Politica

Falcomatà: “Messina e Reggio unite con l’Area metropolitana dello Stretto”

REGGIO CALABRIA – Dopo l’esilio forzato, durato poco meno di due anni a causa della vicenda giudiziaria Miramare, per Giuseppe Falcomatà, lo scorso mese di ottobre, si sono riaperte le porte di Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro. Nella prima seduta del Consiglio comunale di novembre, il primo cittadino nel corso del suo intervento ha invitato tutte le forze politiche di maggioranza e di minoranza, ad un maggiore dialogo e confronto. Un appello (manco a dirlo) caduto nel vuoto, perché Falcomatà, subito dopo si è trovato ad affrontare la questione rimpasto. Una faccenda, un tira e molla che si è protratto per quasi due mesi, dove si sono raggiunti momenti di tensione con il Partito democratico. Ma alla fine è stata trovata la cosiddetta quadratura del cerchio. “Una giunta comunale messa al servizio della comunità e del bene comune”, l’ ha definita il primo cittadino nel corso di una intervista rilasciata a Tempostretto, all’interno della quale sono stati affrontati altri temi

– Sindaco Falcomatà, da pochi giorni è stata varata la nuova Giunta comunale a Palazzo San Giorgio a “trazione tecnica”. Questo vuol dire che la politica ha fallito?

«No, è normale che ci sia un confronto, ma ritengo che proprio a valle di questo, la politica ne esca rafforzata. Una Giunta comunale è messa al servizio della comunità e del bene comune. Nel nostro caso è costituita da personalità rappresentative, con una serie di competenze tecniche che si inseriscono comunque in una visione politica che non è cambiata, che risponde agli indirizzi di mandato che sono alla base del patto di coalizione. Da questo punto di vista non vi è alcun fallimento, anzi la prosecuzione di un percorso, con una squadra solida e rappresentativa, e con la volontà di costruire concretamente l’idea di città scelta dagli elettori».

Questo ddl Calderoli approvato al Senato, votato anche dai parlamentari del Sud, spacca in due il Paese? Quali saranno le conseguenze per le regioni del Mezzogiorno?

«Le conseguenze saranno devastanti. È da anni che cerchiamo di sensibilizzare i parlamentari meridionali sui rischi di un’autonomia che marginalizza, ancor di più, il Mezzogiorno d’Italia. Ma è chiaro che privilegiano la ragion di partito agli interessi del loro territorio. Anche se il governo e la maggioranza vanno avanti spediti sulla linea leghista del Ddl Calderoli, purtroppo anche col sostegno di chi dovrebbe rappresentarci, c’è ancora tempo per provare a fermare la frantumazione dell’unità nazionale e della Costituzione italiana. L’autonomia differenziata, infatti, cancella i diritti, aumenta le diseguaglianze e produce ancora più poveri nella parte più povera del Paese. Una secessione dei ricchi, un’autentica sciagura, un miasma fascista che soffoca gli ultimi, i deboli e chi è in difficoltà».

– Il Ponte Sullo Stretto sarà un’opera così strategica per come viene definita?

«Per adesso rischia di essere un totem attraverso il quale la Lega ed il ministro Salvini provano a tenere a bada il Sud umiliato, offeso e penalizzato dall’autonomia differenziata. Proprio in virtù dell’autonomia differenziata appena approvata al Senato, il rischio è che il ponte si trasformi in un tentativo, velleitario, di unire un’Italia già divisa. È chiaro che le infrastrutture non possono assumere una connotazione politica, sarebbe sbagliato rifiutarle a prescindere. Ma il ponte sarà strategico solo se la Calabria e la Sicilia potranno, finalmente, contare su un sistema trasportistico degno di un paese occidentale, se potranno avere tutto quello che lo Stato ha negato loro negli ultimi 70 anni».

– Cosa pensa della cosiddetta Area metropolitana dello Stretto, comprendente Messina e Reggio Calabria?

«È un elemento naturale più che amministrativo. Per questo, Reggio e Messina devono continuare a dialogare, a camminare mano nella mano, a sostenersi in una crescita condivisa e univoca. In questi anni sono stati fatti molti passi avanti ed è un bene per una comunità che, tutta insieme, supera il milione di abitanti. In soli tre chilometri, infatti, esistono e devono coesistere due università, due parchi nazionali, due magnifici teatri, due porti ed un aeroporto che deve necessariamente, questo sì, unire due sponde. L’area metropolitana dello Stretto è e resta un obiettivo strategico, da raggiungere al più presto».