Politica

Fera: “Sì al Ponte sullo Stretto, è necessario per l’alta velocità in Sicilia”

Giovedì scorso a Messina si è tenuta una manifestazione a sostegno di un documento che sotto forma di lettera aperta è stato inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del consiglio, ai presidenti di Camera e Senato e ai presidenti delle Regioni Sicilia e Calabria. La lettera rappresenta
una ben documentata ed articolata riflessione su come, a parere dei sottoscrittori, dovrebbero essere spesi gli 81 miliardi circa che dal Recovery fund sarebbero destinati al nostro Mezzogiorno. La lettera è stata sottoscritta da oltre 300 firmatari, in rappresentanza di associazioni, sindacati, ordini professionali, partiti politici e singoli aderenti.

Illustri assenti in questo elenco il Pd, la sinistra ed i 5Stelle. Eppure è da loro, dalle forze che in questo momento reggono il governo del paese, che penso debba venire una parola chiara sull’utilizzo delle risorse del Ricovery fund, perché il governo dovrà presentare un programma di utilizzo dei fondi stessi e la scadenza di ottobre è dietro l’angolo.

Dopo una serie di premesse, ben costruite e documentate da un punto di vista delle risorse a disposizione, e di una chiara analisi del futuro dei traffici commerciali nel Mediterraneo, il documento traccia quello che potrebbe essere, nello scenario sopra delineato, il ruolo della Sicilia al centro del Mediterraneo ed in particolare dell’Area dello Stretto, delle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria. Il documento poi, a partire da una valutazione globale delle risorse in campo (Mes compreso) opera una stima complessiva delle risorse disponibili per Sicilia e Calabria pari a 33,6 miliardi di euro, di cui 21,6 miliardi in infrastrutture e suggerisce che queste risorse vengano impegnate per superare il gap infrastrutturale fra Nord e Sud, indicando come obiettivo strategico l’inserimento a pieno titolo del nostro Mezzogiorno nel flusso dei traffici internazionali, agganciandosi ai grandi corridoi ferroviari, navali ed aerei che si stanno disegnando nel mondo (la Via della seta cinese) ed in Europa, primo fra tutti il vecchio corridoio intermodale Palermo – Berlino oggi sostituito con Helsinki – La Valletta.

Mi sento di condividere la proposta, nello spirito e nella sua articolazione, e sarebbe un errore fatale se queste risorse straordinarie dovessero servire, come alcuni ipotizzano, per fare le pulizie di primavera in casa, distribuendosi a pioggia come al solito per ragioni di consenso politico, completando qualche linea ferroviaria in Campania piuttosto che in Sicilia, o costruendo strade provinciali i cui benefici ricadranno su ridotte comunità locali.

“Ma che ponte e ponte, prima dobbiamo sistemare la rete stradale della Sicilia! È uno slogan che in questa occasione non funziona, primo perché non produrrebbe quel “balzo in avanti” di cui il nostro Mezzogiorno ha bisogno, secondo perché in questi anni il ponte non è stato comunque fatto e la rete stradale provinciale della Sicilia, a dispetto dei proclami, è rimasta un percorso di trekking. Fermo restando il fatto che si sia tutti d’accordo sul potenziare i porti e gli aeroporti e portare l’Alta velocità a Reggio Calabria (e soprattutto l’AC a Gioia Tauro) credo sia giunto una buona volta per sempre il momento di decidere se fare o non fare il benedetto Ponte sullo Stretto perché se lo si vuole fare, credo anch’io che questa sia l’ultima occasione.

Devo dire che il documento ha impostato in una maniera che ritengo corretta la questione, dichiarando con assoluta chiarezza che il problema non è costruire il ponte sullo Stretto ma, come aveva ben sottolineato proprio qui a Messina, qualche anno fa, un ministro del PD, Graziano
Delrio, è quello di portare l’AV. AC. fino a Palermo e Catania. Vista in questi termini la questione merita di essere discussa e chi scrive ha tenuto in questi anni una posizione contraria alla realizzazione del ponte. Ma si sa, solo i cretini non cambiano idea.

Stiamo parlando di due condizioni di contesto molto diverse. Alcuni anni fa l’obiettivo era realizzare un ponte su cui fare transitare una quantità enorme di tir che avrebbero risparmiato un’ora su un percorso fra Palermo e Berlino che ne richiede almeno 20; incondivisibile anche perché si puntava ancora una volta sul traffico gommato, che significa inquinamento ambientale ed insicurezza sulle strade ed autostrade. Oggi la questione è profondamente diversa. Oggi si tratta di ridurre i tempi di percorrenza in treno fra Palermo e Roma dalle attuali 10-11 ore a poco più di 5. Ne vale la pena? Direi proprio di sì dal momento che il trasporto su ferro sembra essere la modalità di spostamento del futuro, competitiva per alcune distanze con il trasporto aereo; il treno, inoltre, rappresenta sempre più un vettore privilegiato per il trasporto commerciale, all’interno dei corridoi internazionali di cui abbiamo detto e l’alta Capacità dovrà consentire il transito di treni monstre fino ed oltre 1 km di lunghezza. Non solo, ma la realizzazione del corridoio europeo renderebbe i porti della Sicilia più competivi; oggi la loro insularità, nella più rosea delle ipotesi, li condanna ad essere, rispetto agli gli enormi traffici container provenienti da Oriente, solo dei porti di transhipment, con scarse ricadute nel territorio. Cosa ben diversa è poter fare partire da Catania o Palermo i container in ferrovia diretti a Berlino o Helsinki.

Perché tutto ciò sia possibile, la si metta come si vuole, occorre un attraversamento stabile sullo Stretto di Messina, che sia Ponte, tunnel o tunnel galleggiante. Credo sia arrivato il momento, per il PD e l’intera sinistra di dire una parola chiara, se si è d’accordo o meno con lo scenario appena descritto dal momento che all’interno del partito sembra vi siano posizioni diverse, più o meno possibiliste.

Nella seconda ipotesi, se non si è d’accordo, posizione assolutamente legittima, un partito che governa il paese ha il dovere assoluto di dire quali sono le alternative a questo scenario. Rafforzare realmente e non a chiacchiere il trasporto pubblico sullo Stretto? Contrastare il monopolio privato che ha imposto tariffe che, per un braccio di mare di tre chilometri, sono vergognose? Praticare una politica diversa sul trasporto aereo applicando anche alla Sicilia il principio della continuità territoriale attraverso tariffe che, soprattutto nei periodi di festa, non si presentino come delle rapine legalizzate? Potenziare decisamente, in conseguenza, gli aeroporti dell’isola e magari realizzarne di nuovi? Rafforzare le autostrade del mare? Portare comunque l’AV.AC. in Calabria forzando in questo senso la posizione delle Ferrovie dello Stato?

Altre ipotesi potrebbero farsi avanti e comunque resta il fatto che, anche in questo caso necessitano programmi ed infrastrutture da realizzare con il Recovery fund, adesso e non dopo. Ciò che non è possibile è sentire ancora una valanga di chiacchiere su ipotesi alternative che non vengono mai realizzate e condannare la Sicilia all’isolamento. Il Pd ed il governo a cui ha dato il suo sostegno devono sapere che l’unica cosa che non possono fare è non decidere ancora una volta; se si è contrari alla realizzazione dell’alta velocità fino in Sicilia, nei termini delineati dal documento, occorre dire quali sono le strategie alternative.

In questo senso un ruolo fondamentale dovranno svolgere il PD regionale e quello provinciale messinese che, recentemente, dopo anni di disastrosi commissariamenti, sembra uscito dal coma per intraprendere la strada della riorganizzazione, eleggendo gli organismi statutari ed il nuovo segretario politico. Come da più tempo andiamo proponendo come “Laboratorio democratico”, crediamo sia giunto il momento, avendo messo in ordine la casa, di iniziare a delineare strategie politiche e proposte per lo sviluppo della città metropolitana e dell’area dello Stretto, proposte che abbiamo fissato nero su bianco in un libretto distribuito all’interno del PD in occasione del recente congresso provinciale. Fra i tanti temi suggeriti, credo che le strategie per l’utilizzo del Recovery fund e delle altre eventuali risorse che dovessero venire, sia un tema di primaria importanza e tocca alle realtà locali aprire un dialogo fermo e serrato con la segreteria nazionale del partito ed il governo per dire con chiarezza cosa pensano sia più utile per lo sviluppo di Messina, della Sicilia e dell’intero Mezzogiorno.

Giuseppe Fera