L’ultima volta che sono rimasta senza parole e senza la motivazione per cercarle

A volte mi capita di restare senza parole. L’ultima volta mi è capitato nei giorni scorsi, nel leggere la mail di un affezionato lettore di Tempostretto che mostrava amarezza per quanto stava accadendo alla Regione. Partendo dal travagliato Crocetta ter e dalla farsa della sfiducia il lettore concludeva con una serie di riflessioni sulla classe politica. Stavo per rispondere, la sua lettera s’intitolava “la mia rabbia”, quando mi sono accorta di non trovare le parole e di aver voglia solo di scrivere: hai ragione. Poi ho letto le dichiarazioni di Michela Stancheris, bergamasca, ex segretaria di Crocetta, da lui nominata assessore regionale al turismo e allo spettacolo al posto di Franco Battiato, da lui candidata poi alle Europee di maggio nella lista del Pd e adesso fuori dalla giunta. Ecco cosa ha dichiarato a La Sicilia: “Rosario non può pensare che la gente prenda pesci in faccia per sempre. Anche politicamente lo sto mollando e pure la gente che mi ha votato alle europee non lo riconosce più. Più che abbandonata dal padre mi ha deluso. A questo punto penso di avere sbagliato ad essermi sacrificata per lui alle europee. Sono arrabbiata, ma io resto qui, ormai sono attaccata alla Sicilia, farò un blog”.

Ho sempre pensato che “la riconoscenza è trascendenza”, quindi non esiste su questa Terra, ma le dichiarazioni della Stancheris lasciano sbigottiti. Chissà per quale strano scherzo del cervello i siciliani pensavano che Crocetta avesse deciso di mettere in giunta la sua segretaria e che sempre Crocetta avesse poi imposto il suo nome al Pd per le Europee e l’avesse fatta votare da Megafono e Dr per misurarsi sui numeri. Secondo l’ex assessore non è così, i criteri che hanno portato alla sua nomina sono dovuti alla competenza politica ed anzi stanca di essere “presa a pesci in faccia, lo mollo e lo molla anche la gente che mi ha votato alle Europee”. Quindi l’ex assessore ritiene che i 72 mila voti da lei presi alle Europee siano frutto del suo impegno con l’assessorato regionale, impegno del quale non c’è traccia ed anzi a Messina le tracce sono amarissime. Il mondo del Teatro siciliano la ricorderà anche per l’annuncio fatto dopo i tagli al settore: “Devolverò la mia indennità ai Teatri rimasti senza risorse”, in pieno stile crocettiano, cioè rimasto annuncio. Resta il giallo “sui pesci in faccia” che, a parte l’averla nominata assessore regionale (con tanto di stipendio), candidata alle Europee e fatta votare da 72 mila siciliani, Crocetta le avrebbe lanciato. Nelle stesse ore anche Nelli Scilabra, disarcionata dalla carica di assessore regionale alla formazione, dove era stata indicata sin dalla prima ora dal senatore Beppe Lumia non celava il suo malumore. “Mi avete dato l’elmetto e il fucile e ora mi avete abbandonato”. La studentessa universitaria che è stata messa sulla graticola dall’opposizione con una mozione di sfiducia (che avrebbero votato volentieri molti esponenti della maggioranza), non è stata sfiorata dal dubbio che, probabilmente alla luce dell’inesperienza qualche passo falso l’ha commesso. Migliaia di lavoratori della formazione senza stipendi da due anni nonché migliaia di suoi coetanei incappati nel flop del Piano giovani dovrebbero essere un campanello d’allarme del fatto che forse l’elmetto e il fucile non hanno funzionato. Crocetta l’ha difesa: “Nelli è un patrimonio politico per i giovani siciliani”. Ci sentiamo quindi rinfrancati dal fatto che non perderemo né la Stancheris, che ha annunciato che resterà in Sicilia, né la Scilabra che per Crocetta è un po’ come I templi di Agrigento e la Madonna delle lacrime. Di fronte a queste dichiarazioni non fa notizia la compostezza e lo stile con cui Ezechia Reale, assessore per pochi mesi, nel momento del commiato non strepita ma ringrazia chi ha lavorato con lui ricordando d’aver operato con l’obiettivo di dare un servizio alla collettività. La nuova giunta pare sarà più stabile anche in caso di piccoli cambi. Certo è che sembra essere finita la “fase imperiale” del governatore che in due anni ha cambiato più assessori che cravatte riuscendo nella straordinaria abilità di far convivere nelle diverse squadre e stanze dei bottoni “antichi profumi” Cuffariani e Lombardiani, con ventate di centro destra e spruzzate di pura fantasia. Restano ancora polemiche, per il caso della Lo Bello, uscita dalla porta girevole della giunta un paio di mesi fa e adesso rientrata, o in casa Udc i malumori nei confronti di Gianpiero D’Alia che ha scelto il capo di gabinetto dell’uscente Torrisi, Giovanni Pizzo come suo successore (per la vicenda del fallimento della clinica messinese Santa Rita, avvenuta durante la sua gestione), nonché in casa Art. 4 dove di deputati ce ne sono ben 11 e si aspettavano 2 assessori invece ne hanno avuto uno e per giunta scelto da Crocetta.

Ma se in Sicilia i sipari calano perché non ci sono più soldi, la teatralità ha trovato ampi palcoscenici tra Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans. Uno degli spettacoli che preferisco è quello della mozione di sfiducia. Gli attori conoscono il copione talmente alla perfezione da sembrare persino veri. La prima, il 29 ottobre 2013 è andata in scena così bene che si è deciso di replicare il 30 ottobre di quest’anno. La trama è questa: il M5S, insieme alla Destra di Musumeci ed a Forza Italia decidono, coerentemente con il ruolo dell’opposizione, di presentare la mozione di sfiducia. Destino e normativa vogliono che in caso di approvazione della sfiducia non vada a casa solo Crocetta ma tutta l’Ars e che alla prossima tornata i deputati non siano più 90 ma 70. Ecco che dopo che per DUE ANNI abbiamo sentito i deputati della maggioranza, soprattutto Pd proferire le peggiori accuse nei confronti del governo, dopo che per mesi ci hanno sfiancato con ultimatum, penultimatum, ultim ultim ultim atum, dopo vertici notturni, diurni, a Palermo, Roma, e in ogni luogo, dopo che la parola rimpasto è diventato un mantra, dopo che, se fossi stata in Crocetta avrei avuto timore a farmi offrire da alcuni alleati persino un caffè,, ebbene improvvisamente trionfa l’amore come nei romanzi di Liala. Persino nell’Udc arrabbiata con D’Alia, e in mezzo Art.4, (quindi, presumiamo Art.2) dove si annunciavano fuoco e fiamme, spunta l’arcobaleno, i fiori, le colombe e i baci Perugina.

Nell’ottobre del 2013 la prima della sfiducia andò in scena con 31 a favore e 46 contrari. Pochi giorni fa, la replica, si è conclusa con 37 a favore e 44 contrari. E la messinese Valetina Zafarana, M5S che ha tuonato: “Colleghi state votando anche questa sfiducia con il portafoglio in mano” è stata coperta dalle contestazioni. Non so cosa avessero in mano i deputati al momento del voto, ma una mano sulla coscienza ogni tanto potrebbero anche mettersela. O almeno ci risparmino gli spettacoli indecorosi di quella che è una farsa.

Quindi si, caro Fabio, quando ho letto la tua mail sono rimasta a lungo senza sapere cosa risponderti. Poi ho scritto: “Caro Fabio è colpa nostra che non sappiamo votare. E’ colpa mia. Ho votato Crocetta sperando nella rivoluzione e nella discontinuità. Votando lui però ho indirettamente votato quegli assessori che lui, D’Alia, Lupo, Lumia, Raciti, Genovese, Cardinale, Leanza, hanno messo in giunta, votando lui ho votato indirettamente Battiato, Zichichi, Stancheris, Scilabra, Fiumefreddo, Gerratana, quelli durati due mesi e quelli durati una settimana, quelli che non hanno idea di dove sia Messina e quelli che anche se ce l’hanno non importa lo stesso, ho votato indirettamente quel Pd che per la prima volta ha governato la Sicilia ma ha perso due anni senza fare niente, ho votato indirettamente quell’Udc che ha sempre governato in Sicilia e continuerà a farlo, ho votato la continuità con i metodi di Cuffaro e Lombardo. Caro Fabio se avessi saputo che finiva così probabilmente sarei stata dalla parte di quel 50% che non è andato a votare”.

Alla fine le parole le ho trovate.

Rosaria Brancato