Luigi Genovese: «Giudicatemi per le mie idee, non per il cognome che porto»

Sono Luigi. Gioco questa partita in prima persona. Non indosso la maglia di nessun altro. Neppure quella di mio padre.

Giudicatemi, attaccatemi per le mie idee, per i miei programmi, per i miei errori e non per il cognome che porto.

Non voglio essere considerato un candidato alla ricerca della poltrona, per ambizione personale; ma sento di rappresentare un progetto che è fatto di tanti ragazzi come me.

Troppo giovane? Forse.

Costretto a crescere in fretta. Come tanti altri giovani. Ciascuno di noi per ragioni diverse.

Io voglio essere capace di chiedere ai giovani di continuare a lottare, di tornare in questa terra, di credere che avere uno scopo comune è una forza e una certezza.

Vi parlo con l’energia che ho ereditato dalla passione politica della mia famiglia a cui ho aggiunto la ribellione generazionale, che spinge verso traguardi possibili.

Voglio ridisegnare i modelli occupazionali del futuro, nella mia città, nella mia Sicilia.

Voglio abbracciare l’inarrestabile innovazione che sta caratterizzando la nostra era, grazie ad uno spazio di coworking, luogo in cui giornalmente si contaminano idee, talenti e competenze; quella grande casa in cui interagiscono nuove tecnologie, innovazione, digitalizzazione e startup.
È il mondo del domani e noi siamo pronti ad esplorarlo.

Vi invito a guardare il mio impegno sociale e politico con curiosità, interesse. Giudicate le mie azioni, i miei contenuti. Sono pronto a farmi conoscere per chi sono.