Costretto sotto minaccia a dimettersi dalla Casa per anziani di cui era socio. In manette anche il nipote di Luigi Sparacio

Le minacce e le intimidazioni sono cominciate a inizio anno per poi culminare, qualche settimana fa (primi giorni di luglio ndr), nella sottoscrizione forzata della richiesta di dimissioni dalla cooperativa che gestisce una casa di cura per anziani nei pressi di viale della libertà, di cui era stato uno il socio fondatore. A mettere fine all’incubo della vittima, gli uomini della Squadra Mobile che hanno tratto in arresto, con l’accusa di concorso in estorsione con aggravante mafiosa, Paolo Restivo, 41 anni, incensurato, dipendente di un’agenzia di onoranze funebri e Salvatore Sparacio, 36 anni, nipote del boss, poi collaboratore di giustizia, Luigi. A emettere il provvedimento odierno, su richiesta dei sostituti procuratori Verzera e Amendola. il gip Massimiliano Micali.

Obiettivo dei due malviventi, come spiegato questa mattina in conferenza stampa dal Capo della Mobile Giuseppe Anzalone, quello di estromettere la vittima, socia insieme a due donne, una delle quali moglie di Restivo, dalla gestione della cooperativa e consentire l’entrata di Sparacio. L’indagine è stata eseguita con metodi tradizionali, grazie anche ad alcune dichiarazioni rese dall’uomo costretto a subire molteplici minacce. Questa mattina sono stati disposti anche ordini di sequestro di elementi che possono risultare determinanti anche per capire se, e in che termini, si fosse già verificato il “passaggio forzato di consegne” tra la vittima e lo stesso Sparacio, scarcerato lo scorso 23 maggio per una sentenza passata in giudicato: prelevati l’hardware del computer della Casa di cura e alcuni documenti depositati dal commercialisti. Sono state inoltre disposte diverse perquisizioni domiciliari.

Particolarmente rilevante nel quadro dell’indagine in cui si è consumata l’estorsione, che Anzalone ha definito “tradizionale” nelle modalità, ma atipica nella tipologia della richiesta, non denaro o assunzione ma l’estromissione dalla società, il fatto che la Casa di cura avrebbe a breve ricevuto un mutuo regionale a fondo perduto di 120 mila euro. Elemento quest’ultimo, che potrebbe aver reso ancora più “appetibile” per Sparacio l’entrata in società nella cooperativa. Ulteriori risposte potrebbero quindi giungere dai rilievi che verranno effettuati sul materiale sequestrato.