Nel “piatto” delle amministrative tanti nomi e nessuna idea concreta per la città

La fantapolitica batte la politica 10 a zero. Dieci è più o meno il numero dei probabili/improbabili candidati a sindaco di Messina di cui si parla da settimane, zero è il numero di idee, progetti e soluzioni che i partiti e gli stessi aspiranti alla carica di primo cittadino hanno proposto per risolvere i tanti, gravissimi ed urgenti problemi della città. Messina – casomai qualcuno non se ne fosse ancora accorto o se ne fosse dimenticato troppo presto – continua a vivere sotto l’ombra, ingombrante, del dissesto finanziario. Il salva-comuni varato dal Governo nazionale per scongiurare il fallimento degli enti in difficoltà è uno scialuppa di salvataggio nella quale non è per nulla scontato che il Comune di Messina riesca a salire. Il Ministero dell’Interno ha già avanzato una serie di rilievi ed entro 30 giorni pretende risposte chiare ed approfondite in merito ai dubbi sorti in relazione al piano decennale di riequilibrio, predisposto dall’area economico-finanziaria di Palazzo Zanca, con l’avallo del commissario straordinario Luigi Croce e dei suoi esperti ed approvato dal Consiglio comunale.

Il prossimo sindaco rischia di essere poco più di un curatore fallimentare, ma i grandi leaders messinesi dei vari partiti piuttosto che dire ai cittadini come amministreranno la città e come risolveranno le emergenze cittadine, si prestano all’accattivante quanto inutile gioco del toto-nomi, che risponde alle stesse regole del calciomercato, dove basta una mezza frase o un mezzo contatto per far diventare una non notizia una notizia verosimile .

Intanto, la città sprofonda nelle sabbie mobili della crisi. Che è non solo economica, ma anche sociale, morale e di identità. Che città è oggi Messina? E, soprattutto, che città potrà diventare nei prossimi cinque anni? Rispondere al primo quesito è piuttosto facile: Messina è una città in cui il buco finanziario dei suoi conti pubblici si aggira intorno ai 250 milioni di euro; in cui l’azienda di trasporto pubblico esiste per dare uno stipendio ai lavoratori , quando ci sono i soldi, e non per garantire mezzi e servizi ai cittadini; in cui i servizi sociali si riducono a un continuo braccio di ferro tra le Cooperative che li gestiscono ed il Comune, a discapito degli operatori e degli assistiti. Messina è la città in cui mancano gli spazi per i bambini e quelli per gli anziani; in cui ci sono pochi vigili ma troppe auto e troppi automobilisti incivili; in cui il litorale è stato trasformato in una betoniera , con la complicità di tutti, cittadini e amministratori; in cui i turisti approdano con le grandi navi da crociera e scappano per non tornare mai più; in cui il verde è uno dei tre colori del semaforo e non l’ “arredo” cittadino; e in cui un’area pubblica non è mia né tua quindi ne faccio ciò che voglio, la sfregio e la distruggo semplicemente perché mi va. Messina è la città in cui il lavoro è una chimera e chi ha studiato e vuole realizzarsi professionalmente ha un’unica possibilità: fare i bagagli e andare via.

Ma i nostri cari politici, impegnati come sono nelle varie trattative a sistemare questo o quello in questa o quella poltrona , hanno idea di che città li aspetta al varco delle amministrative? Basterà un nome a salvare Messina? O servono idee e progetti concreti? Cosa sarà dell’Atm? E dei servizi sociali? E in una città che muore letteralmente di fame, chi spiegherà ai messinesi che tutte le tariffe e tutte le aliquote saranno portate al massimo?

La campagna elettorale per le elezioni comunali dei 26 e 27 maggio è entrata nel vivo un secondo dopo che si sono chiuse le urne delle elezioni politiche, ma ad oggi, a parte i nomi non abbiamo sentito altro. Forse perché non hanno nulla da dire. E, poi, si lamentano se vince Grillo. (Danila La Torre)