Chiesti due rinvii a giudizio per le estorsioni al titolare di una casa di riposo

Le minacce e le intimidazioni sono cominciate all’inizio dell’anno scorso. Culminarono nei primi giorni di luglio nella sottoscrizione forzata della richiesta di dimissioni dalla cooperativa che gestisce una casa di cura per anziani in viale della libertà, di cui era stato uno il socio fondatore. Dopo la denuncia della vittima la Squadra Mobile arrestò il 28 luglio, con l’accusa di concorso in estorsione con aggravante mafiosa, Paolo Restivo, 41 anni, incensurato, dipendente di un’agenzia di onoranze funebri e Salvatore Sparacio, 36 anni, nipote del boss, poi collaboratore di giustizia, Luigi Sparacio. Ora il sostituto procuratore della DDA, Giuseppe Verzera ha chiesto il rinvio a giudizio di Sparacio e Restivo. Secondo l’accusa i due attuali indagati volevano estromettere la vittima, socia insieme a due donne, una delle quali moglie di Restivo, dalla gestione della cooperativa e consentire l’entrata di Sparacio. In vista di un accredito da parte della Regione di 120 mila euro di un mutuo alla casa alloggio la vittima dell’estorsione sarebbe entrato in contrasto con le altre due socie della cooperativa. I primi di luglio il socio fondatore sarebbe stato costretto, sotto minaccia di ritorsioni a firmare l’atto di dimissioni dalla cooperativa. Il suo posto fu preso proprio da Salvatore Sparacio. E’ stato a questo punto che la vittima si è rivolta alla Mobile che ha avviato le indagini facendo scattare gli arresti