Inchiesta Messinambiente: Di Maria torna libero, Inferrera resta ai domiciliari

Regge soltanto in parte, al vaglio del Riesame, l'inchiesta della Procura di Messina sugli ultimi anni di gestione di Messinambiente – dal 2010 al 2013. Il Tribunale del Riesame ha infatti ridimensionato le esigenze cautelari, tradotte dal GIP Giovanni De Marco in cinque arresti domiciliari, ma conferma per il resto il castello accusatorio degli inquirenti, ancora a lavoro sulla utility che si occupa della raccolta della spazzatura in città. Il Collegio della Libertà ha annullato in toto il provvedimento per l'ex liquidatore Armando Di Maria, che da oggi non ha più neppure il braccialetto elettronico. Hanno il divieto di esercitare l'attività economica e professionale gli imprenditori Marcello Di Vincenzo e Francesco Gentiluomo ed il broker assicurativo Antonio Buttino. Resta ai domiciliari col braccialetto elettronico invece Antonino Inferrera, responsabile amministrativo e contabile della società. Tutti lo scorso 11 novembre erano andati ai domiciliari accusati a vario titolo di peculato e truffa.

inferrera, difeso dall'avvocato Giuseppe Carrabba, è praticamente il protagonista di questa trance d'inchiesta. Attorno a lui ruotavano infatti i due imprenditori coinvolti, che offrivano mezzi e servizi a Messinambiente e dai quali, in cambio dell'assegnazione dei lavori, Inferrera avrebbe intascato mazzette. All'uomo erano state recentemente affidate ulteriori mansioni da Alessio Ciacci. Dopo i provvedimenti dell'11 novembre scorso è stato sospeso – senza retribuzione – dalle sue mansioni.

L'indagine, affidata al PM Stefania La Rosa e supervisionata dall'aggiunto Sebastiano Ardita, è stata condotta dagli investigatori della Polizia Giudiziaria – guidati dal Vice Questore Fabio Ettaro – e dai carabinieri del Nucleo Investigativo, ai comandi del maggiore Ivan Boracchia. Alla luce della documentazione contabile acquisita, sulla scorta delle intercettazioni telefoniche ed ambientali e delle dichiarazioni dei dipendenti interrogati, ha convito gli inquirenti che gli affidamenti della società venivano effettuati sulla base dei contatti di Inferrera. Al responsabile poi gli imprenditori e il broker hanno corrisposto dei pagamenti che rappresenterebbero delle mazzette.

Hano difeso gli avvocati Carlo Autru, Danilo Di Salvo e Tommaso Calderone.

(Alessandra Serio)