Fatta luce sul tentato omicidio della guardia giurata Giorgianni

Devono rispondere di tentato omicidio Rosario Verdura e Antonio Cardia. I due stati fermati stamattina come presunti autori del tentato omicidio commesso il 10 febbraio a Spadafora, nel corso del quale rimase ucciso il messinese Domenico Santapaola. Gli investigatori hanno così fatto luce su quella spedizione punitiva finita nel sangue. La vittima designata era Francesco Giorgianni, ex guardia giurata, che quella sera intorno alle 20.30 insieme al fratello stava raggiungendo l’auto parcheggiata in via Acquavena, una stradina vicina alla via Nazionale, quando fu raggiunto dal commando che voleva ucciderlo. Iniziarono a sparare, ma Giorgianni rispose al fuoco ferendo mortalmente uno degli aggressori. Domenico Santapaola 36 anni, di Minissale, con diversi precedenti penali, morì sul colpo mentre gli altri tre componenti del gruppo di fuoco erano riusciti a fuggire. Subito erano scattate le indagini dei Carabinieri che già dopo poche ore avevano messo al loro posto i primi tasselli della vicenda. Per Francesco Giorgianni non era scattato alcun provvedimento restrittivo. Nei suoi confronti la Procura ha infatti ipotizzato la legittima difesa.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, la sera del 10 febbraio, proprio Antonino Cardia avrebbe portato il gruppo di fuoco con la propria auto in via Acquavena a Spadafora e qui Rosario Verdura e Domenico Santapaola, insieme ad altre persone al momento non individuate, sarebbero scesi dall’auto e dirette verso Francesco Giorgianni e il fratello Davide hanno esploso alcuni colpi di arma da fuoco. Ma la reazione di Francesco Giorgianni, che aveva con se la pistola in dotazione, ha colto alla sprovvista i componenti del comando e la risposta agli spari della gaurdia giurati ha provocato la morte di Domenico Santapaola.
Anche grazie all’ausilio tecnico delle indagini del Ris, gli investigatori ritengono che l’agguato organizzato nei confronti dei fratelli Giorgianni abbia a che fare con l’incidente stradale verificatosi nell’agosto 2011, nel quale persero la vita una donna e un bambino: Giovanna De Salvo e il piccolo Andrea, moglie e figlio di Fortunato D’Arrigo, cugino di Rosario Verdura. Quest’ultimo avrebbe addebitato alla guida imprudente di Davide Giorgianni, la causa dell’incidente mortale lungo il viadotto della A20. Verdura dopo aver minacciato anche picchiato in alcuni episodi i fratelli Giorgianni, che hanno denunciato puntualmente quanto accaduto, avrebbe deciso di “regolare i conti”. Avrebbe chiesto il supporto di altri soggetti e la sera del 10 febbraio avrebbero dovuto chiudere la questione. (S.A.)