La controversa storia dei contratti derivati sottoscritti dal Comune torna in Procura

La controversa storia dei contratti derivati sottoscritti dal Comune di Messina finisce, anzi torna in Procura. A depositare un esposto al pm Sebastiano Ardita è stato, lo scorso giugno, il sindaco Renato Accorinti. L’obiettivo è di far riaprire l’indagine sul crack della finanza derivata chiusa con un’archiviazione (vedi correlati).

La notizia dell’esposto in Procura si è appresa solo oggi, nel corso della conferenza stampa convocata a Palazzo Zanca per fare chiarezza su come siano stati utilizzati dall’ente gli strumenti di finanza derivata, su cui è stata redatta una relazione dettagliata, allegata al piano di riequilibrio (VEDI CORRELATO). A firmarla l'esperto comunale a titolo gratuito in materia di prodotti, strumenti e servizi finanziari, Giuseppe Cannizzaro, che stamattina ne ha illustrato i dati più significativi insieme al sindaco, Renato Accorinti; al vicesindaco ed assessore al Bilancio Guido Signorino, che è poi dovuto correre in I commissione ; al legale del Comune, Nino Parisi; ed al consulente di fiducia dell'avv. Parisi, Elio Conti Nibali, che è anche uno dei soci fondatori dell’associazione nata a sostegno dell’amministrazione, "Indietrononsitorna".

Nel corso dell’incontro con i giornalisti è stata posto l’accento sull’elevata rischiosità dei contratti derivati sottoscritti dal Comune fin dal 28 maggio 2003. Cannizzaro ha evidenziato che gli effetti di tali contratti, in controtendenza ad un iniziale introito per le casse comunali, hanno via via rappresentato un danno economico rilevante, di circa 25 milioni di euro.

Il Comune, fin dalla data di sottoscrizione del primo contratto, nel 2003, non aveva alcun rischio relativo ad innalzamento del tasso euribor – ha evidenziato Cannizzaro perché tutto il suo debito era a tasso fisso. Il cosiddetto rischio tassi è stato invece importato all'interno della sfera giuridica del Comune da questi contratti, che avevano natura essenzialmente speculativa»

Cannizzaro ha ribadito in conferenza stampa quanto messo nero su bianco nella relazione allegata al Piano di riequilibrio: «Le banche, che insieme svolgevano il ruolo di consulente e controparte, hanno consigliato vere e proprie scommesse, con finalità diametralmente opposte alle funzioni di copertura, uniche ammissibili per un Ente pubblico”.

A causa dei contratti derivati, il Comune si ritrova adesso con un passivo esorbitante: “Questoha aggiunto l'esperto – e' stato determinato dallo squilibrio strutturale dell'alea dei contratti, dagli effetti degli up front, dagli enormi aggravi dei costi dovuti alle continue ristrutturazioni intervenute»

Secondo Cannizzaro « la cosa ancor più grave è che le ultime due maggiori operazioni, sottoscritte nel giugno 2007, presentate dagli istituti di credito come interest rate swap, in realtà non possono essere definite tali, in quanto strutturate per produrre flussi negativi per il Comune in qualsiasi scenario ipotizzabile».

L’ente, in pratica, non aveva alcuna possibilità di trarre alcun vantaggio dalla sottoscrizione di quei contratti, che significavano perdita sicura. (DLT)