività di conservazione e liquidazione del patrimonio della società e non certamente volto ad alimentare nuovi costi.

«Non è accettabile che vengano adottati stratagemmi per consentire a Raphael Rossi, che ha concluso il suo operato ad ottobre e successivamente ha assunto l’incarico di amministratore unico della Formia Rifiuti Zero, di continuare la sua attività attraverso una società costituita ad hoc e “su misura” per ottenere la consulenza. Appare strano che la Re-Sources sia stata costituita il 28 novembre e si sia iscritta al registro delle imprese il 3 dicembre, lo stesso giorno in cui viene stipulato l’accordo con Messinambiente. Nel contratto si legge che è stata la Re-Sources a presentare la proposta di consulenza. C’è da chiedersi quando lo abbia fatto, probabilmente nei 5 giorni dalla sua costituzione alla stipula del contratto. E in quei 5 giorni è riuscita a fare miracoli, dal momento che, Ciacci, come si legge, ha motivato l’affidamento dell’incarico grazie al fatto che “la Re-Sources occupa un ruolo di primaria importanza nel settore e di comprovata esperienza nella gestione dei progetti, collaborando lo stesso socio con molteplici società a partecipazione pubblica”. Se in 5 giorni è riuscita a ottenere un ruolo di primaria importanza nel settore non oso immaginare cosa potrà fare in un mese, probabilmente diventare leader in ambito mondiale. Strano poi che abbia acquisito in pochi giorni una “comprovata esperienza” nonostante dalla visura camerale risulti che ha iniziato le attività il 17 dicembre, due settimane dopo il contratto. Non ho alcun dubbio che la professionalità che Rossi ha messo a disposizione di Messinambiente per sei mesi sia tale da non farsela scappare anche dopo che ha ottenuto un incarico a Formia, incarico probabilmente incompatibile con un’eventuale conferma della consulenza a Messina, ma che almeno vengano rispettate le regole e non si offenda la nostra intelligenza con scappatoie che dall’amministrazione che voleva Cambiare Messina dal basso non ci saremmo mai aspettati».

Adesso sarà la Procura a decidere in che modo affrontare la vicenda e in attesa che si faccia chiarezza Zucarello chiede all’assessore Ialacqua se è questa la rivoluzione annunciata rispetto ai metodi del passato e se è questo il nuovo che dovrebbe gestire la cosa pubblica. «In meno di un anno Raphael Rossi finirà con il costare alle casse di Palazzo Zanca, con le due consulenze, oltre 70 mila euro (esclusi extra e rimborsi). Messina meriterebbe una gestione più oculata delle risorse pubbliche. Sempre all’assessore Ialacqua vorrei chiedere se ritiene opportuno che per evitare una eventuale incompatibilità di Rossi si debbano bypassare regole e trasparenza a Messina. Così facendo non si cambia affatto. Si torna indietro».