cronaca

Falsi invalidi, processo per 46 pazienti tra Messina, Barcellona e Reggio Calabria

Escono dall’inchiesta grazie alla prescrizione circa 20 persone, mentre per altri 46 indagati si profila il processo, che comincerà ad aprile dell’anno prossimo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Messina. Le accuse sono concorso in falso e truffa ai danni dell’Inps.

I falsi certificati medici per ottenere l’invalidità

Si tratta dei pazienti dei medici finiti nell’inchiesta dei carabinieri su presunti certificati falsi. Un centinaio i certificati, firmati tra il 2013 e il 2014, che secondo la Procura di Messina non rispecchiavano le reali patologie di chi li richiedeva ma che sono stati usati per richiedere le invalidità alle commissioni Inps di Messina e Reggio Calabria. Per 36 professionisti, tra medici e operatori dei patronati, il processo è già in corso in primo grado. In questo caso, invece, si tratta appunto dei pazienti, residenti tra la città di Messina, Barcellona e dintorni e Reggio Calabria, che avrebbero ottenuto le certificazioni sospette.

Le decisioni del giudice per tutti gli indagati

L’ultima tranche della maxi inchiesta dei Carabinieri è andata al vaglio del giudice per l’udienza preliminare Ornella Pastore che ha emesso 2 distinti provvedimenti: per 17 indagati ha disposto il non doversi procedere perché i reati contestati sono prescritti, altre 5 persone hanno incassato proscioglimenti totali o parziali, mentre il grosso degli indagati, 46 appunto, sono stati rinviati a giudizio come chiesto dal PM Rossana Casabona, titolare del caso.

Tra loro c’è gente di tutte le età, dai poco più che vent’anni fino ad una signora di 90 anni, che si è rivolta ai professionisti oggi sotto processo, allora impegnati tra gli ospedali Piemonte-Papardo, Barone Romeo di Patti, i distretti cittadini e di Barcellona, l’ospedale Cutroni Zodda della città del Longano.

Il caso di Provvy Grassi

I militari dell’Arma “incapparono” letteralmente nei casi di truffe sospette – sarà il processo a stabilire se effettivamente ci furono o meno – indagando sulla scomparsa di Provvy Grassi, la giovane deceduta in un incidente stradale sulla tangenziale messinese nel 2013 e trovata cadavere sotto il pilone del viadotto nel 2014.

Cercando di ricostruire quel che era accaduto, gli investigatori misero sotto la lente anche l’attività del padre Giovanni Grassi. E’ così venuto fuori che si adoperava tra patronati e professionisti per gestire pratiche di invalidità civile, secondo gli inquirenti tutt’altro che regolari.

Gli avvocati difensori

L’udienza preliminare ha visto impegnati gli avvocati Lorenzo Cardullo, Giuseppe Bevacqua, Francesco Siciliano, Anna Maria Lombardo, Tancredi Traclò, Fabrizio Grosso, Marzia Schepis, Giuseppe Calabrò, Giuseppe Imbesi, Antonino Arena, Diego Lanza, Giuseppe Lo Presti, Antonio Centorrino, Fabio Marchetta, Pietro Venuti, Giuseppe Carrabba, Fabrizio Alessi, Ettore Cappuccio, Francesco Velardi, Antonio Lo Presti, Giuseppe Tortora, Sergio Alfano, Maurizio Igor Germanà, Antonio Amata. Alessandro Billè, Teresa Malarbì, Andrea Florio, Salvatore Silvestro, Salvatore Burrascano, Angelo Colosi, Daniele Pagano, Concetta Crupi, Antonio Scordo, Paola Rigano, Giuseppe Ventura Spagnolo, Nino Favazzo, Carmelo Torre, Giovanni Da Campo, Giuseppe Abate.