Crack Pesce, condannato a 9 anni il commerciante, 4 anni al notaio Quagliata

Sei assoluzioni – l'Accusa ne aveva chieste soltanto tre – e quattro condanne. Si chiude così il processo per il crack della Margan, l'azienda madre del commerciante Sandro Pesce, accusato di bancarotta fraudolenta.

Ieri sera il Tribunale – presidente Grasso – ha emesso il proprio verdetto: 9 anni per lo stesso Pesce, 6 anni per il notaio Vittorio Quagliata, 4 anni per Gaetana Inferrera, 1 anno e mezzo (pena sospesa) per Giancarlo Restuccia .

Assolti Luigi Giannetto, Margherita Bagnoli, Rosa Maria Zocca, Maria Ferrara e David Remedios.

Il noto commerciante, titolare di una serie di negozi di abbigliamento di centro città, era finito al centro degli accertamenti della Guardia di Finanza che a più riprese ha messo i sigilli ad una barca di lusso, immobili a Messina e Catania.

L’ultimo sequestro risale al 2012: sotto chiave beni per oltre un milione di euro tra due magazzini commerciali, uno in via Garibaldi di 54 mq. e l’altro in via Corbino Orso di 1200 mq., intestati alla Idra Srl, una società riconducibile a Pesce, come la Marlene e la Liz. Conosciutissimi i negozi messinesi del gruppo, "Aquarius" uno per tutti.

L'indagine, condotta dall'oggi PM della Dda Fabrizio Monaco, aveva svelato come, attraverso prestanomi, Pesce aveva portato l'azienda madre al crack, pilotato, svuotando le casse prima del fallimento, per evitare di esporsi ai creditori.

Hanno difeso gli avvocati Gianluca Currò, Alberto Gullino, Isabella Barone, Maria Falbo, Antonio Sindona, Giovanni Grasso, Candeloro Olivo, Angelo Colosi.