Legambiente e Sole 24 ore bocciano Messina: ultima in classifica per vivibilità ambientale

Legambiente boccia Messina. La ricerca sulla vivibilità ambientale sui 104 capoluoghi dello stivale vede la città dello Stretto ULTIMA, dando un dispiacere all’assessore Ialacqua, per anni presidente della Legambiente dei Peloritani.

Dalla ricerca di Legambiente, in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, giunta alla ventiduesima edizione, emerge un quadro con pochi passi avanti in Italia, sul fronte della differenziata e delle energie rinnovabili e molte situazioni statiche. Le città con le ecoperformace migliori: Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano, mentre le ultime 8 sono della Sicilia e della Calabria (Crotone, Catanzaro,Reggio Calabria, Catania, Vibo Valentia, Palermo, Agrigento e, fanalino di coda, proprio Messina).

Manca, secondo quanto scrivono i promotori della ricerca il “coraggio e la voglia di puntare sulla mobilità nuova per uscire dalla morsa di traffico e smog e sugli eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio”. Dal dossier emerge un Paese dove è profondo il divario tra Nord e Sud. Nel complesso i protagonisti delle performance migliori sono i piccoli capoluoghi al di sotto degli 80mila abitanti (Verbania, Belluno, Macerata, Oristano, Sondrio, Mantova, Pordenone) oppure le solite Trento e Bolzano, centri di medie dimensioni (con abitanti compresi tra 80mila e 200mila), e soltanto una grande città: Venezia. In testa c’è il nord del Paese assieme con due città del centro Italia, entrambi piccoli centri, la marchigiana Macerata e la sarda Oristano. Le peggiori invece sono tutte città del meridione, tre grandi e due piccole: la calabrese Vibo Valentia (101) e le siciliane Catania (100), Palermo (102), Agrigento (103) e Messina (104).

Anche quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili).

Se a guidare la classifica di Ecosistema urbano è Verbania, che totalizza l’83% dei punti assegnabili (sui 100 disponibili) Messina è ultima, 104esima con un risicato 16, 82% (Agrigento fa meglio di noi con il 17,85% , Palermo 23,30% e Catania 24,79%). Se andiamo poi a vedere i singoli indicatori scopriamo che siamo quasi sempre nella parte bassa, ad esempio 99esimi per qualità dell’aria, 98esimi per la capacità di depurazione, 87esimi per la dispersione della rete idrica, 95esimi per la raccolta differenziata, ultimi tra le 16 grandi città per l’offerta del trasporto pubblico, 22esimi (ma è un dato negativo) per la produzione annua di chili di rifiuti per abitante (462 Kg a persona), 86esimi per aree destinate ad isole pedonali, 83esimi per ciclabilità, 92esimi per energie rinnovabili (la nostra percentuale in questo caso è un tondo 0% mentre Salerno svetta al primo posto con 181 Kw installati ogni 1000 abitanti).

I dati fanno riferimento al 2014 pertanto l’amministrazione Accorinti era già in sella da un anno e mezzo, difficile quindi dare esclusivamente la colpa a quellicheceranoprima, perché almeno un pezzo di quel 104esimo posto a chi amministra Messina senza aver cambiato una virgola nella gestione dei rifiuti deve pur andare. Per l’assessore Ialacqua un’amarezza in più il fatto che a bocciare la Messina targata Accorinti sia stata proprio Legambiente, la stessa con la quale, per anni l’ambientalista ha dato bacchettate e carbone a tutte le amministrazioni precedenti. Le bocciature peraltro riguardano proprio le tematiche ambientali e la vivibilità della città, proprio i settori dai quali ci aspettava la rivoluzione e la discontinuità rispetto al passato.

Rosaria Brancato