Gamba e Nordio nel segno della musica colta

Gamba e Nordio nel segno della musica colta

giovanni francio

Gamba e Nordio nel segno della musica colta

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mercoledì 25 Ottobre 2017 - 06:31

Raffinata esecuzione dei due musicisti per il concerto d'inaugurazione della nuova stagione concertistica firmata Filarmonica Laudamo

Anche quest’anno la Filarmonica Laudamo ha scelto, per inaugurare la stagione musicale, un concerto di musica da camera “colta”, alcune sonate per violino e pianoforte non proprio fra le più popolari, ma di indubbio interesse e valore artistico. Domenica, al Palacultura, i bravissimi esecutori, Domenico Nordio al violino e Filippo Gamba al pianoforte, hanno interpretato magistralmente la Sonata in la magg. N. 1 op. 13 di Gabriel Faurè, la Sonata in sol min. di Claude Debussy e, nella seconda parte del concerto, la Sonata n. 2 in re min. op. 121, “Grosse Sonate” di Robert Schumann.

La Sonata di Faurè, suddivisa in quattro movimenti: “Allegro molto”, “Andante”, “Scherzo: Allegro vivo”, “Finale: Allegro quasi presto”, è una composizione tipica della poetica musicale tardo romantica del musicista francese, ricca di temi melodici, senza troppe elaborazioni armoniche o contrappuntistiche, comunque gradevole all’ascolto. Di particolare bellezza l’”Andante”, un cantabile di lirica ispirazione. La Sonata in sol min. è l’ultima opera di Claude Debussy, composta appena un anno prima della sua morte. Debussy, ormai abbattuto dalla malattia ma anche dalla grande guerra, concluse la sonata nella primavera del 1917, ed eseguì egli stesso la composizione nell’ultima sua apparizione pubblica. Nei movimenti: “Allegro vivo”, “Intermede: Fantasque et lèger”, “Finale: Tres animè” la sonata sembra tuttavia non risentire del tragico momento di vita del musicista, trasudando brillantezza e vitalità in ogni movimento. Lo stesso Debussy, a proposito della sonata, scrisse: “…Per una contraddizione del tutto umana, essa sprigiona movimento e allegria. Diffidate d’ora in avanti delle opere che paiono librarsi al settimo cielo, spesso sono imputridite nelle tenebre di una mente in pena”. La leggerezza che caratterizza la sonata, la sua completa libertà nella forma, il cromatismo, l’abbandono continuo dei registri tonali per poi riprenderli, sono tutti elementi che ci ricordano quanto la musica del novecento sia debitrice a Debussy. La “Grosse Sonate” di Schumann, nei movimenti: “Ziemlich langsam. Lebhaft” (piuttosto lento, vivace), “Sehr lebhaft”, (molto vivace) “Leise, einfach”, (piano, semplice), “Bewegt” (agitato) è la composizione che ha riempito tutta la seconda parte del concerto. È una sonata nella quale il musicista tedesco ha profuso tutto il suo impegno, molto ambiziosa, a carattere concertante, che ha come modello le grandi sonate di Beethoven, principale musicista di riferimento nella musica da camera di Schumann. Dopo un primo movimento di eccezionale lunghezza, ben costruito ma tuttavia privo di particolare originalità, lo Scherzo seguente è ricco di energia, ma la pagina più riuscita è sicuramente il terzo movimento, che trae spunto da un corale di Bach “Gelobet seist du, Jesu Christi”, il cui tema viene fatto oggetto di variazioni serene e espressive, ove ritroviamo lo Schumann più ispirato. Abbastanza convenzionale invece il Finale.

Praticamente perfetta l’esecuzione dei due musicisti, eccezionale affiatamento, nitidezza del suono, capacità interpretativa, sicurezza e disinvoltura assoluta nell’esecuzione: due interpreti che saremmo davvero lieti di riascoltare, magari nell’esecuzione di sonate più amate dal pubblico. Molto applauditi, i due artisti hanno suonato ancora Schumann come bis, una romanza per violino e pianoforte.

Giovanni Franciò

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