Alla Laudamo “Amaro ma non troppo” di Patrizia Baluci

“Amaro ma non troppo” ha per sottotitolo “L’insolita storia di Anna Pellegrino in arte Dolcelatte” ed è scritto, diretto e interpretato da Patrizia Baluci. Con lei in scena ci saranno Alessandro Monteleone, Giovanni Smiroldo e Raimondo Broccio. È la storia di una donna, Anna Pellegrino che, dopo la dissoluzione del mondo in cui viveva, la perdita della casa di periferia e della famiglia e quindi anche del ruolo che aveva all’interno di queste, diviene un’insolita prostituta; non come scelta di ripiego o costretta dal bisogno, ma in seguito all’incontro fortuito con un altrettanto insolito personaggio, Amedeo. La singolarità della nuova vita è il legame simbolico, ma anche surreale e grottesco tra l’intrattenimento sessuale e l’altro, preliminare, di offerta di una estrosa cena. Quest’ultima è anzi il momento centrale degli incontri, quasi un rituale in cui il tempo e lo spazio dedicati sono alterati; una camera da letto e un salotto minuscoli, contrapposti a una immensa cucina e a una dispensa abnorme. L’altro elemento che caratterizza la nuova esistenza e la gratificazione che Anna Pellegrino ne ricava, sia da parte dei clienti, che da Amedeo, è paradossalmente la gratificazione del raggiungimento, attraverso la strana e assurda convivenza , di un elevato status sociale.

“Scartata l’idea, in questo mio progetto, di fare riferimenti a escort, veline, tema troppo trito e sbandierato fino alla nausea da giornali e televisione – ha dichiarato la Baluci – mi son chiesta piuttosto come mai questo mestiere atavico, con tutto lo squallore e il fascino che lo accompagnano, abbia sedotto artisti come Fellini (Le notti di Cabiria), Pasolini (Mamma Roma), Buňuel (Belle de jour), si ritrovi in opere come Casco d’oro, Pretty woman, Lulù di Wedekind, fino alla Traviata di Giuseppe Verdi. È che nella realtà in cui oggi siamo, barbara, seppur omologata, globalizzata, e che sembra essere così differente da quei tempi, le dinamiche che sottendono le regole ancestrali del potere “sessuale” tra uomo e donna, e quindi anche della prostituzione, pur se modificate da un mutamento antropologico, sociale e politico, sono in qualche modo orientate da una sorta di immutabile stella polare che ne governa i movimenti – ha concluso la regista”.