Il Questore Gugliotta lascia Messina. E lancia l’allarme: “Rischio usura troppo alto”

Il Questore Carmelo Gugliotta lascia Messina.Per tre anni e mezzo ha retto la Questura della sua città natale, dal 2014 va a Perugia, sede più prestigiosa della "declassata" Messina, altrettanto impegnativa. In questi tre anni e mezzo ha dato una impronta molto personale al rapporto tra Polizia e cittadini, che si è fatto più diretto e aperto. Un lavoro che ha dato ottimi frutti sul piano dell'ordine pubblico. Negli ultimi mesi ha dovuto invece fare i conti con le polemiche sulla gestione dell'accoglienza profughi. E in qualche occasione non ha gradito l'eco delle proteste degli enti di tutela dei migranti, o la stampa "rea" di aver dato voce alle critiche. Il bilancio dei suoi ultimi tre anni e mezzo resta comunque molto positivo.

"Sono contento di andare a Perugia", afferma. "Certo, non è la mia città natale, ma sono assolutamente d'accordo con la norma che prescrive ai dirigenti di ruotare spesso; è molto prolifica in termini organizzativi, perché uno sguardo "nuovo" sulle realtà che si affrontano è sempre utile, ed evita che si creino rapporti troppo stretti con le realtà locali, che sono sempre insidiose per chi svolge compiti delicati come quello affidato alle forze di Polizia".

– Qual è il risultato del suo lavoro che più le fa piacere aver raggiunto e cosa invece si rammarica di non aver avuto il tempo di portare a compimento?

"Sono assolutamente soddisfatto dei risultati che ho ottenuto sotto il piano dell'ordine pubblico. Risultati che ho cercato e perseguito con un costante lavoro volto a intessere rapporti con le istituzioni cittadine, ma anche con i cittadini stessi. Andare nelle scuole, o in altre sedi istituzionali, ha permesso ai cittadini di capire che alla Polizia ci si può rivolgere sempre, anche in via preventiva. Il risultato immediato di questo lavoro è il fatto che in 3 anni e mezzo, ad eccezione di uno spiacevole episodio tra tifoserie – gli scontri tra i tifosi siciliani e calabresi, dopo la partita Messina-Catanzaro- non c'è stato un solo problema in questo senso. Lo stesso ottimo rapporto con i rappresentanti dei movimenti, degli studenti, ha fatto sì che tutte le manifestazioni si svolgessero pacificamente. Quel che mi dispiace è invece che non ci sarò quando si raccoglieranno i frutti di molte importanti indagini di polizia giudiziaria che i miei uomini stanno portando avanti, e che ho seguito. Ho fatto in tempo invece a "battezzare" i risultati dell'importante azione svolta sul territorio di Barcellona, dove i duri colpi al potente clan del Longano sono tanti, dove si è aperta la breccia nel muro alto di omertà anche grazie al lavoro della Polizia."

Un lavoro condiviso tra vari corpi di Polizia. Grazie anche al metodo introdotto dal Procuratore Capo Guido Lo Forte che ha valorizzato il lavoro congiunto.

"Assolutamente sì, il lavoro dei Carabinieri è ad esempio stato egregio e ovviamente fondamentale, soprattutto in quell'area geografica. Dove è stato richiesto il nostro apporto abbiamo collaborato attivamente. Le novità metodologiche introdotte dal Procuratore Lo Forte sono importanti, e aiutano non poco la nostra azione. Prima ad esempio il pm era di fatto un destinatario finale delle informative di polizia, del nostro lavoro di indagine. A Messina, oggi, ne è invece pienamente coinvolto fin dall'inizio. Direi che è un momento storico felice per la provincia, sul piano della lotta al crimine; poter godere di questa Procura, che annovera tanti magistrati giovani e motivati, coordinati da un capo che ha impostato benissimo il profilo organizzativo e direttivo".

Nel corso del recente blitz sul clan di Camaro il procuratore capo Lo Forte ha appunto spiegato che si tratta di una prima attività su Messina, lasciando intendere che come è avvenuto su Barcellona anche l'offensiva alla mafia dello Stretto sarà incisiva. Quali sono ad oggi i settori criminali più attivi, e le emergenze sul piano della legalità?

"Messina è ancora la capitale dell'usura. Una piaga che con la morsa della crisi economica si fa più profonda. Un reato praticato anche ad alti livelli della società. Non è un mistero che molte fortune, da quelle dei criminali a quelle dalla "faccia pulita" sono state costruite sull'usura. Negli anni '70 era la realtà più diffusa, poi negli anni '80 arrivarono droga ed estorsioni, e i clan hanno cominciato a reinvestire nell'economia "pulita", attraverso l'edilizia. Ma l'usura resta diffusissima, e troppe sono ancora oggi le vittime. Altissimo, poi, il livello di omertà. Troppi pochi ancora oggi denunciano".

– Messina omertosa anche sul pizzo, l'operazione "Richiesta" ne è l'ennesima prova: soltanto una delle vittime del clan di Camaro ha scelto di collaborare con voi.

"Le denunce sono davvero poche, la paura è tanta. Ma oggi, questo è bene ricordarlo, paga soltanto chi vuole pagare. Gli strumenti di tutela offerti dallo Stato esiste, la Polizia offre sostegno e protezione, è stato dimostrato. E il racket non avvicina chi alza la testa, chi denuncia. Sa che ci sono soggetti che preferiscono rivolgersi allo Stato, che non si lasciano intimidire, ed a quelli non prova neppure ad imporre le proprie richieste. Chi si mostra debole, invece, è facile preda, e lo resta anche dopo che il suo aguzzino è stato arrestato. Le inchieste dimostrano che le vittime passano di aguzzino in aguzzino, le organizzazioni sanno che possono vessarlo, e semplicemente lo "trasferiscono" da un esattore ad un altro".

– Note dolenti: la contestata gestione dell'accoglienza profughi.

"Non credo che qualcuno abbia contestato nulla alle forze dell'Ordine. Anzi. Ci siamo adoperati quanto abbiamo potuto, andando anche oltre il nostro compito, stimolando le altre istituzioni preposte lì dove queste non erano preparate, la vicenda minori lo dimostra. E' innegabile infatti che la città non lo fosse. A noi compete un lavoro di sorveglianza in generale, anche e soprattutto a tutela degli stessi profughi. Abbiamo garantito la loro sicurezza, e stiamo cercando, per quanto possibile, di collaborare per individuare una soluzione idonea. Se qualcuno ha avuto da ridire sull'accesso al centro, sarebbe bene ricordare che anche la struttura è sorta nel nulla, serviva del tempo materiale per organizzarsi, prima di consentire a qualunque ente, anche accreditato, di entrare. Per altri profili non sta certo a noi individuare, ad esempio, un sito idoneo. Confesso, Le Dune non mi piace, non è di semplice gestione dal punto di vista dell'ordine pubblico. Ma ancor prima non è agibile, men che mai mi pare idoneo all'accoglienza di questa gente. La Prefettura ha chiesto ovunque, anche io mi sono adoperato per trovare strutture. La verità è che a parte l'Università, nessuno si è offerto di ospitarli, pur esistendo qualche struttura idonea. Si è parlato anche dell'Hotel Europa. Non saprei dire se è una soluzione idonea, e se è perché è stata sfrattata. A me compete dire se è in sicurezza o meno. Ad oggi, però, nessuno mi ha richiesto un sopralluogo. Non possiamo sostituirci all'amministrazione, in questo".

– I tagli alla spesa pubblica hanno messo in ginocchio anche le forze dell'Ordine. Come si dirige una Questura in tempo di crisi?

"Amministrando bene. Non posso dire che la mia Questura abbia risentito dei tagli, pur pesanti. Se la struttura funziona, sulle carenze si interviene per tempo e si riesce a farvi fronte. Così come un'azione incisiva di prevenzione, per quel che è dato alle Forze di Polizia ovviamente, consente di risparmiare anche dal punto di vista logistico ed organico, oltre che produrre buoni risultati. Torniamo all'ordine pubblico, ad esempio. Il dialogo con istituzioni, cittadini e movimenti ha fatto sì che non ci fossero problemi durante le varie manifestazioni. Ma ha anche consentito a me di non dover destinare ulteriori uomini a questo compito, sottraendoli così ai servizi ordinari di investigazione, o di contrasto del crimine".

Alessandra Serio